La Farnesina di Andrea Di Robilant

La Farnesina La Farnesina Sul risarcimento dei danni non accettiamo minacce ROMA. Il governo Andreolti, preso in contropiede dall'arrivo sulla «Garnata» di più di 800 libici senza visto, ha deciso di non permettere lo sbarco. I passeggeri, molti dei quali sono familiari di deportati scomparsi in Italia durante il periodo coloniale, sono arrivati per celebrare una giornata di lutto e visitare i luoghi dove molti loro parenti sono morti. Dovevano unirsi agli altri 170 connazionali che sono arrivati in aereo l'altro ieri, con visto regolare. La Farnesina ha detto ieri che era completamente all'oscuro dell'arrivo della nave. «Non ci aspettavamo proprio un'azione del genere — ha detto un portavoce —. Tanto più che avevamo dato ' tutta la nostra disponibilità per facilitare l'arrivo della delegazione venuta in aereo». L'episodio della «Garnata» viene a complicare i rapporti tra l'Italia e la Libia proprio nel momento in cui si avviano alla conclusione i lavori della commissione mista per identificare tutti i deportali e individuare i luoghi dove furono sepolti. Secondo la Farnesina, furono cir- ' e i l l a ) j ca 3 mila i libici a scontare pene j in Italia, alcuni per crimini pcI litici e altri per crimini comuni. L'arrivo della «Garnata» j coincide anche con il tentativo I di riaprire un contenzioso che ; l'Italia considera chiuso da i tempo. L'ambasciatore libico a ' Roma, Abdul Rahman Shalgam, I ha infatti sollevato ieri la Spi> nosa questione degli indennizzi i dell'Italia alla Libia. Il governo italiano ha sempre sostenuto ! che la questione fu risolta nel 1 1956, quando l'Italia verso 4,8 miliardi a re Idriss. E ieri il mi; nistro degli Esteri Di; Michelis ha ribadito con fermezza questa linea: «La nostra posizione ! sui danni di guerra è già nota ha detto —, Non cederemo ad ; alcuna minacciai'. Ma l'ambasciatore Shalgam ha ribattuto che il pagamento del 1956 «riguardava aiuti e non indennizzi». Si e detto tuttavia fiducioso che la questione non nuocerà ai rapporti tra i due Paesi. «I problemi si risolvono a livello politico - ha detto — e noi vogliamo sederci insieme attorno a un tavolo». Ma i toni aspri, quasi incendiari, usati in questi giorni dal settimanale Mnrciu verde, organo dei comitati rivoluzionari libici, non aiutano a migliorare il clima tra i due Paesi. Ulteriore tensione è nata dopo le manifestazioni di ieri davanti all'ambasciata italiana a Tripoli. L'ambasciatore Shalgam ha cercato di sdrammatizzare, sostenendo che non bisogna dare troppa importanza a queste manifestazioni "Cosi parlano i giovani rivoluzionari ha detto —. Non bisogna sopravvalutare episodi del genere. Dobbiamo trovar^ la maniera di discutere». Ma le prospettive di un dialogo .-.ercno non sono buone Michele Achilli, presidente della commissione Esteri del Senato e vice presidente dell'Associazione Italia Libia, ha definito l'arrivo a sorpresa della «Garnata» un gesto ostile che va condannato «Questo fatto ha aggiunto — contrasta con lo spirito amichevole con cui si trailo condotti i colloqui sulle richieste legittime dei libici la sorte di molti deportati, e l'ubicazione delle mine lasciate nei campi in Libia. L'Italia, del resto, non può certo dimenticare le proprie responsabilità». Ma il senatore Achilli ha ribadito che non si può pretendere di riaprire la questioni; degli indennizzi. «11 governo libico era perfettamente al corrente di questo. Non si capiscono allora tutte queste insistenze visto che si tratta di un capitolo chiuso. D'altra parte non si possono riaprire contenziosi di questo tipo ogni tre mesi».. Andrea di Robilant

Persone citate: Abdul Rahman, Achilli, Michele Achilli, Michelis, Shalgam