Con il fascino di Marlene _

Con il fascino di Marlene _ Valentino si rinnova nelle sfilate parigine del prèt-à-porter per la primavera-estate Con il fascino di Marlene _ Femminile e sicura la donna Anni 90 PARIGI. Valentino cambia e resta se stesso. Inizia il suo undicesimo anno di fortunato rapporto fra creatività e industria con il Gruppo Finanziario Tessile di Torino, con l'immagine d'una donna che approfittando della primavera-estate, sceglie la più fluida delle morbidezze per volare moderna, disinvolta e agile incontro agli Anni Novanta. E' la leggerezza delle sete trasparenti, il gesto noncurante che annoda su un fianco i parei lunghi alla caviglia, il volume in asimmetria e drappeggio a contare più degli orli: la gonna a fiorellini minuti con il giacchino lilla o verde, la camicetta ingenua di altra tinta viva, uguale alla paglia da collegiale, nasconde le gambe; ma il tailleur bianco, gonna bicolore a petalo, bustino ricamato di fiori coloratissimi, giacca breve, è ultra corto. Valentino pensa al fascino della mai dimenticata Marlene Dietrich per i suoi pantaloni abbondanti, sceglie marron sontuosi o stampati a frutta e fiori che i gioielli appesi sulle maniche delle giacche riprendono in smalto, topazi, diamanti, ananas, pere ciliege. E converte al blu notte le sue famose «petitcs robes noires». Sono abiti a matita, corti, facili allo sguardo e complessi alla nascita, con l'intrecciato drappeggio che fascia e sottolinea la vita, il ciuffo asimmetrico di uno sciolto drappeggio laterale, un leggerissimo pannello di velo che nasce da un accenno di vita alta. Nell'enfasi della morbidezza e delle mescolanze impreviste, Valentino compone una sera ilare, d'una grazia pittorica sottile o d'una corposa sontuosità popolaresca: sono i fiori dei fondali nei quadri di Klimt ad animare le gonne in seta per le piccole casacche plissé a corteccia d'albero, in toni boscosi e gli sgargianti colori, i disegni floreali «rubati» alle vesti delle contadine ucraine a convertire in una festa campestre i sontuosi abiti da sera della piena estate. Fresca e fantasiosa misura anche da Christian Lacroix. Riunendo in un'unica fluviale sfilata — molti modelli sono realizzati in duplice versione con tessuti diversi — i quaranta capi della collezione Luxc e i novanta di quella prèt-à-porter, Lacroix è riuscito a farci sentire che lo spirito italiano del Gruppo Genny l'ha ormai raggiunto. Costante spigliatezza, ricca e semplice. Sahariana o blazer, giaccone o corta redingote, la giacca è sempre minuta da Christian Lacroix, ma ben spallata. E spesso si unisce a short di tutto riposo o a allegri bermuda in broccato estivo, talora a gonne plissé in scozzese: il gioco sottile dei contrasti di tessuto, gabardine o ottoman, cotone o organza, lino o tela, incontra la festa dei colori vivi e intensi, dei disegni pied-depoule, cinetici o naif, opposti ad una tinta base, il blu o un bel marron cioccolato. Lacroix non ha certo dimenticato le tuniche in lino a stampa provenzale, qualche fiore ripassato dal ricamo, le gonne bloomer in picchè verde a pois neri e arancio e la brassiòrc in crèpe stampata patchwork, i pantaloni da harem o le maniche a palloncino nelle bluse, i fiori di campo ricamati in rosa e turchese sulle falde delle giacche o sulle tasche degli abiti trapezio. Ma è restata la fantasia ed è scomparso l'eccesso di costume. Sono incantevoli i piccoli capi estivi in maglia e organza, usate in toni uniti, pistacchio e vaniglia, soprattutto blu e zucchero bruciato: abiti corti, pelo, radigan, camicette, semplici, ingenui e rigorosi. Dopo tante Veneri callipigie, cioè accarezzate dai più conturbanti drappeggi per evidenziare le rotondità oltre l'arco delle reni, viste in passerella la scorsa estate, a Parigi è adesso arrivata per la bella stagione degli Anni Novanta, la Diana cacciatricc, che, per essere libera con faretra e frecce, di coprirsi il seno si curava pochissi ino. Ci ha pensato nella collezione con il suo nome Karl Lagerfeld, che per Chanci invece scorcia all'inverosimile short e bermu' da, minigonne in crèpe di coto! ne, sottolineandone taglio e orli di bianco su nero. Gambe in vista, in calze nere, opache e lo short si porta in città, di seta sotto una giacca in tweed, in tela, anche quella molto scorciata. Proprio come i famosi cardigan di Coce, ancora in tweed e di colori celestiali ma da portare, regola assoluta, su una gonna corta, arrotolata a petalo o drappeggiata in georgette, più lieve d'un velo. Karl Lagerfeld invita al massimo di libertà e si diverte. Allora una giacca lunga e avvitata in color corallo, i davanti sfondati come una marsina, può fare a meno di tutto, non delle calze e sull'abito di chiffon c'è a smitizzarlo una maglietta da ciclista. E chi non ricorda le colonne tortili a cui si appoggiavano per la foto le divine degli Anni Trenta? I drappeggi alla greca di quelle colonne ricompaiono adesso in questi abiti blu o bianchi, corti, ma con una specie di strascico, enegli abiti camicia in georgette in pastello acido. La sposa in chiusura di sfilata? E' stata dimenticata per un esercito di donne bianche, tut tele quaranta indossatrici in passerella. Abiti, pigiama, gonne di pizzo, mini, culotte, short in satin, cardigan in tweed crema, bottoni d'oro e fili di perle hanno sostituito la classica passamaneria. Lucia Sollazzo / ^n moc*e"0 ^' Valentino: giacca a quadretti e gonna in seta annodata a pareo

Persone citate: Christian Lacroix, Karl Lagerfeld, Klimt, Lacroix, Lucia Sollazzo, Marlene Dietrich

Luoghi citati: Parigi, Torino