Marcia libica su Roma

Marcia libica su Roma Minacce da Tripoli: risarciteci per la guerra o la pagherete Marcia libica su Roma In mille a visitare i «lager coloniali» ROMA DALLA REDAZIONE Mentre la Libia alza di nuovo la voce contro l'Italia, reclamando «risarcimenti per l'occupazione coloniale» e minacciando «una guerra santa di vendetta», 250 cittadini libici, rappresentanti dei Comitati popolari e delle famiglie dei deportati nel periodo coloniale, sono giunti ieri in aereo a Roma. Domani si recheranno a Ustica per visitare il locale cimitero dove giacciono i resti di un gruppo di connazionali. E al ritorno a Roma prenderanno parte a una manifestazione alla moschea e a un convegno intitolato al «giorno di lutto per i deportati in Italia». Altri ottocento libici arriveranno questa mattina a Napoli sulla motonave «Garnala» e si trasferiranno a Roma per unirsi ai connazionali nella manife stazione. Il loro arrivo ò avvenuto «in concordanza con il ministero degli Esteri italiano», come ha precisato l'ambasciata libica a Roma, che ha facilitato la concessione dei «visti» e il soggiorno. La Libia celebrerà domani la giornata di lutto per «le atrocità» di cui sono accusati gli italiani durante il periodo dell'occupazione coloniale, attuando un completo blocco dei collegamenti aerei e organizzando preghiere nelle moschee. A lanciare la bordata è stato il settimanale «Marcia verde», periodico dei Comitati rivoluzionari libici, l'ala oltranzista del regime di Gheddafi. In sintesi, minaccia il giornale, se il governo di Roma non risarcirà la Libia dei danni e delle atrocità subite, «per i libici non ci sarà altra scelta che dichiarare guerra all'Italia per prendersi la vendetta con la forza e il sangue di tutti gli italiani diventerà un bersaglio legittimo». Il settimanale sostiene che il governo italiano «non può più evitare di prendere una decisione: o riconosce i crimini che ha commesso in un periodo della sua storia o nega tutto questo e rifiuta di sottomettersi alla punizione». E in questo caso, i rivoluzionari libici minacciano di trasformare il nostro Paese «nel campo di battaglia di una guerra santa di vendetta» perché «gli interessi italiani sia in Libia sia sul suo stesso territorio vedranno le azioni di vendetta dei figli, dei nipoti, delle famiglie dei deportati». La Farnesina ha accolto questa bordata sdrammatizzandone la portata reale. «Minacce di questo tipo ci arrivano in occasione di qualsiasi ricorrenza sul periodo dell'occupazione coloniale. Provengono da un giornale, non dalle autorità libiche. E quindi prendiamole per quello che valgono». Sul problema di fondo, al ministero degli Esteri ricordano che l'Italia considera chiuso il problema del pagamento dei danni di guerra dopo l'accordo con il passato regime di re ldriss.

Persone citate: Gheddafi