Il nuovo processo nel caos di Francesco La Licata

Il nuovo processo nel caos Ma dove è stato possibile applicarlo, il codice Vassalli ha funzionato Il nuovo processo nel caos Mancano aule, magistrati e cancellieri ROMA. Non è stato un inizio trionfale. Il primo giorno del nuovo codice, a leggere i «bollettini» che giungono da più parti d'Italia, se n'è andato lasciando tutti un po' confusi e smarriti. Nessuno può parlaredi grande successo, ma sarebbe sbagliato definire l'esordio una «Caporetto». Forse è andata come era consentito dallo stalo precedente della Giustizia. Certo, si può provare sconcerto di fronte alle notizie di imperdonabili disfunzioni strutturali, carenza di locali, di cancellieri, di magistrati; ma un certo ottimismo è d'obbligo quando si legge che a Torino un sacerdote imputato di atti di libidine, grazie alla nuova norma del «patteggiamento», è stato giudicato e condannato in meno di mezz'ora e sette minuti di camera di consiglio. Si è concluso così rapidamente un processo che prevedeva tre gradi di giudizio, l'escussione di 18 testi, gli interrogatori di imputato e parti lese e chissà quante udienze. Lo stesso è accaduto a Cagliari, dove in cinquanta minuti si è esaurito un procedimento per rapina. Le difficoltà principali, che si oppongono al decollo del nuovo processo, sembrano provocate dall'assoluta carenza di personale e di sedi adeguate, come dimostra quanto è accaduto a Napoli, dove i magistrati (pochi perché gli incaricati sono 14 sui 23 previsti) hanno dovuto adattarsi in due locali di fortuna dato che la sede era ancora in fase di ristrutturazione. A Ottaviano la pretura è rimasta chiusa. Stessi problemi in moltissime città: Venezia, Bologna, Terni, Milano e Firenze, dove gli uffici sono stati istituiti ma in zone diverse, molto distanti tra di loro. Questo ha provocato le proteste degli avvocati che minacciano lo sciopero. Unica città a non aver avuto problemi di locali, Genova. Peggio è andata in Calabria e in Sicilia. A Locri per errore sono arrivati i nuovi moduli che erano destinati ad Aosta; intoppi, dunque, nella registrazione dei processi. A Catanzaro e a Reggio Calabria, specchio fedele dello stato in cui versava la Giustizia anche prima, i Gip (giudici per le indagini preliminari) incaricati sono in numero insufficiente. A Rossano, nel Cosentino, la situazione si è aggravata per lo sciopero degli avvocati. Neanche Milano è sfuggita alle carenze: non è scomparso, in tante aule, il cancelliere amanuense. Microfoni e registratori sono rimasti inutilizzabili. A Palermo il giudice Di Lello non ha potuto cominciare la nuova attività di Gip perché non gli è ancora arrivata la nomina dal ministero. E' la sede dove Ugo Saito, procuratore presso la pretura, ha confessato ai cronisti che «la situazione e disastrosa». C'è stato, però, anche chi, di fronte alle difficoltà, ha reagito con l'ottimismo. «Questo dice il procuratore generale di Campobasso - accrescerà il nostro impegno, perche vogliamo che il codice abbia tutto il successo che merita». Il panorama si chiude con una notizia che riguarda Roma e la dice lunga su quelli che sono i problemi degli organici dei magistrati: è allo studio una legge che consenta ai giudici di rimanere in servizio oltre i scttant'anni. Francesco La Licata

Persone citate: Cosentino, Di Lello, Ugo Saito