Maradona non fuma il calumet

Maradona non fuma il calumet Le dichiarazioni distensive dell'Inter non sono state raccolte dal leader del Napoli Maradona non fuma il calumet «Parlano dì pace quelli che fanno la guerra» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Ieri, vigilia di Napoli-Inter, gli attori principali, o annunciati in scena come tali, hanno fatto tutto il giusto perché oggi scoppi la pace: hanno cioè parlato di guerra. Il presupposto di una esorcizzazione è la demonizzazione: però aperta, solenne, ufficiale. Come appunto ieri, con l'uso dell'ultimo scontro, quello che a San Siro il 28 maggio consegnò (2-i, gol decisivo di Matthaeus a 6' dalla fine su punizione fatta ripetere da Agnolin) lo scudetto '89 all'Inter, e che fu mischia anche volgare. Ieri Maradona ha rilasciato dichiarazioni canonicamente definibili di fuoco, peraltro in sintonia con tutto il copione precedente. Trapattoni — alla sola televisione di Stato, perché si è negato alla stampa scritta: «Poi magari vengo frainteso» — le ha liquidate seccamente: «Lui è furbo, io non sto al gioco delle provocazioni, che in campo possono far nascere brutte cose». Trapattoni, ieri, è parso teso, quasi duro. Non ha dato la formazione, non ha accettato una pur sommaria disamina dei temi di oggi, che pure sono numerosi e cattivanti. Cosa ha detto Maradona? A Soccavo, dopo un'oretta di giochi vari con la figlia Dalmita (niente allenamento, come anche Alemao, per pura precauzione), in un caldo feroce, innaturale, ha detto, riferendosi agli ultimi messaggi di pace giunti da Milano, compreso quello televisivo di Serena ieri l'altro sera: «Parlano di pace quelli che fanno la guerra, il discorso non mi riguarda, lo vado in campo a giocare, non a combattere. Amo il calcio, rispetto tutti i calciatori». Discorso un po' criptoesoterico, compreso quel che segue: «Amo chi, coerente, vuole sempre la guerra o vuole sempre la pace. Noi siamo per la pace, chi di noi ha mai fatto la guerra? Il Napoli vuol vincere la partita con la palla, non con lo parole o con le famiglie. Dico a quelli dell'Inter di lasciare fuori del campo le fami¬ glie. A San Siro, quella volta, non tutti si comportarono male, ma qualcuno si. Berti non doveva dire certe cose, non c'è bisogno in campo di parlare così per vincere». Riferimento, pare, a insulti pesanti rivolti alle persone care di Diego e di altri del Napoli. Maradona ieri è stato sfrucugliato assai perché parlasse, con domande da nuovo processo penale. Ad un certo punto ha detto: «Non capisco chi sceglie la guerra a S. Siro, la pace al S. Paolo». La figlioletta è intervenuta: «Fai pace, papà?». Risate, e un altro Maradona: «Se battiamo l'Inter prendiamo tre punti di vantaggio e possiamo volare verso lo scudetto. All'Inter l'anno scorso per cominciare questo volo bastò un pari qui. Ci può, ci deve aiutare il pubblico. A San Siro la gente diede molto all'Inter». Poi arte varia. «La Juve? Era la squadra da battere quando arrivai in Italia, il Napoli ne ha chiuso il ciclo, adesso la squadra da battere, la squadra su cui fare la corsa, è il Milan». E l'Inter? «Il Milan, che ha Berlusconi, un fenomeno. Uno che dà molto al calcio, con le sue idee, e che qualcuno, piccino, non vuole accettare». Ma l'Inter... «Ammiro Trapattoni, che ha vinto a Milano dopo avere vinto a Torino con la Juve. Non l'ho invitato al mio matrimonio perché lo ammiro ma non lo conosco, tutto qui. Ho invitato Sacchi, che stimo e conosco». Gli arbitri. «Siamo tutti di passaggio, Magni, Agnolin, io... Il calcio resta. Gli arbitri devono agire in un certo modo per salvare il calcio, non per salvare Maradona dalle botte». Per Longhi, oggi, e per la storia. Ha ritirato ieri un'altra Mercedes. Sedendosi al volante per andare a mangiare a casa prima di intanarsi nel ritiro di Soccavo, ha detto: «Ho perso sette chili, sono pronto a prendere in mano il Napoli». Maradona ha lavorato bene, ieri, con queste dichiarazioni. Secondo noi c'è stata la giusta dose di polemica guerriera, di astuzia diplomatica. E c'è stata anche la presa di possesso della battuta «anti», esterna, dopo una settimana in cui il Napoli aveva praticato il teatro per linee interne, con le polemiche di Carnevale, di Carnea, e gli «a parte» dello stesso Maradona. Dell'Inter diciamo a parte, comunque pensiamo che ai nerazzurri Diego abbia offerto un difficile calumet della pace, con fumo che fa tossire. Bigon («Basta con le polemiche, parli il gioco») ha ufficializzato Corradini per Francini, con Baroni libero al posto di Renica. Su Klinsmann Corradini, e Ferrara pronto se entrasse Serena. Sono ancora da vendere circa cinquemila biglietti delle tribune laterali, a 70.000 lire. Incasso annunciato sui 2 miliardi e 600 milioni. Nessuna speciale misura di polizia, i soliti cinquecento fra agenti e carabinieri. Però mille vigili urbani, nella zona intorno a Fuorigrotta, per limitare il caos del traffico. Fervono infatti i lavori per il Mondiale, strade sono stravolte, insomma, come ci ha detto un abitante di quel quartiere attualmente dannato, «ci sono quelle cose che voi giornalisti chiamate infrastrutture e che noi chiamiamo casino». Gian Paolo Ormezzano P il Matthaeus, tedesco dell'Inter autore del gol-scudetto '89, non vede l'ora di misurarsi con Maradona che ha definito il «numero uno al mondo». Alemao, «tedesco» del Napoli (nella foto sotto), ieri non si è allenato per motivi precauzionali, imitando capitan Diego

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