Il petrolio segna il passo

Ily petrolio segna il passo Ily petrolio segna il passo NEW YORK. Il petrolio segna il passo, il mercato è dominato dall'incertezza. Con il mercato dei «futures» petroliferi in fase di consolidamento dall'inizio di questa settimana a New York, il contratto per dicembre del Wti ha chiuso l'ultima giornata di contrattazioni dell'ottava in lieve ribasso, a 20,15 dollari a barile contro i 20,42 dollari della chiusura di giovedì e i 20,89 dollari del venerdì precedente. Secondo gli operatori il mercato appare «sulla difensiva» anche se le sue prospettive a lungo termine sono rialziste. A metà settimana, il terremoto di San Francisco aveva ir presso una spinta rialzista al mercato. Nell'area della metropoli vengono infatti trattati giornalmente 800 barili di greggio il giorno, circa un terzo di tutta la capacità di raffinazione della California. Ma poi il danno per i mercati petroliferi s'è rivelato inferiore alle prime valutazioni e il prezzo del greggio è tornato a scendere. A Londra il Brent del Mare del Nord per consegne a dicembre ha chiuso venerdì sera a 19,35 dollari a barile contro i 19,41 dollari del fixing precedente in una giornata caratterizzata eminentemente da fattori tecnici. (Agi) tion, proviene dal repubblicanesimo storico di centro che dette all'America le leggi contro i monopoli. Egli propose di tirare, non allentare le briglie allo Stock Exchange. Dopo il no di Reagan, oggi potrebbe avere la rivincita: «Occorre un maggiore coordinamento dei mercati», ha detto. Brady ha fatto due osservazioni. La prima è che nel momento del pericolo tocca allo Stato soccorrere le istituzioni: nell'87 e la scorsa settimana, senza la Fed la Borsa sarebbe andata a picco, come è già accaduto alle Casse di Risparmio. La seconda osservazione è che proprio perché alla line pagano i contribuenti, lo Stato deve avere più controllo sullo Stock Exchange. «Dopo il venerdì nero non c'è stato panico nell'amministrazioni:», ha detto Brady «Ci siamo tenuti in costante i contatto con la Fed e le altre autorità sulla Borsa, sul merca¬ to dei futures di Chicago, sui cambi e via di seguito. Siamo intervenuti di concerto e abbiamo evitato una catastrofe». La riforma principale di Brady sarebbe la seguente: affidare alla Federai Reserve il controllo dello Stock Exchange, che oggi dipende dalla Sec, un ente autonomo, e del mercato dei futures di Chicago, che dipende dalla Cftc, altra agenzia separata, in modo da uniformarne i regolamenti. Altre proposte controverse: un aumento dei depositi nel program trading, le compravendite programmate dei compulers, e una limitazione dei junk bonds, le obbligazioni ad alto rischio, dette spazzatura. «Tra il lunedì dell'87 e oggi», ha asserito Brady «nulla ha smentito le mie conclusioni, semmai si sono rafforzate. Ma so che l'opposi! zione sarà dura, sono in gioco I interessi politici e finanziari I enormi». Secondo i guru di Wall Street più scettici, come Henry Kaufman, vi è un che di donchisciottesco nella sfida Brady ai mercati azionari americani. Nel tentativo di contenere la marea delle fusioni e delle acquisizioni a credito, il ministro attacca gli investitori istituzionali, banche, società, e così via, che manovrano milioni di titoli e miliardi di dollari ogni giorno, e speculano spesso sulle crisi. Brady rischia di restarne schiacciato come Don Chisciotte dai mulini a vento. Ma il ministro non è solo nell'incerta battaglia: ha dalla propria parte i piccoli investitori e i risparmiatori che vedono minacciato il proprio modesto benessere dalle speculazioni in Borsa. Ai loro occhi e a quelli di un numero crescente di mass media, gli investitori istituzionali hanno sostituito le mitiche multinazionali senza scrupoli degli Anni 60 e 70 come nemico

Persone citate: Don Chisciotte, Henry Kaufman, Reagan

Luoghi citati: America, California, Chicago, Londra, New York, San Francisco