Budapest, il voto è legge di Guido Rampoldi

Budapest, il voto è legge Alla vigilia dell'anniversario della rivolta antistalinista del '56 In primavera elezioni democratiche BUDAPEST DAL NOSTRO INVIATO Da venerdì sera anche l'Ungheria, come la Polonia, è sulla carta una democrazia parlamentare. In base alla legge elettorale, approvala in Parlamento a maggioranza (263 a favore, 54 contrari, 16 astenuti) le prossime consultazioni politiche, probabilmente in primavera, saranno libere. Si voterà in base ad un meccanismo misto, che accoppia sistema uninominale e sistema proporzionale; nessuna quota di deputati sarà riservata al partito socialista, ex comunista, che neppure si riserva in partenza incarichi di governo. Tuttavia è molto probabile che farà parte della prossima coalizione, quale che sarà il responso delle urne: a volerlo è anche il principale partito di opposizione, il Forum democratico, convinto che solo un governo di unità nazionale potrà imporre una drastica ristrutturazione economica. La legge elettorale era già stata concordata dal governo e dai gruppi di opposizione che avevano partecipato al negoziato della cosiddetta «tavola rotonda», ma doveva essere ratificata e tramutata in legge dal Parlamento. Dove però una raffica di emendamenti stava per snaturare il testo originale. Al punto da spingere Imre Pozsgay, capo dell'ala radical-riformista del nuovo partito socialista, ad ammonire l'assem- bica che si rischiava di «bloccare tutto il processo (di democratizzazione)» e di far saltare gli accordi con l'opposizione. Insieme alla legge elettorale il Parlamento ha approvato, tra mercoledì e venerdì, una serie di norme che cancellano formalmente il vecchio regime e inaugurano uno Stato di diritto. Gli elementi della nuova struttura istituzionale sono la legge che autorizza l'organizzazione dei paniti, la creazione di una Corte costituzionale, lo scioglimento della Milizia operaia, l'organizzazione paramilitare del pc, i cui beni patrimoniali verranno presi in consegna dal ministro delle Finanze. Infine, con una decisione che già accenna ad una separazione tra i poteri e alla fine del partitoStato, il Parlamento ha vietato la costituzione di cellule di partito nei luoghi di lavoro: un'analoga proposta, presentata al congresso straordinario dell'ex partito comunista dai radicai riformisti era stata bocciata dalla maggioranza dei delegati. La nascita della nuova Repubblica ungherese (nuova anche nel nome: non si chiama più Repubblica popolare) sarà festeggiata domani, anniversario del 23 ottobre 1956, inizio dell'insurrezione antistalinista e antisovietica che venne stroncata nel novembre succes¬ sivo dai tank dell'Armata Rossa. Questa continuità simbolica è stata tuttavia sfumata dall'ex partito comunista, che attraverso il suo quotidiano ha preferito appellarsi alla «riconciliazione nazionale» per non entrare in urto con la base ortodossa. Quest'ultima è ancora incerta se riciclarsi nel nuovo partito oppure attendere la rinascita del vecchio, un progetto cui lavorano esponenti dell'arca Radarista. La decisione di procrastinare al 31 dicembre i termini per l'iscrizione al partito socialista (inizialmente il 31 ottobre) testimonia quanto sia complicato per Nyers e Pozsgay catturare almeno la metà dei 720 mila iscritti al defunto pc. Inoltre un volantino distribuito venerdì in Parlamento, in forma clandestina, ha dato il segno delle resistenze che governo e vertice del nuovo partito stanno incontrando: firmato «Deputati per salvare la nazione e il socialismo», invitava a sabotare lé leggi elettorali per impedire la «restaurazione capitalista». Di fatto le manovre sotterranee dei Radaristi non sarebbero estranee all'impasse che segna in Parlamento il cammino della legge sulle elezioni presidenziali. Queste rischiano di diventare anche il banco di prova dei rapporti tra partito socialista e opposizione, entrati in una fase di instabilità. Guido Rampoldi Budapest, il voto è legge

Persone citate: Imre Pozsgay, Nyers, Pozsgay

Luoghi citati: Budapest, Polonia, Ungheria