Ragazzi nello zoo di Brooklyn di Fulvia Caprara

Ragazzi nello zoo di Brooklyn Dopo «Christiane F.» Uli Edel torna con un film di violenza e d'amore Ragazzi nello zoo di Brooklyn Uno sciopero: e la vita non ha più misteri ROMA. Era un sogno che durava da vent anni, un'ossessione, un bisogno profondo: Uli Edel, il regista di «Christiane noi i ! ragazzi dello Zoo di Berlino», parla del suo nuovo film «Ulti- i ma fermata Brooklyn», tratto dal romanzo scandalo di Hubert Seiby, come di una creatura vivente, il frutto di un parto lungo e travagliato che oggi ha finalmente visto la luce. «Fin da quando ho letto il romanzo di Selby sono rimasto scioccato: e i urne se mi fossi risveglia to di colpo c .ivessi cominciato a guardare la realta da un pun- i to di vista tutto nuovo». Pubblicato nel 19.64, «Last I Exit to Brooklyn» ebbe l'effetto di una bomba nel mondo leltelario americano: il linguaggio crudo, la descrizione di una realta dura e senza scampo. I assenza di concessioni al sentimentalismo, gli procurarono subito la messa al bando. Le recensioni furano ovunque durissime- «Time» presentò l'opera come "il libro extralurido per l'autunno», in Inghilterra un giudice riusci a far togliere dal la circolazione il volume con l'accusa di oscenità e una cosa simile accadde anche in Italia «Ho impiegato •<•: anni per seri vere quella storia - racconta oggi Selby, un omino esile e pa cèto arrivato a Roma insieme e in Kdel per promuovere l'uscita del film lil 10 novembre in tutt ■ Italia con il divieto ai minori di 14 anni) e credo che se non l'avessi fatto sarei scop pialo: avevo dentro una tale energia! Penso che l'utilità del libro stia nella capacità di prò vocare nel lettore un senso di compassione verso i protagonisti Nella vicenda non c'è alcuna catarsi, nessun momento di liberazione, ma proprio per questo chi legge viene stimolato a poco a poco a trovare den tro di se le spinte positive, a imparare ad amare i personaggi di una realtà così tragica e osses siva». Ambientato a Brooklyn, nel quartiere periferico di Red Hook, nel 1952 durante un lungo e durissimo sciopero, il romanzo segue le tracce di un gruppo di personaggi: un'umanità diseredata, costretta a vivere di orrori e pur sempre alla ricerca di amore. Spiega Edel: «La violenza è ima presenza quotidiana che lega i destini dei vari protagonisti della storia: ognuno di loro vive come chiuso dentro una corazza che impedisce di esprimere ed accogliere sentimenti diversi da quelli legati alla violenza». Però esiste, dice il regista, una possibilità di rompere il cerchio: «Lo dimostra la protagonista femminile Tralala che nel finale accetta, quasi fossero stimmate, gli stupri ripetuti sul suo corpo e solo dopo la violenza riesce per la prima volta a fare un gesto d'amore». Girato a Brooklyn, in gran parte in esterni notturni, proprio nel Red Hook Guarter dove Selby visse e soffrì le dove oggi si produce la terribile droga chiamata crack), il film, prodotto da Benid Eichinger per un costo di circa 17 milioni di dollari, e interpretato da attori poco noti o completamente sconosciuti «Volevo utilizzare facce fresche che non avessero nessun Collegamento con altri film: anche per "Christiane F." ho utilizzato interpreti non professionisti e la cosa ha funzionato». Cosi Stephen Lang è Harry Black, l'operaio che guida lo sciopero e che durante lo sciopero si scopre omosessuale; Jennifer Jason Leigh e la prostituta Tralala, John Costello, nella realta vigile del fuoco di New York, è Tommy, l'operaio che ha messo incinta Donna iRicki Lake) e che ha deciso di sposarla; Burt Ybung è Big Joc, il padri! italomaericano di Donna; Alexis Arquette (fratello della più nota Rosanna) è l'omosessuale Georgette che finisce i suoi giorni schiacciato sotto un'automobile e in preda a | una overdose. Dice Edel: «Ho cercato di giì rare il film con uno stile iperrealista, lo stesso che domina il libro. Non volevo fare un documentario limitato a un determinato periodo storico, ma racI contare una serie di vicende dal significato arcaico, simili a quelle contenute nel Vecchio Testamento. I personaggi sono stilizzati e anche la situazione di fondo dello sciopero è una metafora che mi è servita per descrivere la vita nel quartiere di Red Hook. Il punto di vista da cui volevo raccontare la storia non era quello politico: mi interessava invece parlare della vita di alcuni individui impegnati nella lotta per la sopravvivenza. Una lotta che può avvenire ovunque, non solo a Brooklyn». Hubert Selby, che in questo luogo ha consumato buona parte della sua vita, tra droghe, alcol e malattia, racconta oggi di non avere rimpianti. Certo, ammette, una vita così non la rivivrebbe. Però le sue certezze sono rimaste salde: «Credo che la cosa più importante sia dire di sì alla vita e alle persone che si hanno di fronte. E soprattutto continuare ad amare perché la vita e l'amore sono sinonimi e la violenza può farsi strada solo quando si rinnega l'amore». Fulvia Caprara Jf J Lh Ul f Bkl Jennifer Jason Leigh 'n- Ultima fermata a Brooklyn

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