«Lo lor voleva la borsa di Calvi»

«Lo lor voleva la borsa di Calvi» Caso Carboni: un vescovo cecoslovacco incriminato e interrogato per sette ore «Lo lor voleva la borsa di Calvi» Gli assegni di mons. Hnilica ROMA. Davanti ai giudici il monsignore incriminato ha fatto la parto della vittima: «Anch'io sono stato truffato da Flavio Carboni, non sono suo complice. Della borsa di Calvi non so niente. Carboni mi ha raggirato riempiendo con cifre astronomiche assegni in bianco che io gli avevo dato in buona fede. Quando mi sono accorto della truffa ho fatto un esposto alla procura di Roma». Ma secondo l'accusa monsignor Hnilica, esule cecoslovacco di 68 anni, ha agito in combutta con Carboni «nell'interesse del Vaticano», per recuperare la borsa del presidente del vecchio Banco Ambrosiano. «Il Carboni — è scritto nel mandato di cattura firmato dal giudice istruttore Almerighi — indottovi dal Hnilica che agiva nell'interesse dello Stato del Vaticano e finanziato dal Lena, acquistava o comunque si intrometteva per farla acquistare da persona sconosciuta una borsa, contenente documenti di rilevante valore, appartenente a Roberto Calvi, della cui provenienza delittuosa erano a conoscenza». Giovedì monsignor Hnilica è stato interrogato per sette ore dal giudice istruttore e dal pubblico ministero. Il prelato ha tentato di giustificare come poteva il miliardo e duecento milioni sborsato a Carboni, raccontando di aver conosciuto l'imprenditore sardo nel 1985, dopo che gli fu presentato da «personalità ecclesiastiche della dioce¬ si di Roma». Hnilica è a capo di un'associazione, la «Profratribus» che si occupa di assistenza ai profughi dell'Est. Secondo la sua versione Carboni gli promise aiuto per l'organizzazione. Disse di avere 40 miliardi bloccati in Svizzera, ma che era sul punto di rientrarne in possesso. Solo che aveva bisogno di qualche assegno dello lor da presentare come credenziale in alcune operazioni che aveva in corso. Poi ne avrebbero beneficiato sia il monsignore che la sua organizzazione. All'inizio Hnilica firmò assegni per cifre limitate, da tre a cinque milioni. Poi Carboni arrivò a chiederne qualcuno in bianco che mai, disse, sarebbe stato utilizzato. Serviva solo come garanzia. Hnilica ne staccò un paio che poi Carboni riempi con la cifra di 600 milioni per ciascuno. Era il marzo dcll'86. Della truffa il prelato si accorso un anno dopo. Nella versione del monsigno re, però, c'è qualche particolare che non quadra. Per esempio i due anni trascorsi tra quando lui si rese conto di essere stato giocato da Carboni (1987) e l'esposto alla magistratura (1989). Inoltre, uno dei due assegni da 600 milioni (il n. 0989891466 tratto sul conto corrente n. 21361 dello lor, la banca vaticana) fu girato a Giulio Lena, amico di Carboni, che lo depositò presso il suo conto alla Bnl. A giustificazione del titolo di credito Lena presentò alla banca il compromesso di vendita di un suo immobile, per il valore dell'assegno, a monsignor Hnilica. Solo che quando la Bnl andò a riscuotere l'assegno allo lor, la banca vaticana disse che era scoperto. Stessa cosa avvenne per un altro assegno, sempre di 600 milioni, depositato da Lena al Monte dei Paschi di Siena. Le spiegazioni date dal prelato per queste operazioni non convicono gli inquirenti. Come è specificato nel mandato di cattura, monsignor Hnilica sapeva bene che i soldi per Carboni servivano a recuperare il contenuto della borsa di Calvi, dopo che il banchiere era stato trovato morto nel 1982 sotto il «ponte dei frati neri» a Londra. A svelare la truffa ai danni delle due banche e la ricettazione per la borsa di Calvi ò stato Giulio Lena, un falsario romano già complice di Carboni in divorso vicende e che si trova da tempo in carcere. Le dichiarazioni di Lena ai giudici sarebbero suffragate da molti riscontri. Per esempio alcune lettere inviate dal falsario «ad alte personalità del Vaticano», nonché la registrazione di un colloquio telefonico tra lo stesso Lena «ed altro persone interessate al recupero della borsa di Calvi». Ma i punti oscuri di questa inchiesta sono ancora molti. Lunedi, con l'interrogatorio, i magistrati ascolteranno la verità di Flavio Carboni. Giovanni Bianconi c,a"° de,,a borsa-11 f'™nziere Fi^'o Carbom

Luoghi citati: Londra, Roma, Siena, Svizzera, Vaticano