Guerra di spot, accuse a Scola

Guerra di spot, accuse a Scola Fininvest rivela: il regista prese 225 milioni per le internazioni in due suoi film Guerra di spot, accuse a Scola // ministro ombra pei: «Solo un risarcimento» ROMA. «Ma quale imbarazzo! Sono sempre stato contro gli spot nei film in tv e sfido chiunque a provare il contrario», dice seccato Ettore Scola, regista, ministro ombra del pei. A togliergli il buon umore ci sono quei 225 milioni che Rcteltalia, 1 nel 1984, ha versato alla casa di produzione del regista romano, la Mass Film, per poter mitra gliare di spot «Passione d'amore», dello stesso Scola, e «Nudo di donna» di Nino Manfredi, entrambi prodotti dalla Mass Film. Ovvia la soddisfazione di Rcteltalia, dopo che la notizia è apparsa sulle colonne del «Sabato»: quei 225 milioni rischiano di gettare ombra sul ministro ombra: «Scola ha sempre fatto proclami di guerra contro di noi, ha gridato contro il massacro dei film in tv, ha invitato i registi a denunciarci in massa. Beh, lui quella volta non ci ha affatto denunciato, ma ci ha chiesto soldi». «Non mi sono venduto un principio — sbotta Scola , ma con coerenza ho obbligato Rcteltalia a un risarcimento. Quei soldi sono una penale che io personalmente ho voluto inserire nel contratto. Ristabilirò la verità». La verità, per il momento, riposa nelle tre cartelle di «transazione» siglate, tra la Mass Film e Rcteltalia. il 10 febbraio 1984. Facendo riferimento al contralto di cessione per i diritti d'antenna (siglato l'anno prima, il 6 aprile 1983), la transazione ribadiva che «laddove Reteitalia avesse effettuato la diffusione dei film inserendo spot pubblicitari, avrebbe dovuto corrispondere alla Mass Film, a titolo di penale, lire 150 milioni per ciascun film». E dunque le due parti si accordavano per il pagamento della penale (scontata a «225 milioni più Iva»), a «saldo, stralcio e transazione della pretesa creditizia» e della «definitiva rinuncia della Mass Film» ad avanzare ulteriori richieste. Insiste Scola: «Ma di cosa do- : vrei pentirmi? In assenza di j leggi che tutelino i nostri film, j ho voluto almeno dissuadere i economicamente le reti di Ber| lusconi. Loro mi procuravano i un danno e io me lo sono fatto risarcire». Ma perché non è ricorso in tribunale? «Li ho denunciati un mucchio di volte. Non è servito a niente». Però gli eredi di Germi hanno vinto la causa contro Reteltalia per gli spot inseriti in «Serafino». «E' una sentenza importante, finalmente cambia l'atteggiamento dei giudici. Ma prima non era così». Dice Scola che gli sta cuore difendere l'opera d'ingegno dei registi, ma più ancora «tutelare 1 integrità delle emozioni dei telespettatori» violentati dall'irruenza degli spot. Accettando i 225 milioni, però, i telespettatori non sono stati risarciti, non crede? «Questa è una battaglia di cultura e civiltà. Siamo i soli ad opporci allo strapotere delle reti commerciali, per questo veniamo attaccati. In questa battaglia bisogna decidere da che parte stare». Curioso però che lo stesso Scola, proprio pochi mesi fa, in veste di produttore (con il suo Studio L) ha venduto ai Cecchi Gori il film «Saremo felici», regìa del proprio genero Francesco Lazotti, accettando un contratto che prevede l'inserimento degli spot. Ma Scola ribatte: «Con i giovani è diverso, abbiamo minore potere contrattuale». Sarcastico Fedele Confalonieri, amministatore delegato de! gruppo Fininvest: «Ma no, non le voglio neanche commentare queste notizie, si commentano da sole. E' come pescare un acceso moralista dentro a un cinema a luci rosse. Che altro gli si può dire?». Le proprie ultime parole, Scola le affida a una lettera indirizzata ai giornali dove ribadisce la sua versione dei fatti e conclude: «La coscienza e lo sdegno dei ministri ombra non hanno prezzo». Pino Corrias

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