L'architettura minore del Canavese antico

ARTE RURALE ITINERARI ARTE RURALE L'architettura minore del Canavese antico IL Canavese è ricco di pregevoli architetture. Torri, castelli, palazzi nobiliari, chiese — espressione di chi ha esercitato il potere nei secoli passati — sono disseminati un po' ovunque. Ma l'ingegno e la volontà degli uomini che hanno abitato queste terre sono riconoscibili anche da altri segni meno appariscenti. E si scopre che quella considerata architettura minore, opere costruite dalla popolazione rurale, ha un suo fascino. E' il risultato di umile fatica, dove l'eleganza di forme è raggiunta utilizzando e plasmando l'unico materiale di cui non c'era carenza: la pietra. Certe borgate alpine, oggi disabitate, conservano ancora intatti i caratteri originari, dettati dalle esigenze del quotidiano, fondato su un'economia agricolo-pastorale. Parlando di architettura rurale è doveroso partire dalla Valchiusella: Brosso, Traversella, e Trausella ne serbano splendidi esempi. E' evidente l'uniformità delle costruzioni, dovuto all'elemento ricorrente dell'arcata. I fabbricati si snodano su due o tre piani: in basso le stalle per mucche e capre, al primo piano le stanze di abitazione e sopra il fienile. Dal Quattrocento il segno caratterizzante di tutte le opere fu il loggiato ad arcate. La maestria dei muratori montanari è anche riscontrabile a Fondo, ultimo paese della Valchiusella raggiungibile con la strada carrozzabile. Il ponte in pietra ad una sola arcata, esile e slanciato, conferisce alla borgata un aspetto da fiaba. Altra tappa obbligata è Frassinetto, un gruppo di villaggi sparso sul grande balcone naturale dal quale si dominano gli imbocchi della Valle Orco e della Valle Soana. Chiapinetto, Capelli e Borgiallo, tre nuclei abitati vicini fra loro, adottano uno schema urbanistico che non ha eguali. I piccoli isolati sono formati da edifici dove loggiati e scale confluiscono su un'unico cortile; gli accessi all'esterno sono ridotti al minimo, stretti tra due fabbricati e spesso chiusi da pesanti portoni, che non esistono più. Difficile datarli, anche se alcuni elementi riportano al Due-Trecentocento. L'architettura richiama probabilmente ad un'esigenza di difesa da attacchi e scorrerie; la vita sociale doveva essere molto articolata, attorno al cortile centrale. La leggenda lega Frassinetto alla presenza di accampamenti Saraceni. Altre costruzioni tipiche sono le caseforti rurali. Nelle Valli Orco e Soana sono una decina, di cui le più significative a Pertià (a un'ora di cammino da Ribordone, dopo Pont), a Pietra (prima di Navetta, tra Cuorgné e Frassinetto) e a Servino, frazione di Ronco raggiungibile solo a piedi. Si tratta di costruzioni medievali in pietra, che si sviluppano in altezza: due, tre o quattro ambienti, separati da soppalchi in legno o volte a botte. La presenza di particolari architettonici curati (come la muratura «spina di pesce») fa pensare alla presenza di manodopera qualificata. Anche nelle caseforti — strutture forse legate a piccoli feudi montani — l'aspetto difensivo è evidente: per l'altezza e per il numero minimo di aperture. Giancarlo Sandretto

Persone citate: Capelli, Giancarlo Sandretto, Navetta, Pont, Saraceni

Luoghi citati: Borgiallo, Brosso, Fondo, Frassinetto, Pertià, Ribordone, Trausella, Traversella