DON CHISCIOTTE di Sergio Trombetta
DON CHISCIOTTE DANZA DON CHISCIOTTE IIfamoso balletto diMinkus apre la stagione del Regio ON è stato certamente il cinema il primo a saccheggiare la letteratura per raccontare storie belle. E cento, centocinquanta anni fa, neppure il melodramma ha agito da solo. C'era anche il balletto. Soggetti rapinati a man bassa: dall'alta poesia (Il Corsaro di Byron) alle favole (La Bella Addormentata di Perrault). Trame piegate all'imprescindibile esigenza dell'happy end. Spunti arraffati e poi lasciati perdere per strada. Proprio come questo «Don Chisciotte», che andrà in scena — struttura permettendo — il 13 ottobre alle 20,30, con repliche il 14 e il 15, al Pala-Regio di piazza d'Armi. E' un «Don Chisciotte» di natali fiorentini: è proposto infatti dal pimpante Maggio Danza, la giovane compagnia del Comunale di Firenze diretta da Eugène Polyakov, un miracolo di efficienza artistica nel deludente panorama della danza degli enti lirici italiani. Nei due ruoli principali di Basilio e Kitri si alternano Umberto de Luca (danzatore del Maggio) e Kenneth Greves, ballerino danese, l'ultima scoperta di Nureyev all'Opera di Parigi, ed Evéline de Sutter (guest star) e Raffaella Renzi, fiorentina scappata qualche anno fa alla Deutsche Oper di Berlino. La coreografia è «griffata» Nureyev, una delle cose più riuscite del ballerino direttore dell'Opera di Parigi: ricalca l'originale russo che Rudy ballava al Kirov, ed è stata acquisita da molti grandi teatri lirici (da noi, per esempio, La Scala); è proprio in questa versione che è stato visto molti anni fa a Torino per l'ultima volta con Nureyev e il Boston Ballet. Ma come mai i protagonisti sono Basilio e Kitri se il balletto si intitola «Don Chisciotte»? Perché l'eroe di Cervantes non è che lo spunto per raccontare una commedia brillante: quella delle contrastate nozze del barbiere Basilio con la figlia dell'oste Lorenzo. Parallela scorre la vicenda del gentiluomo della Mancia, che qui è intepretato da Mark Baird. Lo vediamo nel suo ritiro, sognante Dulcinea; lo troviamo impegnato a lottare contro i mulini a vento seguito dal fido Sancio Panza (Orazio Messina), e ancora intervenire benefico per accomodare le nozze fra i due giovani amanti, sfidando a duello il ricco e brutto Gamache (Rino Pedrazzini) al quale Lorenzo (Francesco Bruno) vuole dare in figlia la riluttante Kitri. Il balletto è uno dei pezzi forti del repertorio ottocentesco, campo d'azione per ballerini brillanti e dal virtuosismo spinto, con tante occasioni di danza d'insieme. Basti ricordare i ruoli di carattere dell'Espada e della danzatrice di strada (qui si alterneranno Massimo Andaloro e Bruno Millo, Anna Berardi e Jennifer Haynes), l'apparizione delle driadi guidate dalla loro regina (Antonella Cerreto e Claude Gagnon), l'immancabile atto bianco, visione sognante e ultraterrena, al quale ogni balletto che si rispettasse nel secolo scorso non poteva rinunciare. Ma soprattutto è il famosissimo gran passo a due finale che mette alla prova i protagonisti: un fuoco d'artificio di bravura e virtuosismo, un momento che le grandi étoiles non mancano di inserire nei gala per strappare l'entusiastico applauso dei ballettomani. Il Don Chisciotte che conosciamo oggi, con la magniloquente musica di Ludvig Minkus, nasce nel 1869 al Bolshqj di Mosca e passa nel 1871 al Teatro Marijnskij di Pietroburgo, quello che oggi chiamiamo Kirov. La coreografia in entrambi i casi era del grande Mari us Petipa e verrà successivamente manipolata e aggiornata da Alexandre Gorskij nel 1902 e da Rostislav Zacharov nel 1940. E' su questa base che Nureyev ha elaborato la sua personale versione. Sergio Trombetta Evélinde Suin unfuto con RudoNurey Evéline de Sulter in una futo con Rudolf Nureyev
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