QUELLA LAGUNA SERENISSIMA
QUELLA LAGUNA SERENISSIMA QUELLA LAGUNA SERENISSIMA Ecco le regole di idraulica e ingegneria che per quattro secoli hanno governato il ricambio delle acque con qualsiasi tempo (nelle prime l'ampiezza di marea, cioè la differenza in altezza fra una marea alta e una bassa, è di circa un metro, talora anche di 1,3 - 1,4 metri; nelle seconde l'«ampiezza» è di 20-40 centimetri), sta la condizione prima di sopravvivenza dell'ecosistema lagunare. In condizioni meteorologiche normali, la giusta misura dei volumi d'acqua scambiati fra mare e laguna e le velocità contenute dei loro flussi e riflussi garantiscono l'equilibrio idraulico del sistema. Quando però alle alte maree di sigizie si uniscono fattori atmosferici particolarmente avversi (basse pressioni, forti precipitazioni, venti di scirocco da Sud-Est, oscillazioni anomale del mare — le cosiddette «sesse» — provocate dallo squilibrio di pressioni fra basso e alto Adriatico) si verifica il fenomeno delle «acque alte». Questi fattori, in particolare i venti, impediscono infatti il regolare deflusso della marea calante verso il mare e l'alta marea che cresce si aggiunge alla precedente, provocando così l'anomalo innalzamento del livello marino in laguna che inonda la città Anomalo perché spesso superiore al livello delle acque in mare aperto, contro la stessa evidenza dell'elementare legge dei «vasi comunicanti». Fin dal sorgere del primo nucleo urbano sulle isole di Rivoalto (l'odierna Rialto) nell'810 d. C, gli sforzi furono sempre rivolti in tre direzioni: erigere opere a difesa delle isole abitate per respingere lo scatenarsi alternato o congiunto degli elementi; contrastare l'interramento lagunare provocato dai fiumi; dragare continuamente i canali lagunari e le bocche di porto per evitare l'insabbiamento o l'erosione eccessiva dei fondali causati dalle correnti di marea. Dopo secolari tentativi di raggiungere un equilibrio con soluzioni di ripiego, esso fu alla fine trovato grazie agli studi e alle proposte di uno dei massimi conoscitori di problemi lagunari che Venezia abbia mai avuto, Marco Cornaro (14121474); all'istituzione della Magistratura alle Acque (1501), che si avvalse dei maggiori esperti di ingegneria e idraulica dell'epoca; alla grande intuizione che nel 1515 Cristoforo Sabbadino, insigne matematico e Proto alle Acque della Serenissima, ebbe sul fattore fondamentale che determina i livelli di marea in laguna: il rapporto esistente fra le sezioni liquide delle bocche di porto e la superficie lagunare aperta alle escursioni di marea, oggi anche noto come «legge di Jarret». Le autorità del tempo presero allora tre decisioni fondamentali: 1) la deviazione a monte del Brenta, del Sile e del Piave, portati a sfociare direttamente in mare (il primo a Sud di Chioggia, gli altri due a Nord della bocca di Lido); 2) la rimozione delle «intestadure» e di ogni altra sorta di argine in laguna e l'ampliamento massimo della superficie lagunare alla libera espansione delle maree, anche attraverso nuovi canali scavati nelle paludi e nei canneti alle spalle della città; 3) i fondali dei canali di navigazione e delle bocche di porto, mantenuti a un massimo di —4 metri nei loro tortuosi letti naturali, lasciando invece inalterati i restanti fondali lagunari, oscillanti fra poche decine di centimetri e i —2 metri e costituenti circa il 95 per cento della superficie lagunare. Su queste basi, difese da una legislazione severa e rigorosa, si raggiunsero e si mantennero, per quattro secoli, le condizioni ottimali di equilibrio idraulico in laguna. Ir. r.]
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