QUI FRANCOFORTE

QUI FRANCOFORTE QUI FRANCOFORTE Inchiesta: le vere novità vengono dai piccoli editori DFRANCOFORTE NA stretta di mano e un'altra prestigiosa casa editrice, l'inglese Bodley Head, rischia di scomparire per troppo successo nell'abbraccio soffocante del megagruppo americano Random House. La Greno Verlag di Nordlingen aveva fatto appena tempo a farsi notare — grazie allo strabiliante Ransmayr — ed ecco la nuova proprietà della Eichborn Verlag. Diminuiscono i colori delle case editrici, scompaiono in grandiimatrimoni o attratte da soldi che non avevano ancora visto. Ma... Nei saloni che ospitano il quarantunesimo appuntamento con i libri di tutto il mondo, si può vedere anche un altro spettacolo. Piccoli stand di piccoli editori hanno le poche sedie costantemente occupate da scouts di grandi case in caccia di titoli veri. E cosa trovano? Editori senza cravatta che preferiscono dormire in tenda durante la Buchmesse piuttosto che cedere un autore amato. E parlano dell'importanza del naso contro i progetti. E leggono, quasi senza respiro. Per creare cataloghi in cui risaltano spesso gli stessi nomi a distanza di migliaia di chilometri. Hanno un sogno comune: acquistare i diritti mondiali degli autori in cui credono. Il re, precursore ormai cresciuto, è Daniel Keel: il 51 per cento della zurighese Diogenes Verlag, una casa di discrete dimensioni, è suo. E con questa uno dei più invidiati cataloghi in lingua tedesca. «Da Omero a Cacucci», precisa. I diritti mondiali per tutte le opere di Fellini (questione di una grandissima stima reciproca), Dùrrenmatt (Einaudi gli ha appena offerto oltre cento milioni per pubblicare l'opera omnia), Suskind, Patricia Highsmith. Un grande progettista di bestseller? «No. Non uso il pensiero, ma il naso, le mani: sono una top casalinga del libro. Pubblico solo ciò che mi conquista. Molière, tutto, Racine, niente. L'opera omnia di Fellini. E non mi venderò mai a Fischer, Ullstein o Rowohlt». Zurigo nuova capitale del libro tedesco? Possibile. C'è la rivoluzionaria Limmat e l'emergente Ammanii Verlag. Alla guida di quest'ultima la giovane coppia Ammanii. Il signor Egon l'ha fondata nell'81.1 meriti? Aver creduto in Thorsten Becker, il cui ultimo libro «Schmutz» è un successo. O lo svizzero Hurlimann. Di questi due e della sudamericana Maria Alice Barroso si tiene ben stretti i diritti mondiali. Come lavorate? «Leggiamo e leggiamo. Sperando di cogliere ogni tanto un buon profumo». Ha creato in pochi anni la più sofisticata e copiata maison del Sud francese. Hubert Nyssen, un signore molto distinto a disagio sotto il neon, ha' messo una luce speciale nei suoi stretti volumetti. A partire dal formato e dall'illustrazione di copertina. Vuol parlare di un unico autore, la «sua» Nina Berberova. I diritti mondiali su due suoi titoli sono stati onorati in un anno da 17 Paesi. «L'importante è cadere su un romanzo grandissimo. E crederci». Un altro gentiluomo della piccola editoria. Manuel Valente, editore della portoghese Dom Quixote. Per i suoi bei titoli continua a ricevere e allontanare l'aiuto dei grandi gruppi spagnoli, francesi e brasiliani. Fare buoni titoli per questa casa fondata nel '65 ma avviata sulla sua nuova strada dall'80 vuol dire incoraggiare i pochi nuovi narratori portoghesi. Impiegare gente giovane, scrittori e giornalisti culturali, affidare le traduzioni solo a scrittori. Fare del grande José Cardoso Pires un bestseller (100.000 copie della sua «Balada da praia dos Caes»). Spiega che in Portogallo il problema non è vendere la qualità. «L'elite c'è sempre ed è molto attenta alla qualità. Manca una classe popolare capace di leggere anche solo Harold Robbins». Il problema, invece? «Recuperare vent'anni di ritardo». Dalla sua solida pila di libri sull'Atlantico, Valente guarda con tristezza l'altra sponda vicina di lingua. «L'editoria brasiliana di qualità non esiste». In Argentina forse sì. Inge Feltrinelli, sempre prodiga di informazioni sulle case editrici lontane, esalta il lavoro di Daniel Divinsky, che ha portato le Ediciones de la Fior attraverso anni bui, dal '67 a oggi, in esilio e in prigione, spinto dal successo milionario del fumetto «Mafalda». Divinsky assicura che in un Paese vasto come l'Argentina la distribuzione dei libri è il minore dei problemi. Il futuro? «Il nostro è un Paese surreale. La strada sarà in salita? In discesa? Mistero». Salendo negli Stati Uniti dominati dai supergruppi, si trovano diversi «resistenti». Forse la via è inventare qualcosa di nuovo, specializzandosi al massimo. E' la storia, tipicamente americana, della Mysterious Press. Un uomo appassionato solo di thrillers, Otto Penzler. Una libreria che attira clienti da tutto il mondo. La casa editrice, pittorescamente disposta sui cinque piani di un vecchio palazzotto di Manhattan. Dentro, si controllano i vari McBain, Ruth Rendell... Con una trentina di novità all'anno. E una rivista di narrativa che vende centoventimila copie di ogni suo numero e riceve in esclusiva le poesie di Rushdie scritte nei suoi nascondigli? C'è, si chiama «Granta», è un successo in tutto il mondo di lingua inglese: da oggi è anche casa editrice e pubblica l'americano John Berger. Dal suo stand stretto, Adam Bromberg, un delizioso vecchio signore di Stoccolma, parla della sua casa editrice Brombergs, un porcospino per simbolo. Insiste: «L'unico modo per fare dei bei libri — ed estrae una copia del diario scritto dall'attore Erland Josephson (Calasso l'ha opzionato per Adelphi) — è leggere e pubblicare quello che si vorrebbe rileggere. Così facciamo, io e mia figlia». Michele Neri

Luoghi citati: Argentina, Francoforte, Manhattan, Portogallo, Stati Uniti, Stoccolma