Un Missiroli torinese di Donata GianeriMario Missiroli

Un Missiroli torinese A colloquio con il vecchio direttore del Teatro Stabile Un Missiroli torinese «I migliori anni della mia vita» Abbronzato, disteso, un mezzo sigaro spento perennemente tra le labbra, come sempre caustico e disincantato, Mario Missiroli di passaggio a Torino si concede un breve tuffo nel passato. A Torino ha trascorso otto anni come direttore dello Stabile e sono stati, ammette, fra i più belli e creativi della sua vita: «A parte il primo in cui ho dovuto faticare per farmi la piazza e l'ultimo in cui ero ormai il direttore uscente. Anche se allora fare il direttore di uno stabile era quasi una missione, diciamo un sacerdozio...». Un sacerdozio, perché? «Perché venivi nominato per patire ed era come se avessi fatto voto di povertà: io all'inizio prendevo 50 milioni l'anno, alla fine, con tutti gli aumenti, sono arrivato a 80. Si aggiunga che gli Anni 70 erano estremamente turbolenti...». Allora, se potesse tornare indietro... «Lo rifarei subito: per me è stato un periodo magico. Torino è una città che non ti offre un corno, ma quando conosci una dozzina di persone giuste e ti sei scavato la tua piccola nicchia, ci vivi d'incanto». E la carriera di free-lance? «A me non piace fare il freelance: perché sei costretto ad accettare o rifiutare proposte che non sono tue. Un orticello magari piccolo, ma tutto tuo in cui coltivare la tua professione è indispensabile. Per questo quando Sandro Tolomei mi ha offerto di diventare il direttore artistico del Teatro delle Arti, ho accettato subito». Ed ha già impostato il prossimo cartellone? «No: anche perché l'offerta di Tolomei mi è arrivata quando avevo già due impegni precedenti. Così allestirò soltanto 11 Vittoriale degli Italiani di Kezitch, lavoro che gli avevo commissionato personalmente quand'ero ancora direttore dello Stabile di Torino e che non andò mai in scena perché bloccato dal consiglio di amministrazione per ragioni economiche. Si trattava di uno spettacolo terribilmente costoso, con oltre trenta personaggi e persino un corpo di ballo. Ora ho chiesto a Kezitch di farne una versione ridotta e cameristica, adatta a un teatro in miniatura com'è appunto quello di cui disponiamo». Nel frattempo sta provando Erano tutti miei figli di Miller, con Gastone Moschin. Testo decisamente poco frequentato. «Risale al '46 ed è, credo, il primo Miller, ufficiale; ma quando me lo hanno offerto, circa un anno fa, non me lo ricordavo più. Così sono andato a rileggermelo e l'ho trovato particolarmente interessante perché vi ho intravisto la possibilità di farne una versione epica. Si tratta infatti di un apologo severo, con un impianto di tipo ibseniano, da cui si può trarre qualcosa di molto emblematico. E io voglio provare a mettere in scena un autore del realismo di Miller con alcuni segni scenografici e di costume che lo rendano più vicino alla tragedia che al dramma, togliendo alla vicenda ogni connotazione naturalistica. Subito dopo Miller, metterò in scena Capitan Ulisse di Savinio, per il Biondo, di Palermo». Com'è che lei è imo dei pochi registi teatrali che non si sia mai cimentato nelle opere liriche? «Perché secondo me la regia nella lirica è perfettamente inutile. L'opera è una forma di teatro morta e sepolta, per. cui sta benissimo com'è: brutta e un po' kitsch. D'altronde, mi dica, che tipo di regia si può tirar fuori? I cantanti continuano ad essere grassi e goffi, ad arrivare regolarmente due giorni prima di andare in scena e a mostrarsi visibilmente insofferenti a qualsiasi dettame registico. Uno può anche far miracoli, ma le opere resteranno sempre quelle che sono, dei terribili feuilletons: d'altronde, il loro fascino consiste proprio nel fatto di essere così assurdamente fuori dal tempo. Per cui non mi ^T-esto a queste false operazioni registiche: mi sembrerebbe un furto». Trent'anni di regia alle spalle: pesano? «Esattamente come trent'anni di vita, trent'anni di matrimonio, trent'anni d'amore». Donata Gianeri Mario Missiroli: a Torino era rimasto otto anni

Persone citate: Gastone Moschin, Mario Missiroli, Miller, Missiroli, Sandro Tolomei, Savinio, Tolomei

Luoghi citati: Torino