I mostri sacri di Hollywood senza parole...

I mostri sacri di Hollywood senza parole... «La nascita di Metropolis»: a Milano una mostra-spettacolo che ha come catalogo un videobox I mostri sacri di Hollywood senza parole... Il grande cinema «reinventato» e riproposto a fumetti da Sesar my MILANO R EI fotogrammi in bian« conerò c'è una orche■ stra orientale con struÀ_U menti gonfi e stridenti che fanno atmosfera; da un sapiente gioco di luci bianconere, sbuca tra i veli Greta Garbo che, con una improponibile pagoda in testa, danza per quella che sembra la Dea Kalì e invece è Siva e lei è la famosa spia Mata Hari: «Siva, io danzo per te stasera — dice l'inconfondibile voce della doppiatrice degli Anni Quaranta —. Come le bajadere danzano nei sacri templi di Giava». Il film sta — con altri diciotto frammenti di film Doc — dentro un videobox nella Galleria d'arte milanese «L'Agrifoglio» dove Sesar espone illustrazioni e fumetti in una mostra intitolata «La nascita di Metropolis». Il catalogo è infatti una videocassetta e ogni visitatore con 200 lire può visionare i fotogrammi che l'artista ha usato per reinventare il cinema a fumetti. Sesar è lo pseudonimo di un pittore rigoroso e perfezionista nel segno. Come già s'era detto in occasione del primo exploit a fumetti (ovvero rivisitazione di King-Kong avvenuta sulla rivista Corto Maltese nell'aprile del 1986), Sergio Sarri era conosciuto come inquietante, sensuale, addirittura crudele, seppur distaccato cantore del rapporto tra l'essere umano e la macchina; fosse essa «tormentarla» o «del desiderio» fino a: «costringere lo spettatore a concepire l'inconcepibile» scriveva Roberto Sanesi. Dal 1983 in poi, con la grande mostra di Valencia dedicata al regista Buhuel, poi con quella parigina detta «Les enfants du Paradis», e la più recente, romana, delle «Avventure di Férnand Legér», Sarri ha trovato modo di coinvolgersi sempre più nel cinema, rein¬ ventando il fiabesco così come ce lo trasmettono i mass-media. Nasce così Sesar, fumettaro che di fumettaro non ha nulla, ma è semmai regista dell'impossibile, del personale, del: «quel film mi sarebbe piaciuto di più se lei fosse stata un po' più brutta e cattiva, e lui meno perverso ma più sardonico». E c'è una Louise Brooks dissacrata: alla faccia del totem creato dall'amico Crepax; una Jean Harlow che prende il posto di quelle Fray Wray o Jessica Lange a cui King-Kong, in tempi diversi, sfila il vestitino; e nel film entrano James Cagney (che guarda dritto verso lo spettatore, ignorando una ferrea regola cinematografica) e l'onnipresente Eric von Stroheim, deus ex machina su un viale del tramonto che non finisce mai. Marlene Dietrich era un travestito? Si può controllare sul videobox: c'era un film, e ora ce n'è tutto un altro a fumetti: l'evasione disegnata di una fantasia cinematografata. Rita Hayworth è l'alternativa di una Betty Grable che l'aviere-pittore è stanco di immortalare sulla carlinga dei bombardieri della seconda guerra mondiale. E forse Marlene Dietrich era un travestito... Stupenda la sequenza color seppia (partecipazione straordinaria di Adolph Hitler) dove la divina si divide in DerBlaue Engel, Marocco, Shangai Express, Blonde Venus, The Scarlet Empress e The Devils is a Woman. «Il cinema per sopravvivere deve raccontarsi» sosteneva Sergio Sarri nell'86 in un'intervista a Stampa Sera. E come Sesar ha continuato a sostenere questa tesi con grande impegno. Su riviste nostrane di prestigio cerne Corto Maltese, Glamour e Comic Art, pres¬ soché unico su quelle americane di grande vetrina tipo Heavy Metal. Non è il primo caso di pittore che si alterna con i fumetti: Sebastian Matta si lasciò tentare dal figlio Pablo Echaurren (vedi Alter Linus) e, agli albori del secolo, il tedesco Lyonel Feininger, suscitando poi l'invidia di Kandinsky e Klee, si segnalò sul The Chicago Sunday Tribune con le tavole che avevano come protagonisti «The Kinder-Kids». Cinema e fumetti fianco a fianco, mescolati, idealizzati, rivisitati, riproposti, fantasticati. Dentro il primo catalogo in videotape di una mostra d'arte italiana (i francesi l'hanno già fatto, ma qui la suggestione è grande) mitici film si specchiano in tavole disegnate che li reinventano. Chaplin, Fred Astaire e Ginger Rogers, Stan Laurei e Oliver Hardy, Rodolfo Valentino figlio dello sceicco, Marilyn Monroe, Buster Keaton, il dottor Jekyll e mister Hyde di Spencer Tracy, Betty Boop, l'Errol Flynn di Captain Blood sono protagonisti diversi per avventure inedite. Bogart a colori non è scandaloso Irene Bignardi, autrice della prefazione di una monografia di Sesar che Milano Libri sta stampando, rimprovera a Sergio Sarri la «colorizzazione» di quelle fantasie cinematografiche datate tutte tra gli anni Trenta e Quaranta e quindi in bianconero. «Io vedo le le mie storie a colori anche per una deformazione professionale: sono pittore» risponde Sergio Sarri. «Non c'è niente di scandaloso a ritrarre Humphrey Bogart a colori. Nel cinema di una volta, quand'ero piccolo (Sesar è nato a Torino nel '38 e c'è rimasto fino a quando a Milano ha faùo sapere che aveva mol¬ to talento, n.d.r.), solo i manifesti dei film erano a colorì: le foto erano bianconere e poi colorate malamente. Io ho cominciato a dipingere — si fa per dire — proprio colorando le foto dei film che trovavo in bianconero sui giornali». E l'avventura continua: «L'avventura all'americana! Esportata in tutto il mondo — dice Sesar —. In Africa con Tarzan, in Oriente con il treno per Shangai, sulla diligenza di John Wayne. Non possono nascere che a Hollywood queste fantasie: e allora si può immaginare una storia nella storia, la quale, come in una scatola cinese, potrebbe contenerne anche altre...». E ci fa dono del: «C'era una volta il prossimamente» ovvero due finti manifesti che compendiano in una sola tavola «tutto» il mito di un film, dalla storia ai personaggi. Sono Codice Cleopatra (e ci specifica: «Quella del '34 di De Mille naturalmente!») e II mistero del falco, tavola inedita di una serie che chiama «Un film, un personaggio»: Bogart con la sigaretta a penzoloni oppure elegante, porge la statuetta del falco e ci guarda dicendo nella nuvoletta tonda tonda: «...Un oggetto fatto della materia con cui sono fatti i sogni». Potrebbe essere l'etichetta della mostra-spettacolo che andrà avanti fino al 24 ottobre. Con 200 lire e una copia di Corto "maltese, (magari l'ultima, quella con Greta Garbo in toni blu, e Mata Hari che non è morta e racconta una storia nella storia) ciascuno può partecipare alla magìa del cinema reinventato nei fumetti. Fantasticare. Alla domanda: che cos'è il cinema per lei? Sesar risponde come Sergio Sarri non azzarderebbe mai: «Una vecchia amante. Più la pensi, più è giovane, bella, diversa, fantastica insomma». Eni io Donaggio €' NATAÌIUNA STCILIA