Per Modigliani arriva Io sfratto di Omero Marraccini
Per Modigliani arriva Io sfratto Da Livorno querele e polemiche Per Modigliani arriva Io sfratto LIVORNO. Adesso vogliono sfrattare Amedeo Modigliani dalla casa natale, dove sono conservate piccole cose della vita dell'artista e i documenti raccolti dagli Archives Legales di Parigi e affidati alla custodia di un appassionato d'arte, Carlo Pepi. E' lo stesso Pepi a spiegare la situazione: «Abbiamo sempre pagato regolarmente l'affitto dato che l'alloggio è di proprietà privata. Qualche giorno fa è venuto da me il proprietario, mi ha fatto capire che bisogna liberare la casa. Ha detto che ha una figlia in procinto di sposarsi e tenere un appartamento come un museo è soltanto un lusso»; Il povero Pepi, ha piegato la testa: «Proprio in quelle stanze cominciò il dramma di tutta una vita: con la mamma durante il parto che urla, l'ufficiale giudiziario, accompagnato da un carabiniere, che bussa alla porta. La partoriente che si dispera come accade nel filmato di Franco Brogi Taviani; la donna che grida: "Questo è male, questo porta male"». Già, perché sembra che proprio allora è nata la superstizione su Modigliani. Modi, maudit, alla francese che significa il maledetto. Comunque siano andate le cose è certo che se in vita la sventura ha costellato le vicende di Modigliani, non molto diversamente è successo per le cose collegate al personaggio, al punto che gli Archives stanno per lasciare Livorno per non tornare più (la partenza è fissata per il 16 novembre, in occasione di una grande esposizione a Parigi); che il film di Brogi Taviani è stato super querelato. Lo conferma Kristian Parisot, curatore e direttore degli Archivi Modigliani: «Le querele sono più di una. La prima è del 12 aprile 1988: fu presentata da me e dai fratelli Guastalla perché minacciati sul set del film di Taviani dal produttore Giancarlo Di Fonso. La seconda è a nome degli Archivi Modigliani, poi adesso si è fatta avanti anche Laure Leduc Modigliani, la nipote dell'artista». E ci sono altri guai. A ricordarli è il vicepresidente degli Archivi, Guido Guastalla, che rinfocola le dispute scaturite nel 1984, dalla Mostra di Modigliani e dalla burla delle tre teste pescate nel fosso cittadino. Guastalla non ha peli sulla lingua: «I critici, che nel 1984 parlarono di teste autentiche, avevano fatto quelle affermazioni perché dietro c'erano degli interessi privati su cui la magistratura sta ancora indagando. Qualcuno voleva autenticare le teste in modo da poterlo fare anche con altre opere che si possono definire quanto meno dubbie». Guido Guastalla fa un esempio: «Alla famosa Mostra di Livorno, in occasione del centenario, fu esposto un ritratto di Picasso che sicuramente Modigliani non aveva mai dipinto. Era un falso. Cinque anni dopo, una nota casa di aste ha messo in vendita lo stesso dipinto con un prezzo di stima di un milione di dollari. Come referenza del ritratto veniva riproposta anche l'esposizione tenuta a Livorno. A questo punto gli Archivi Modigliani hanno comunicato alla casa d'aste che il dipinto era un falso: la vendita è stata sospesa. C'è stato comunicato anche che il Modigliani era stato'fornito dalla stessa galleria di New York che aveva partecipato alla Mostra del Centenario a Livorno». Omero Marraccini
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