«Mi voleva per forza»

«Mi voleva per forza» L'impiegata postale insiste «Mi voleva per forza» PALERMO. Un'inchiesta è stata aperta dalla direzione delle Poste di Palermo per accertare se rispondano al vero le accuse della signora Anna Arioti, 35 anni, una bella caporeparto del settore portalettere, che accusa il suo direttore Giuseppe Chiarello, di 55 anni, di avere le mani lunghe e di aver tentato pesanti avances. Sposata con un sottufficiale della Guardia di Finanza, la signora ha denunciato tutto in un'assemblea sindacale, nella quale le dirigenti di Cisl e Uil hanno chiesto l'allontamento del direttore che, furibondo, intanto minaccia di sporgere querela per calunnia. «Sono un galantuomo, lo sono sempre stato — afferma Giuseppe Chiarello, sposato e con tre figli —. Mai e poi mai mi sarei sognato di fare quello di cui la signora parla. La verità è che si è messa a starnazzare perché non tolleravo che suo marito stazionasse per delle ore nei nostri uffici. Non lo potevo permettere». Nella sede provinciale delle Poste, in via Roma, c'è chi è convinto che il funzionario sia finito nello scandalo perché uomo tutto d'un pezzo e non già perché sia uno dei tanti che in ufficio fanno i «galli» con le dipendenti. Giudice popolare, più volte in processi in corte d'assise, Chiarello ha la fama di uomo puntuale e ligio sul lavoro. Anna Arioti, però, sembra ir- removibile come un macigno e lancia accuse a valanga contro il superiore. «Mi diceva che se fossi andata con lui, sarei diventata la regina dell'ufficio», afferma la donna che ha raccontato come un giorno lui le abbia proposto di fermarsi più a lungo nella sua stanza e di sedersi accanto a lui nel divano. Poi ha aggiunto: «Una volta mi propose di andare in un piccolo albergo che si trova non distante dal nostro ufficio e lo presi a schiaffi quando si azzardò a mettermi le mani addosso». Dopo che Anna Arioti ha investito del caso le dirigenti del sindacato posttelegrafonici, ha ricevuto a casa da sconosciuti molte telefonate dal contenuto osceno. Ed a volte, a rispondere è stata la figlia dodicenne. Soprattutto per questo motivo presenterà denuncia. Un po' tutti danno per scontato che anche la vicenda con il capufficio avrà uno sbocco giudiziario. Nell'assemblea in cui Anna Arioti ha chiamato in causa tanto pesantemente Giuseppe Chiarello, altre impiegate delle Poste di Palermo hanno lamentato il comportamento di colleghi e superiori che spesso, a loro dire, le trattano come «prede da conquistare», un comportamento che è frutto di un retaggio maschilista duro a morire. Antonio Ravidà

Persone citate: Anna Arioti, Antonio Ravidà, Chiarello, Giuseppe Chiarello

Luoghi citati: Palermo