Tutti gli italiani del Presidente di Paolo Patruno

Tutti gli italiani del Presidente Il Capo dello Stato a Washington ha cenato con tremila persone della grande «Little Italy» Tutti gli italiani del Presidente Hanno pagato300 mila lire per stare vicino a Cossiga NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Con lo spettacolo della grande festa degli italo-americani all'Hilton di Washington ancora negli occhi, il presidente Cossiga si è trasferito ieri pomeriggio dalla capitale a New York, ultima tappa del suo viaggio ufficiale negli Stati Uniti. Circa tremila persone si erano riunite nell'enorme salone sotterraneo dell'albergo, disposte a pagare 200 dollari a testa per avere il privilegio di essere a cena con il presidente della Repubblica. L'occasione è stata la festa annuale, la quattordicesima, della Niaf, la National Italian American Foundation, che raggruppa ormai centinaia di associazioni una volta anche patriottiche e di mutuo soccorso come «I Figli d'Italia» e la «Società Garibaldina» e che è divenuta oggi una potentissima lobby di affari. L'associazione italo-americana aveva richiamato i suoi soci da San Francisco a Chicago, da Los Angeles al Centi o e all'Est degli States per festeggiare Cossiga e premiare quattro personalità: il sempre amatissimo e ormai incartapecorito Joe Di Maggio, l'attore Danny Aiello e l'uomo d'affari Joseph Antonini, come glorie della comunità italo-americana, ma soprattutto Valentino, il mago della moda, giunto appositamente dall'Italia. In realtà, Cossiga è arrivato con il vicepresidente Dan Quayle largamente in ritardo rispetto al programma annunciato, a cena ormai terminata e dopo il discorsetto di ringraziamento di Valentino. La platea era già stata riscaldata a dovere dai discorsetti e dalle battute scherzose che piovevano, in ti¬ pico stile americano, dalla tribuna, dove sedevano quasi fianco a fianco il parlamentare californiano Leon Panetta, rappresentante dell'ala più liberal della comunità impegnata nei movimenti per i diritti civili, e il severo giudice della Corte suprema Antonin Scalia, legato alla tradizione, alla difesa della famiglia e della Chiesa. Sono le due anime, i poli opposti della comunità italo-americana che convivono nell'America all'alba del Duemila. Accanto a loro e ai dirigenti deli'associazione e ricchissimi uomini d'affari Frank Stella e Jeno Paulucci, c'erano numerosi parlamentari, gli amba- sciatori Rinaldo Petrignani e Peter Secchia, il loro collega argentino Guido Ditella, che come indica il nome è un altro «oriundo», il cape dell'Fbi William Sessions, personaggi della tv e le attrici Connie Stevens e Brenda Vaccaro. Mentre nelle prime file sedevano i manager pubblici giunti dall'Italia: da Viezzoli a Fabiani, da Verri a Cantoni e Savona. Dopo la benedizione del cardinale Hickey sui 25 milioni di italo-americani, e mentre si attendeva l'arrivo del Presidente della Repubblica, si sono intrecciate le battute. Paulucci: «A chi mi chiede: tu si' italiano o americano, io rispondo: boh, tutti e due». Quayle: «Complimenti, questo è il più grande assembramento di gente che stasera non sta guardando in tv la finale di baseball fra Auckland e San Francisco». In platea, il tandem CantoniSavona cercava di fugare interrogativi sulla loro presenza in America: «No, non siamo qui per andare ad Atlanta. La Bnl non ha bisogno di una politica di rilancio». Alla fine, è arrivato anche Cossiga. Scalia lo ha presentato, ripercorrendo la sua lunga carriera politica. Ieri, infine, il trasferimento a New York: una visita al museo Guggenheim e, in serata, cena con il governatore Cuomo. Paolo Patruno Cossiga riceve a Washington un attestato d'amicizia da Frank Stella, presidente della «Italian American Foundation»