Cara Torino svegliati!

Cara Torino svegliati! Mundial: un invito da Roma Cara Torino svegliati! ROMA. E' vero che Torino manifesta, nell'attesa che le giunga il dono dei Mondiali, lo stesso infervorato interesse che un qualsiasi cittadino esprimerebbe aspettando l'arrivo del tram? L'impressione che la vecchia capitale del calcio (ventidue scudetti la Juventus, sette scudetti il Toro) scarseggi di entusiasmi iridati, tanto da suggerire il sospetto d'essersi rassegnata ad un ruolo di secondo piano, sussiste nella sede romana del Col, dove ci si meraviglia molto che dal fiero Piemonte non si levino raffiche di pretese e di proteste. Ma come? Torino, la Torino di Pozzo e di Valentino Mazzola, di Ferruccio Novo e di Boniperti, di Combi, Rossetta e Caligaris, s'accontenta di ospitare nel suo nuovissimo stadio, giudicato con quello di Bari il più bello d'Italia, la rispettabile ma assai poco stimolante nazionale del Belgio? E' possibile che alla Torino calcistica non importi assolutamente nulla di presentare a un pubblico, già da troppe stagioni costretto a sorbire spettacoli niente affatto spettacolari, il meglio o il quasi-meglio del campionato del mondo? Perché, ancora una volta, la possibilità di mostrare a un turismo che non si riduca a quattro gatti le proprie effettive bellezze finisce nel tiepidario delle occasioni mancate? Mentre Udine batte i pugni e grida «Il Brasile a noi!», mentre Milano avverte «Provate a toglierci la Germania», mentre Napoli ha già preso al laccio l'Argentina, Torino parla soltanto con la voce brasiliana del giovane Muller che vagheggia l'approdo in riva al Po della sua nazionale. Al Col romano qualcuno non sa che la reiterata richiesta, la supplica, il vanto delle proprie virtù, non rientrano nei costumi d'una città che ha sempre inalberato l'insegna della riservatezza, e non ha cambiato il suo modo di porsi dinanzi agli altri neppure quando c'erano da salvaguardare certe ricchezze «storiche», che le sono state puntualmente rapite. Figuriamoci se può mutare questo carattere alla vigilia d'un torneo di calcio, sia pure di livello mondiale. Il Col non ha probabilmente tempo per impegnarsi in studi di etnologia e si limita dunque a un consiglio: datevi un pochino, mica tanto, da fare amici torinesi e non è detto che non vi capiti addosso lo squadrone. Esiste da parte dell'organizazione dei campionati del mondo la sincera volontà di favorire l'ubicazione di Torino al centro del grande spettacolo. Sarebbe però gradita una maggiore partecipazione all'evento, una più calda difesa dei propri diritti sportivi. Se Torino si fosse battuta come Udine, i cui trascorsi calcistici sono simpatici ma non clamorosi, per ospitare il Brasile, per adulare e invogliare il Brasile ad una sosta in Piemonte, oggi i compagni di Muller avrebbero già scelto il loro recapito. Né dalla Juventus né dalla società granata si sono mai levati appelli affinché Torino fosse trattata al pari di Milano o di Naj H. E non risulta che in altri settori della vita cittadina si sia presa a cuore la faccenda. Si è parlato e si parla dello stadio della Continassa soltanto per sottolinearne le beghe che lo circondano: che poi venga ad inaugurarlo San Marino o la Germania, chi se ne infischia. I giochi non sono ancora chiusi, di qui al sorteggio romano di dicembre tutto può ancora succedere. Il coro delle forze sportive torinesi unito alla voce del sindaco (non dimentichiamo che il mondiale a Torino è un fatto di Torino come la me- Gianni Ranieri CONTINUA A PAGINA 2 3a COLONNA Muller: l'unico finora a chiedere che a Torino, per il Mundial, venga il Brasile

Persone citate: Boniperti, Caligaris, Combi, Ferruccio Novo, Gianni Ranieri, Muller, Pozzo, Valentino Mazzola