Suspense aspettando Tokyo di Valeria Sacchi

Suspense aspettando Tokyo Il crollo di Wall Street coincide in Italia con la «chiusura» del mese Suspense aspettando Tokyo Misure minime già decise dalla Consob MILANO. Sospesa per ragioni di fuso orario tra Tokyo e New York, Piazza Affari affronta oggi una difficile mattinata. Con un grande batticuore. Quando alle dieci nel parterre si darà il via alle contrattazioni, la Borsa di Tokyo avrà già chiuso da quasi due ore. Le sue indicazioni saranno quindi il primo pun to di riferimento per gli umori della giornata. Se Tokyo tiene, rispettando le previsioni dei responsabili delle maggiori securities nipponiche, è probabile che anche il mercato italiano riesca a superare la seduta senza intralci, senza interventi da parte delle autorità vigilanti. Se invece il Nikkei avrà seguito l'esempio del Dow Jones crollando a sua volta, difficile prevedere le conseguenze. Anche perché, a quel punto, le barriere erette nel week end dalle autorità americane per evitare che oggi si ripeta il doppio colpo, potrebbero non servire a molto. Salirebbero quindi le probabilità che Wall Street prosegua nel ribasso. Stamane chiude a Piazza Affari il mese borsistico di ottobre, una seduta che in termine tecnico viene generalmente definita «delicata». Ieri pomeriggio, i vertici della Consob, riuniti a Roma, non hanno ritenuto di dover prendere drastiche misure preventive, limitandosi a stabilire che non si terrà l'avant bourse (quelle contrattazioni sulle blue chips che precedono l'avvio della riunione) e riducendo la banda di oscillazione (di norma oltre il 10% al rialzo o al ribasso) che fa scattare il rinvio a fine seduta della rilevazione del prezzo sul singolo titolo. Anche perché i sondaggi effettuati tra sabato e domenica presso i maggiori operatori, hanno fornito dati rassicuranti. Quasi tutti hanno infatti escluso che il crack di venerdì a Wall Street possa trasmettersi automaticamente sul listino italiano. Ma se Tokyo crolla, prima delle dieci altre difese potranno essere decise. I motivi del cauto ottimismo nascono da fatti concreti. Prima di tutto l'economia italiana in generale, e le imprese italiane in particolare, mantengono buoni ritmi di crescita; non così Oltreoceano, dove i risultati trimestrali di molte industrie sono stati deludenti. In secondo luogo le condizioni interne alla nostra Borsa sono assai differenti da quelle americane. Non esistono da noi i «titoli spazzatura» vale a dire quei junk bonds che sostanzialmente trasformano in debito i capitali, e servono a finanziare fusioni, acquisizioni e scalate di gruppi: per le proporzioni da essi assunte (qualcuno sostiene che sfiorino il valore del deficit del Tesoro Usa), rappresentano ormai un elemento stabile di fragilità e di minaccia. Infine, mentre Wall Street ha visto nell'ultimo mese gli indici sfiorare nuovi massimi, il contrario è accaduto in Italia, dove da settimane la Borsa accumula passi indietro. Ironia della sorte, proprio la debolezza del nostro listino costituisce oggi elemento di speranza sulle probabilità della sua tenuta. Detto questo, il crollo di Wall Street di venerdì lascerà comunque il segno, anche se rimarrà un fatto isolato, e non si ripeterà nei prossimi giorni. Un avvenimento di que- Valeria Sacchi CONTINUA A PAGINA 2 6" COLONNA

Luoghi citati: Italia, Milano, New York, Roma, Tokyo