«I neri uccisero Mattarella»

«I neri uccisero Mattarella» Il giudice istruttore firma mandati di cattura per i due terroristi in carcere «I neri uccisero Mattarella» Falcone: i killer sono Cavallini e Fioravanti PALERMO. I killer di Piersanti Mattarella sarebbero i neofascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini. Il giudice istruttore Giovanni Falcone, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha firmato ieri i mandati di cattura per concorso nell'omicidio del presidente della Regione siciliana. Mattarella fu ucciso il giorno dell'Epifania del 1980, mentre con la moglie ed i figli usciva da casa per andare a messa. Contro i due presunti killer del delitto vi sarebebro — secondo indiscrezioni — i riscontri dell' indagine istruttoria, il racconto di alcuni pentiti, il riconoscimento fotografico di Giusva Fioravanti compiuto dalla vedova del presidente democristiano della Regione, le testimonianze del neofascista Francesco Mangiameli, ammazzato nel settembre dell'80 a Roma. Mattarella sarebbe stato colpito dai neofascisti in cambio dell'appoggio che essi avevano chiesto alla mafia per far evadere Pierluigi Concutelli, condannato all'ergastolo per vari delitti. L'indagine istruttoria ha ricostruito la presenza di Fioravanti e Cavallini in Sicilia, rivelata, tra l'altro da Cristiano Fioravanti, fratello di Giusva. Questi era allora accompagnato da Francesca Mambro, con la quale abitò per alcuni giorni sia a Palermo che in un albergo del Trapanese. La partecipazione di terroristi neri nell'omicidio era stata sostenuta, quando però era già nota, anche dal pentito Giuseppe Pellegriti. Le rivelazioni di quest'ultimo erano però andate oltre il livello degli esecutori materiali, risultando calunniose per l'eurodeputato de Salvo Lima. Le calunnie di Pellegriti hanno differito l'emissione dei provvedimenti del giudice istruttore, costringendolo a complesse verifiche. Il mandato di cattura non è stato ancora notificato, e non è noto se il provvedimento riguardi anche altre persone già detenute, come Fioravanti e Cavallini. Ma il provvedimento non riguarderebbe comunque persone in li¬ bertà. Le «confessioni» di Pellegriti e di un altro pentito (dei Nar), Angelo Izzo, in questi giorni sono all'esame dei giudici della corte d'assise d'appello di Palermo nel primo processo a Cosa Nostra. Ieri nell'aula dell'Ucciardone è stata proiettata su alcuni schermi tv la registrazione audio-video dell'interrogatorio di Izzo, condannato all'ergastolo per il massacro del Circeo. Izzo, con Giuseppe Pellegriti, ha ricevuto un mandato di cattura da Falcone per calunnia aggravata nei confronti dell'on. Lima. Ai giudici, Angelo Izzo ha riferito di non avere mai suggerito il nome del «mandante» degli omicidi politici a Giuseppe Pellegriti ma di aver saputo molti particolari su questi delitti dallo stesso pentito catanese. Pellegriti, secondo Izzo, gli aveva confidato numerosi dettagli sul delitto Mattarella. «Pellegriti mi raccontò che per uccidere il presidente della Regione — ha detto Izzo — furono usate una pistola ed una mitraglietta che vennero utilizzate anche per un duplice delitto ad Adirano. Pellegriti disse anche che era in grado di far recuperare la mitraglietta utilizzata quel giorno». Izzo dice anche di avere invitato Pellegriti a raccontare tutto ai magistrati. «Inizialmente — ha detto Izzo — non voleva parlare con Falcone perché, diceva, aveva modi di fare da "malandrino"». Izzo afferma di aver segnalato le confidenze di Pellegriti sull'omicidio Mattarella ad un funzionario di polizia. «Solo dopo l'interrogatorio con il giudice Falcone — ha anche detto l'estremista di destra — Pellegriti mi disse che si era cacciato nei guai perché aveva fatto al magistrato il nome del mandante del delitto Dalla Chiesa, e cioè l'eurodeputato Salvo Lima. Prima di allora con me non ne aveva mai parlato». A conferma di questa tesi, Angelo Izzo ha ricordato un particolare: «Pellegriti mi invitò ad annotare questo fatto su un libro che stavamo scrivendo insieme». [Ansa]

Luoghi citati: Falcone, Palermo, Roma, Sicilia