«Colpo di Stato bianco a Napoli»

«Colpo di Stato bianco a Napoli» Il Comitato parlamentare d'indagine: irregolarità in 1800 sezioni su cinquemila «Colpo di Stato bianco a Napoli» «Brogli elettorali certi, la magistratura assolve» NAPOLI. Schede elettorali bruciate nel cortile della Pretura o mandate al macero, interi fascicoli spariti nottetempo dagli archivi, migliaia di preferenze truccate, verbali scomparsi nel nulla, voti attribuiti a questo o quel partito grazie a molte e non sempre chiare complicità. E' un quadro a tinte fosche quello tracciato ieri a Napoli dal Comitato inquirente della Giunta per le elezioni della Camera. Ciò che è avvenuto durante le consultazioni politiche del giugno '87 nella circoscrizione Napoli-Caserta equivale ad un «colpo di Stato bianco, ad una alterazione del codice genetico del consenso che è alla base di una democrazia». Le parole sono di Enzo Trantino, presidente del Comitato che si sta occupando dei brogli elettorali scoperti nelle due province. Dall'indagine, partita in seguito alla denuncia di alcuni candidati «trombati» e intrecciata a successive inchieste giudiziarie, emerge una grave realtà: c'è chi siede in Parlamento senza averne diritto. Nomi e partiti sono per ora taciuti, ma i membri del Comitato sono concordi: non è possibile far finta che nulla sia accaduto. L'organismo parlamentare — lo compongono oltre al missino Trantino, due vicepresidenti, Bruno Stegagnini (de) e Francesco Forleo (pei), il relatore Giancarlo Salvoldi (Verde), Guido Martino (pri), Giancarlo Binelli (pei) e Gianni Pavera (de) — sta per completare il suo lavoro. A distanza di un anno dalla prima visita, in Prefettura sono sfilati alti magistrati, responsabili dell'ufficio elettorale circoscrizionale, presidenti di seggio. Ed il bilancio è scoraggiante: «La vastità dei brogli riscontrati — ha spiegato Trantino — può essere paragonata ad uno sciame sismico e rientra in un disegno strategico inquinante». Vale a dire che chi ha beneficiato delle alterazioni del voto, ha goduto di «appoggi esterni» che non escludono scenari ben più inquietanti. Lo ha detto esplicitamente Salvoldi: «Forse ci troviamo di fronte anche all'intervento della grande criminalità organizzata». Cosa accadrà quando il Comitato, entro la fine di quest'anno, chiuderà il «capitolo Napoli»? «Non c'è una soluzione indolore — ha insistito Salvoldi —, la Giunta dovrà scegliere interventi coraggiosi». L'eventuale ripetizione delle elezioni è però ritenuta improbabile: «Non ci sono precedenti in tal senso — ha affermato Trantino — ed inoltre si rischierebbe un'azione ingiusta, penalizzando anche i candidati in buonafede». Inoltre, il corpo elettora¬ le è mutato, mutate sono le caratteristiche anagrafiche delle varie zone coinvolte, così come pure gli orientamenti politici. Per Salvoldi si potrebbe però pensare di annullare il voto in quei seggi dove le irregolarità sono provate ed eclatanti. Di sicuro il Comitato farà le sue proposte alla Giunta per le elezioni che dovrà poi riferire in Parlamento. Con una consapevolezza: questo sistema di voto va cambiato. «In Italia — ha ironizzato Trantino — siamo fermi all'archibugio, mentre altrove usano i missili». Le dimensioni dei brogli sono condensate in alcuni dati forniti ieri dopo le audizioni del primo presidente della Corte d'Appello, Giuseppe Persico, del Procuratore generale Aldo Vessia, e dello staff dell'Ufficio circoscrizionale guidato dal presidente del Tribunale, Modesto Caputo. Le irregolarità emerse dalle indagini riguardano ben 1800 seggi su 5081: in 120 casi si tratta di «irregolarità gravi». Il Comitato ha fornito all'autorità giudiziaria elementi per l'apertura di 250 procedimenti penali, 112 dei quali sono stati però nel frattempo archiviati. Ed è quest'ultimo uno dei motivi di polemica sottolineati dal Comitato. La magistratura, hanno ripetuto i parlamentari, ha sostanzialmente sottovalutato il fenomeno: «C'è stato detto dai responsabili dell'Ufficio circoscrizionale — ha affermato Trantino — che il risultato elettorale di Napoli è tutto da buttare. Ma ci è stato anche detto che quando ci si è trovati di fronte a centinaia di preferenze che superavano in numero gli stessi voti di lista, si è pensato semplicemente di eliminare le eccedenze». Forleo ha usato parole dure: «La magistratura ha finito con il legittimare i brogli e persino il primo Presidente della Corte d'Appello ha ammesso che c'è stato un addormentamento dell'ordine giudiziario». Gli esempi forniti sono illuminanti. A Marcianise, un grosso comune alle porte di Caserta, numerose schede sono state bruciate nel cortile della Pretura, altre sono state spedite al macero. E nella Pretura di Torre del Greco, per due volte — nel settembre dell'88 e nel maggio scorso — ignoti hanno forzato l'archivio elettorale e rubato fascicoli e schede. «Soltanto oggi — hanno sottolineato al Comitato — siamo riusciti ad avere un rapporto scritto, secondo il quale mancano schede relative a 78 sezioni su 166». Ieri in Prefettura il Comitato ha ascoltato i Pretori di Gragnano e Barra dove altre schede sono state trafugate, per scoprire che anche a Torre Annunziata, un comune «a rischio» nella mappa malavitosa, sono svaniti nel nulla centinaia di fascicoli. Un «disegno strategico», un'azione coordinata da «gruppi esterni», l'ombra oscura della camorra? «Prima delle elezioni ci sono stati a Napoli candidati minacciati perché non affiggessero manifesti — ha ricordato Salvoldi — ed alcuni hanno denunciato la presenza davanti ai seggi di persone che imponevano voti e preferenze». «Quando da una Pretura scompaiono tutte le schede, quando in un'altra ci sono ripetute effrazioni, quando si assiste allo spostamento di centinaia di consensi — è lo sfogo di Giancarlo Binelli — è difficile non ipotizzare l'esistenza di un disegno doloso». Mariella Cirillo