Rivoluzione alla Pravda di Emanuele Novazio

Rivoluzione alla Pravda Giubilato dopo 13 anni Afanasiev: arriva un direttore «liberale» Rivoluzione alla Pravda II ministro dell'Interno: Eltsin mente MOSCA DAL ROSTRO CORRISPONDENTE Il direttore della «Pravda», Viktor Afanasiev, è stato rimosso dall'incarico. Lo sostituirà Ivan Frolov, un sessantenne che ha diretto fino a due anni fa la rivistSkeorica del partito, «Kommunist», e da un anno era consigliere politico di Gorbaciov: Un uomo considerato molto più liberale del suo predecessore. L'annuncio è ufficiale, ha il crisma del Politburo, ed è stato dato in apertura del telegiornale di ieri sera. L'«uomo dei quattro segretari», messo alla testa del giornale del pcus da Leonid Breznev nel '76 e rimasto in sella con Andropov, con Cernenko' e poi con Gorbaciov nonostante una linea prudente e sempre più ostile alle riforme, se ne va in un momento in cui la stampa sovietica è al centro di polemiche furiose e oggetto di severe critiche dal vertice supremo, e a poche settimane dalla clamorosa rettifica di cui proprio Afanasiev era stato protagonista e vittima, dopo la pubblicazione di un articolo ripreso da «Repubblica» sugli eccessi alcolici di Boris Eltsin durante la sua tournée americana. Per la prima volta nella sua storia il quotidiano più austero dell'Urss, al quale il partito ha sempre affidato il suo prestigio, era stato costretto a chiedere scusa a un bersaglio politico che si era sentito diffamato: un doloroso epilogo per un abilissimo tessitore d'equilibri come Afanasiev. A decidere la sua sostituzione non è stato però soltanto il caso Eltsin, nel frattempo riesploso e segnato ieri dalle durissime accuse del ministro degli Interni Bakatin («Eltsin è un bugiardo che vuole diffondere voci a lui favorevoli» dopo aver denunciato un'aggressione e averla poi ritrattata, «e si vuole presentare davanti al popolo come vittima del potere»): da mesi si dava per scontato un cambio al vertice della «Pravda». Ma l'incidente; di settembre ha probabilmente accelerato la sua uscita di scena. La caduta di Afanasiev potrebbe essere il primo atto di una manovra più complessa nel mondo dei mass media, dove Gorbaciov sembra puntare a una vasta operazione di riequilibrio, smussando le punte più affilate, a «destra» e a «sinistra». Le avvisaglie di un uragano che è forse soltanto ai primi tuoni c'erano state la settimana scorsa, dopo la convocazione al Cremlino dei responsabili dei principali organi d'informazione. Il Presidente sovietico avrebbe accusato duramente soprattutto le testate «radicali»: «Ogoniok», diretto da Vitali Korotich, e «Argumenty i Fakti», il settimanale più diffuso dell'Urss con venticinque milioni di copie. Il suo direttore, Viaceslav Starkov, sarebbe sta¬ to più tardi convocato dal responsabile dell'ideologia nel pcus, Vadim Medvedev, e invitato a dimettersi: formalmente per avere pubblicato un sondaggio d'opinione poco lusinghiero per i vertici del Paese e aver ospitato alcune lettere ostili a Gorbaciov, più probabilmente per la linea troppo indipendente scelta negli ultimi mesi dal giornale. Critiche altrettanto severe sarebbero piovute anche sui conservatori. Secondo il resoconto del direttore di «Moskovski Novosti», Egor Yakovlev, Gorbaciov ha attaccato anche le testate troppo moderate: «Quando se la prendeva con la fraseologia pseudo-rivoluzionaria, una parte della sala applaudiva e l'altra restava in silenzio. Quando parlava dei conservatori, chi applaudiva in precedenza diventava silenzioso». Starkov resiste, per il momento, e il suo potrebbe diventare un caso clamoroso, se è vero che una parte della redazione è pronta allo sciopero in suo appoggio. Afanasiev invece se ne è andato, ma la sua cacciata, presentata dal Politburo come una decisione spontanea dovuta al desiderio di «dedicarsi a lavoro scientifico», sembra essere il frutto della stessa linea, il nuovo equilibrio emerso al Plenum di settembre. Altre sostituzioni, forse, la confermeranno. Emanuele Novazio

Luoghi citati: Mosca, Urss