Da Bonn il primo no all'uomo nuovo di Alfredo Venturi

Da Bonn il primo no all'uomo nuovo Da Bonn il primo no all'uomo nuovo «Non riconosceremo mai la cittadinanza di Berlino Est» La Germania Federale crede a una sostanziale continuità BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Noi non abbiamo nessuna intenzione, dice Hans-Dietrich Genscher, di interferire negli affari interni della Repubblica Democratica Tedesca. D'altra parte ci auguriamo, aggiunge, che i cittadini della Repubblica Democratica possano finalmente interferire negli affari che li riguardano personalmente. Con questa battuta il ministro degli Esteri risponde a un passo del discorso di investitura di Egon Krenz, nel quale il successore di Honecker rinnova la denuncia tradizionale delle ingerenze di Bonn. A una richiesta implicita nello stesso discorso, che la Repubblica Federale si decida finalmente a riconoscere la cittadinanza tedesca orientale, Bonn ha immediatamente risposto no. Non se ne parla nemmeno, dice Dorothee Wilms, che nel governo federale sovrintende ai rapporti intertedeschi. Ci si chiede dunque che cosa ne sarà di questi rapporti, dopo l'avvicendamento personale a Berlino Est. La previsione più ovvia è che nulla cambierà, per la semplice ragione che un fitto tessuto di scambi con la Germania occidentale è letteralmente irrinunciabile per la Repubblica Democratica. Uomo pragmatico, Krenz è perfettamente consapevole di questa realtà: e nel suo discorso radiotelevisivo dell'altra sera ha sacrificato parole pacate sull'altare intertedesco. Siamo pronti, dice il successore di Honecker, a sperimentare i modi e le possibilità di contatti più stretti, a sviluppare forme permanenti di cooperazione in tutti i campi. Non si tratta certo di accenti nuovi: questi contatti, questa cooperazione, sono stabilmente garantiti da accordi collaudati, e da una prassi ormai quasi ventennale. Proprio questo ha fatto sì che l'insieme delle relazioni fra le due Germanie proseguisse, nelle lunghe settimane della grande crisi a Berlino.Est, praticamente indisturbato. Il discorso di Krenz lascia intravedere una linea di sostanziale continuità rispetto all'era Honecker: nulla potrà arrestare gli scambi, soprattutto com- merciali e finanziari, nemmeno le eventuali crisi periodiche, che si arresteranno ai rituali duelli polemici. La stessa Wilms, nel momento stesso in cui ribadisce che di cittadinanze tedesche ce n'è una sola, auspica una prosecuzione costruttiva dei rapporti fra i due Stati. Uno fra gli esperti più noti di questioni orientali, il socialdemocratico Egon Bahr, suggerisce al governo di Bonn una ridefinizione concordata della politica verso l'altra Germania. Bisognerebbe negoziare, secondo Bahr, un protocollo aggiuntivo agli accordi in corso di esecuzione, in cui vengano fissati i fondamenti dei rapporti intertedeschi per il prossimo decennio. Tali fondamenti dovrebbero comprendere quegli stessi obiettivi che sono esplosi sulle piazze di Berlino, di Lipsia, di Dresda: la libertà d'informazione, la libertà di movimento, l'avvicinamento fra i tenori di vita. Obiettivi ambiziosi, e che molto probabilmente Krenz farebbe ricadere nella fattispecie delle ingerenze di Bonn: ma che si iscrivono nella continuità della politica federale, da sempre basata sulla connessione fra i legami con l'Occidente, fruttuosi per Berlino Est soprattutto sul piano economico, e l'impegno da parte orientale al rispetto di certe fondamentali esigenze della popolazione. Un altro punto fermo è quello sul quale insiste da sempre il cancelliere Kohl: se la Repubblica Democratica imboccherà con decisione la strada delle riforme, la Repubblica Federale è pronta a contribuire con tutto l'aiuto finanziario richiesto dalle circostanze. Anche per far cessare quell'esodo che lo stesso Krenz definisce una preoccupante emorragia, e che di fatto preoccupa in ugual misura Berlino Est e Bonn. Problema che può essere risolto, ripete Kohl, soltanto sul territorio dell'altra Germania. Nella prima giornata dopo il cambio della guardia l'esodo è continuato: altri 1900 profughi sono arrivati ieri in Baviera, altri 1750 aspettano a Varsavia di essere portati a Ovest. Per loro, evidentemente, Egon Krenz non è che un Erich Honecker con venticinque anni di meno. Alfredo Venturi