DDR, GORBACIOV CHIAMA BRANDT di Enzo Bettiza

DDR, GORBACIOV CHIAMA BRANDT IL CAMBIO DELLA GUARDIA A BERLINO DDR, GORBACIOV CHIAMA BRANDT IL vero scenario in cui è maturata la destituzione di Honecker, la più precipitosa, la più brutale e la più totale che negli ultimi tempi sia avvenuta in un Paese dell'Est europeo, è ancora tutto da ricostruire e da capire nel suo svolgimento quanto mai sconcertante Vediamo i fatti. Sotto la pressione della piazza che in un clima di esaltazione schilleriana invocava soprattutto Die Freiheit, la libertà, Erich Honecker, dopo 18 anni di esemplare «buon governo» staliniano, è precipitato all'improvviso dal suo duplice trono di capo del partito e dello Stato. Nulla gli è stato concesso di conservare: neppure un lustrino formale dell'immenso potere fino a ieri concentrato nelle sue mani. Al tempo stesso sono stati liquidati, con la stessa totale brutalità, gli altri due sfjmmi personaggi che, affiancando Honecker, costituivano il triumvirato di ferro che da qualche lustro governava marzialmente la Prussia comunista: Joachim Herrmann, il «Goebbels rosso», responsabile dell'informazione e della propaganda, e Gunter Mittag, il responsabile dell'economia che, a ragione, si vantava di aver creato nella Germania dell'Est l'unico modello di comunismo funzionante e prospero. E' stato in gran parte merito suo se molti dei 50 mila profughi hanno potuto abbandonare in automobile privata il territorio della Ddr. Si è assistito, insomma, alla radicale eliminazione politica del nucleo duro della classe dirigente di Berlino Est: la più conservatrice ma anche la più fedele, fra tutte le dirigenze comuniste europee, agli interessi imperiali di Mosca sul Continente. Non si dimentichi che sul piano militare la Ddr, antemurale e arsenale avanzato del Patto di Varsavia, è un prolungamento dell'Urss nel cuore della Germania: sui 550 mila soldati sovietici distribuiti nell'Est europeo, ben 400 mila sono stanziati sul territorio chiave della Repubblica democratica tedesca. Non si dimentichi poi che Honecker, Mittag e Herrmann, questi importanti garanti della presenza strategica sovietica in Europa, sono stati liquidati senza alcun riguardo proprio nei giorni in cui, fra i tumulti della piazza, essi celebravano il 40° anniversario della fondazione del loro Stato artificiale. Non si dimentichi, infine, che l'esecuzione politica è avvenuta dopo che Ligaciov, il numero due del Cremlino, era giun¬ to a Berlino Est a dare una mano ai governanti, locali scossi dalle fughe a Ovest, e dopo che lo stesso Gorbaciov, sulle orme dell'antagonista, era arrivato pure lui nella capitale della Ddr a ribadirne l'inviolabilità territoriale e politica. Gorbaciov, certamente, in quell'occasione, avvertì Honecker, spaventato dall'isolamento e dallo svuotamento in atto del suo Stato, che «i comunisti dovevano saper tenere il passo con l'evoluzione della vita»; ma nello stesso momento fece chiaramente capire che il muro di Berlino, simbolo legittimante del comunismo tedesco e del suo gruppo dirigente, non sarebbe stato smantellato né oggi né domani. Quali sono, allora, i passaggi mancanti di uno scenario che, in un frangente così delicato per la stabilità dell'impero sui confini occidentali, ha determinato una simile decapitazione di vertice nel più importante satellite di Mosca in Europa? Nella ridda degli eventi e delle notizie nessuno ha dato un peso specifico al fatto che, proprio nelle ore in cui si decideva la sorte di Honecker, si trovavano nella capitale sovietica, a colloquio con Gorbaciov, Brandt e Bahr: i due artefici della Ostpolitik socialdemocratica, i grandi interlocutori di Mosca sul disarmo europeo, sulla «casa comune», sulla questione tedesca, sul muro berlinese, sui contatti fra le due Germanie. Non sono m.ancate neppure, nella storia dei lunghi e ottimi rapporti fra sovietici e socialdemocratici brandtiani, caute allusioni alla possibilità di una graduale confederalizzazione fra i due Stati tedeschi in chiave neutrale o anche neutralista. Ligaciov, sicuramente, era contrario alla liquidazione di Honecker e compagni. Gorbaciov, probabilmente, era più oscillante nella valutazione delle novità in esplosione fra Berlino e Lipsia e più incerto, quindi, sulle decisioni da prendere. Non è affatto da escludere che, lasciata dieci giorni or sono nel dubbio Berlino Est, Gorbaciov abbia preso una decisione definitiva dopo essersi consultato con Brandt e con Bahr. Non a caso Bahr, mentre le opposizioni in Germania Orientale accoglievano con grande scetticismo la sostituzione di Honecker con Egon ,Krenz, diceva ai giornali- Enzo Bettiza CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA