«Non ero lo poliziotta sexy» di Guido Coppini

«Non ero lo poliziotta sexy» Genova, i testimoni provano che non era a letto con il detenuto in ospedale «Non ero lo poliziotta sexy» Scagionata dal giudice: «Ma lo choc resta» GENOVA. «Sospesa dal servizio, dicono in via cautelare. Sbattuta sui giornali e in tv. Definita la poliziotta dell'amore. Tutto questo senza aver niente da rimproverarmi. E la sofferenza, l'ingiustizia, il dramma della mia famiglia: ho i genitori e cinque fratelli, io sono la più piccola». Ornella Cetti, 26 anni, l'agente in prova denunciata da un'infermiera che afferma di averla vista a letto con il detenuto che doveva piantonare, sfoga la sua amarezza nel grande appartamento, a Sampierdarena, dove abita. Nella stanza dove ci riceve, un ritratto di lei in divisa. Il suo sogno, pagato a caro prezzo. Ma è di carattere forte: «So di essere stata incolpata ingiustamente, questo mi dà coraggio». Rievoca quell'alba del 5 settembre, che ha sconvolto la sua esistenza. Ornella, che accadde? Vorrà dire che cosa non accadde. Ero in servizio dal primo agosto. Il 4 settembre mi dettero l'ordine di piantonare un de¬ tenuto, Massimo, uscito dalla tossicodipendenza, in carcere per aver contravvenuto agli arresti domiciliari e ricoverato all'ospedale di San Martino per analisi. Ero sola. Nessuno mi aveva avvertita che la sorveglianza notturna un agente in prova può farla solo insieme ad un poliziotto effettivo. Quella sera ero stanchissima, lavoravo da 11 giorni consecutivi. Qualcuno ha insinuato che lei conosceva già prima il detenuto. No, non l'avevo mai visto prima. E' andata così. Mi presento all'ospedale alle 23,35 come da ordine. Dò un'occhiata alla camera. Ci sono il detenuto, a letto, e due altre persone: un anziano diabetico e la moglie. Cosa successe dopo? Alle 3 del mattino il detenuto esce per andare a prendere un caffè dalla macchinetta automatica. Lo seguo. Ci vede un'infermiera che ci invita a rientrare in camera. Naturalmente, obbediamo. Io mi siedo sulla seggiola accanto al letto. Qualche ora dopo il diabetico ha una crisi, il detenuto si alza per aiutare la moglie che era spaventata. All'improvviso mi coglie un malore forse anche a causa dell'acuto odore dei medicinali. Per qualche attimo credo di aver perso i sensi. Mi sono ritrovata seduta sul letto, la schiena appoggiata ai cuscini. Il detenuto si era chinato un attimo su di me, penso per aiutarmi. In quel momento l'infermiera ha socchiuso la porta, ci ha osservati per un paio di secondi. Non so cosa abbia potuto vedere. Forse era stanca anche lei, forse l'ha tradita la luce dell'alba. Ornella, lei era vestita? Sì, di tutto punto. Indossavo pantaloni, camicetta, una maglia e la giacca della divisa. Mi sono ripresa subito. Finito il turno sono andata a casa e ho dormito fino al pomeriggio. Nemmeno un'ora più tardi mi telefonano dalla Questura: sono sospesa. Il giorno dopo perquisiscono me e l'appartamento. E comincia il dramma della poliziotta definita «tenera» che, prima ancora di essere convo¬ cata, si presenta al giudice Massimo Terrile fornendo la sua versione. L'infermiera ribadisce la sua. Su Ornella gravano inizialmente accuse pesantissime: atti osceni, violata consegna, provvedimento disciplinare. Poi cadono, una dopo l'altra. Il giudice Terrile sente il detenuto e la moglie del diabetico che confermano: quella notte, non accadde nulla fra la poliziotta e il giovane sorvegliato. «Ma intanto l'agente veniva criminalizzata come se la sua colpevolezza fosse già acquisita», protesta l'avvocato Alfredo Biondi che difende Ornella, e che ha chiesto al ministro degli Interni di revocare il provvedimento di sospensione. Se ne convince anche il giudice che derubrica il presunto reato. Rimarrà, forse, la violata consegna. Ma se ne discuterà in Pretura. «Però io non sarò più quella di prima», si sfoga Ornella. Ma è un'agente di polizia, non piange. Guido Coppini

Persone citate: Alfredo Biondi, Massimo Terrile, Ornella Cetti, Terrile

Luoghi citati: Genova