Eltsin: «Qualcuno vuole demolirmi» di Emanuele Novazio

Ellsint «Qualcuna vuole demolirmi» Il deputato insiste: «Quello che mi accadde la sera del 28 settembre riguarda la mia vita privata» Ellsint «Qualcuna vuole demolirmi» E Gorbaciov attacca i giornalisti MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non era un problema da discutere davanti al Soviet Supremo. Ma evidentemente, all'interno della leadership sovietica c'è il desiderio di screditare un deputato, e quanto è accaduto è un nuovo episodio nella catena di manovre del potere per diminuire la mia autorità e distrarre gli elettori da argomenti più dolorosi». Nei corridoi del Parlamento, a poche ore dal nuovo clamore attorno al suo nome, Boris Eltsin accetta un breve scambio di battute con i giornalisti che gli chiedono perché, che vogliono sapere che cosa è successo davvero, quella notte del 28 settembre attorno alla zona delle dacie alla periferia di Mosca, che chiedono un chiarimento soprattutto: perché due versioni, perché la denuncia di un'aggressione e poi la richiesta di archiviare la vicenda? Eltsin è calmo e stanco, e nelle sue parole non c'è l'enfasi abituale. Ma di spiegazioni non ne dà: ripete quanto ha dichiarato alla vigilia davanti a Gorbaciov'. Insiste dunque che nessuno ha mai tentato di assassinarlo, contrariamente alle Sue prime dichiarazioni ai poliziotti che lo trovarono fradicio d'acqua poco lontano dalle dacie. E nient'altro: perché, dice, «tutto il resto riguarda la mia vita privata». , Lo scandalo però è pubblico, e avrà certo ripercussioni poli- tiche ancora difficili da valutare: perché coinvolge, e alla vigilia di elezioni locali delicatissime per il partito, il deputato più popolare dell'Urss, uno del leader della corrente radicale in Parlamento, il capo carismatico del neo populismo russo, il simbolo della sfida all'apparato. L'imbarazzo perciò è grande, fra i suoi sostenitori: quanto è avvenuto a Eltsin la notte del 28 settembre, quali ne siano moventi e trame, è il più grave scandalo esploso nel Parlamento rifondato, e il più serio scivolone pubblico per un uomo scomodo e da tre anni al centro di polemiche roventi, espulso dal Politbjuro, cacciato dal vertice del partito di Mosca e abitualmente denunciato da una parte consistente del potere per le sue disinvolte crociate contro i privilegi della nomenklatura. Un uomo costretto a difendersi dunque, uscito quasi indenne dallo «scandalo del bourbon» rilanciato dalla Pravda dopo la sua recente tournée americana, ma in posizione di debolezza per una vicenda che potrebbe travolgerlo. Il commento di Andrei Sacharov, ieri, tradiva uno sconcerto diffuso: «E' una faccenda che riguarda Eltsin e non il Gruppo interregionale» (l'associazione dei deputati riformisti dei quali Eltsin e Sacharov sono presidenti), si limitava a dire il Premio Nobel per la Pace in una pausa dei lavori al Soviet Supremo. Senza sbilanciarsi in dichiara¬ zioni di solidarietà. Al di là della vicenda personale, invece, il nuovo caso Eltsin riflette la tendenza a radicalizzare lo scontro politico, sia pure con toni esasperati. L'uso che ne è stato fatto è un .altro segno dell'offensiva che gli uomini più rappresentativi della «sinistra», che in Urss ha oggi sfumature proprie e spesso divergenti, stanno subendo. Ieri la Pravda accusava in sostanza lo storico Iuri Afanasiev, anch'egli leader dei radicali, di incompatibilità con la linea del partito. «Non sarebbe più onesto per lui uscire dal pcus?», gli domandava «Sovetskajia Rossjia». Ma altri nomi illustri della «riforma avanzata» sembrano sotto accusa, e Gorbaciov avrebbe attaccato lo stesso Afanasiev, il direttore di «Ogoniok», Korotich, e gli economisti Popov e Smheliov per le loro posizioni troppo radicali, in una recente riunione con i responsabili dei mass media. Quasi a voler ridurre l'influenza che i radicali hanno acquistato dopo il ciclone elettorale della scorsa primavera; quasi a voler imporre, nell'ampio fronte della perestrojka tenuto insieme da una visione strategica piuttosto generica, barriere più nette fra le pattuglie d'avanguardia e il Grande Centro, alla vigilia della battaglia del Congresso che il nuovo equilibrio sancirà. Emanuele Novazio Boris Eltsin mentre si reca alla riunione del Soviet Supremo

Luoghi citati: Mosca, Urss