«Rispettare i morenti»

«Rispettare i morenti» Simposio dei vescovi europei «Rispettare i morenti» ROMA DALLA REDAZIONE La Chiesa fa autocritica: spesso troppo attenta a imporre i sacramenti al malato in punto di morte, non sempre rispetta l'evoluzione spirituale della persona che ha di fronte e che «forse ai sacramenti non ha più pensato dal giorno della prima comunione». Così ha detto padre Domenico Casera, introducendo ieri il dibattito sul «tabù» della morte nella quinta giornata del simposio dei vescovi europei dedicato al nascere e morire nella società di oggi. «Il rapporto con il morente — ha detto padre Casera — non può essere lasciato alla sola tecnica. Sono troppo grandi le emozioni e i sentimenti vissuti dal paziente perché il nostro rapporto con lui sia delegato ad estranei o ai soli strumenti meccanici». Oggi invece si tende a rimuovere il pensiero della morte, con il risultato che il malato terminale viene allontanato dai suoi affetti per essere affidato a strutture impersonali e fredde proprio quando ha più bisogno di calore umano. E' il frutto anche della diffusa indifferenza religiosa in Occidente. Secondo inchieste citate dal teologo, nel Nord Europa solo il 43% delle persone crede nella sopravvivenza; una percentuale che sale al 45% nell'Europa latina, ma nella quale è compreso anche chi «si impone di credere» e si affida magari alle religioni e ai culti di provenienza orientale. Di fronte a queste realtà in crescènte sviluppo, padre Casera — che è preside del «Camillianum», Istituto internazionale di teologia pastorale sanitaria — ha detto ai circa duecento vescovi ed-esperti che lo ascoltavano che sarebbe sbagliato dare un giudizio solo negativo. Le nuove religioni «manifestano una sete di immortalità che può costituire un primo passo verso la visione cristiana». Il vero primo passo però lo deve fare la Chiesa stessa. Abbandonando, dove sopravvive, la mentalità «che la via della salvezza deve a tutti i costi passare attraverso i sacramenti», per cui si è finito per attribuire loro «un potere magico». E' necessario un ripensamento del modo con cui assistere i morenti e le loro famiglie, in un contesto che privilegi il rispetto per il moribondo e il suo diritto a morire con dignità, anche accettando «senza contraddire le espressioni dello stato d'animo del paziente». E, ovviamente, «senza imporre i sacramenti». L'aiuto più efficace viene comunque, durante tutta la vita, dalla preparazione psicologica alla morte, alla realtà della propria morte, che invece la cultura occidentale «dimentica». Oggi i lavori si concludono con una relazione del cardinale Martini, presidente del Consiglio dei vescovi europei, e con l'udienza dal Papa.

Persone citate: Domenico Casera

Luoghi citati: Europa, Nord Europa, Roma