la parola fine spetta a Tony Rominger di Gian Paolo Ormezzano

la parola fine spelili a Tony Rominger Chiusa la stagione del grande ciclismo con la prima vittoria nel «Lombardia» di uno svizzero che fugge per 113 km la parola fine spelili a Tony Rominger Soliti italiani deludenti, battuti anche i favoriti stranieri MILANO DAL NOSTRO INVIATO MILANO. Fine, amen, requiem: anche l'ultima classica della stagione ciclistica si è rifiutata agli italiani. L'83° Giro di Lombardia è stato una corsa seria e dura, da Como a Milano con freddi e nebbie, e il migliore, il meno scarso anzi del nostri è Pagnin, quinto. Ha vinto uno svizzero, primo elvetico nell'albo d'oro di questa prova. Si chiama Tony Rominger, da tre anni, da quando Moser lo volle con sé per l'ultima sua stagione professionistica piena, ha stipendio italiano nella Chàteau d'Ax. Rominger, che è piccolo e buffo, con i denti e la voce (almeno quando parla italiano) di Topo Gigio, aveva vinto due sole corse in linea in tutta la sua vita, il Giro dell'Emilia l'anno scorso e il Giro di Calabria nel 1987. La sua affermazione è esaltante per il ciclismo della Confederazione, deprimente per un po' tutto il ciclismo terracqueo. Non si può pensare che Rominger, 28 anni compiutissimi, sia diventato improvvisamente campione; si può pensare che gli altri si siano imbrocchiti di paure, stanchezze, marcamenti reciproci. Il ciclismo italiano non è oggi più ammaccato di ieri l'altro. Nel nostro piccolo, non avevamo spacciato nessuna illusione della vigilia ai lettori. La speranza non è reato, oltre la speranza non siamo mai andati. Qualcuno può pensare che al posto di Rominger, a inventarsi campione di giornata, poteva esserci un tipo tosto anche nostrano: ma siamo in zona-miracolo, quasi in zona-follia. Gli italiani sono intelligenti, se sanno di non potercela fare non tentano. Nella Chàteau d'Ax Bugno capitano e Rominger gregario, dopo avere litigato martedì all'arrivo della MilanoTorino (Bugno aveva portato il gruppo su Rominger fuggitivo su per Superga, Rominger non aveva sfruttato i rallentamenti da espiazione di Bugno giù da Superga), si sono comportati in maniera opposta: Bugno decidendo logicamente che non poteva farcela, Rominger decidendo assurdamente che si po¬ teva tentare. Et voilà. Per noi non cambia niente, per francesi e irlandesi e tedeschi, favoriti della vigilia, quella di ieri è stata una giornataschiaffo. Paradossalmente, stiamo meglio noi: non avevamo niente da spiegare. C'era pure l'onorevole Scotti all'arrivo: è presidente della Lega, lo dicono già scocciato per l'insieme dei monumenti di carne o di burocrazia contro cui vanno a schiantarsi le sue idee nuove. Rominger ha fatto 113 chilometri di fuga, partendo ai piedi della salita di Valcava: 3 chilometri più di Mottet lo scorso anno, record per il ciclismo dell'evo moderno. Non ha mai perso il senso dell'impresa, il ritmo della pedalata: è stato sempre determinato e stilisticamente perfetto. Dietro peraltro la reazione è stata poca: Delion francese e Roosen belga, poi un quartetto con i nostri Siboni e Pagnin, il messicano Alcala, il belga Robeet. Subito indietro — due tre quattro minuti — i Fignon,i Mottet, i Bugno, i Fondriest, i Kelly. A proposito di Fignon, Merckx ha detto: «E' un assurdo che possa correre lui, tre mesi con la condizionale per doping, in una gara dove gli italiani, se scoperti colpevob della sua «tessa colpa, sono squalificati, per la legge del loro comitato olimpico, per due anni». Giochiamo con queste cose, intanto che un Rominger vince il Giro di Lombardia. E a proposito, Torri ani martedì, pomeriggio feriale, era arrabbiato con Torino che al Valentino non gli aveva prodotto abbastanza spettatori per la Milano-Torino: ieri Milano, che è ciclofila, ciclosciovinista, ama o dovrebbe amare il Giro di Lombrdia, e veniva visitata in centro dal traguardo, ha prodotto di sabato poca gente più che Torino. Si parlerà ancora di questa ciclo-tristezza italiana 1989. Chiappucci, l'uomo del Giro del Piemonte, ha comunque fornito il suo giudizio eminentemente tecnico sulla sconfìtta dei favoriti stranieri: «Pensavano già alle vacanze di Natale». Gli italiani ci pensavano già dal giorno della Milano-Sanremo. Gian Paolo Ormezzano Solo a Milano. L'arrivo di Rominger dopo !a lunga fuga