Un commissario per gli arbitri

Un commissario per gli arbitri GLI INTOCCABILI Un commissario per gli arbitri E bravo questo André Cruz che di mestiere fa il difensore. L'anno scorso non finì al Como per l'avarizia dei ricchissimi dirigenti lariani che non vollero ascoltare i consigli di Marchesi. Ieri ha fatto fuori gli azzurri con una prodezza su punizione, di quelle già ammirate a Seul durante il torneo olimpico: un'impresa storica, prima di lui nessun brasiliano aveva mai segnato un gol in casa nostra. Per colpa sua le critiche all'Italietta di Vicini, che già avevano preso corpo sullo 0-0, sono aumentate in misura esponenziale. Il verdetto di Bologna ha cancellato le risultanze di Cesena: e così siamo passati dal trionfalismo di pochi giorni fa al dramma per il ko di ieri. Niente di più sbagliato, ci vorrebbe più equilibrio nei giudizi. Nella precedente amichevole la Nazionale fu maramalda con i bulgari che patirono le invenzioni di Baggio ma che in ripetute occasioni misero in crisi la difesa azzurra; questa volta abbiamo stentato contro il Brasile che resta uno squadrone nonostante l'assenza di qualche pezzo grosso. A centrocampo il divario maggiore, ne tenga conto Vicini al di là del problema legato alla posizione di Baggio. Che il trequartista viola giochi all'altezza dei mediani è un controsenso, chiedere pure informazioni a chi segue la Fiorentina con un minimo di continuità. Si è avvertita anche la sensazione che il Club Italia non viva un periodo sereno: troppe tensioni, troppe scorie, troppi interessi, troppe accuse. C'è chi pensa ai premi, chi alle trasmissioni televisive, chi ai contratti pubblicitari, chi agli interessi societari. E la maglia azzurra, cosa rappresenta? E il gruppo, dov'è finito? Per svolgere i temi tecnici, Vicini può fare da solo. Ma ha bisogno di Matarrese per affrontare quelle situazioni che di tecnico non hanno molto. La Nazionale non può essere così figlia del campionato da trasformarsi in un tram aperto a tutti i visitatori o in un optional da offrire in pasto agli amici degli amici. Aspettiamo le contromisure. Il futuro del calcio italiano è in mano agli azzurri: in caso di brutta figura al Mondiale, la recessione sarà garantita con gravi conseguenze per tutto il nostro sport che dovrà fare i conti con i minori introiti della schedina. ***** Boma-Napoli ha tenuto banco a Bologna, per tre giorni capitale del calcio e meta di tutti quelli che contano nell'ambiente, ruffiani compresi. All'ordine del giorno le discussioni sulla violenza che si chiudevano più o meno con questa frasetta: «Sì, forse ho sbagliato qualcosina, ma non prendetevela con me, c'è chi ha sbagliato di più». Un modo come un altro per scantonare, a cominciare dai dirigenti arbitrali, autentici seguaci di Ponzio Pilato. Solo a Campana è possibile indirizzare applausi convinti per le sue esemplari dichiarazioni: chissà se Tacconi e Zenga ne hanno compreso la portata. In tal caso non dovrebbero più andare fuori tema criticando il sindacato per motivi di pecunia, vedi la pubblicità in maglia azzurra. ***** La categoria arbitrale è allo sfascio. Il caso Magni è servito per ascoltare le voci di molti suoi uomini. Campanari, che di questo sfascio sa qualcosa e forse di più, ha affermato: «La mia impressione è che non si aspettasse altro per linciare un arbitro. E' toccato a Magni, poteva toccare a chiunque altro... Chi avrebbe avuto il dovere di tutelare Magni come esponente federale (Pennacchia al Processo di Biscardi ndr) non l'ha fatto». Gonella ha aggiunto: «Ma quale linciaggio, è stata tutta una grossa presa per il sedere». Nel frattempo Agnolin aveva parlato di «premeditazione» in un'intervista rilasciata senza la necessaria autorizzazione. Ci chiediamo allora i motivi per i quali Gussoni aveva recitato più volte questo slogan: «Anche da noi, chi sbaglia paga». E le ragioni per le quali lo stesso Gussoni ha sospeso Magni subito dopo la pessima direzione di Boma-Napoli, per di più in sintonia con Matarrese. Il settore non rientra per fortuna fra quello degli intoccabili: qui ci troviamo di fronte a gente che sbaglia tanto. Campanari non è stato in grado di riformare la categoria, non ha mai preso posizione, è comunque all'ultima stagione da presidente. Di Gussoni riconosciamo il perbenismo, ma anche l'eccessivo autoritarismo, i limiti di valutazione, la scarsa propensione al dialogo. Il suo gruppo di fischietti non brilla: dietro i pochi grandi c'è il vuoto, in Europa siamo considerati appena sufficienti. L'ultima grande sconfitta di questo ambiente è rappresentata dalla scelta di Agnolin come rappresentante della classe arbitrale italiana ai Mondiali. Il bis di quattro anni fa, la testimonianza che al vertice non ci sono ricambi. Anzi. Non ci sorprenderemmo pertanto se Matarrese commissariasse l'associazione arbitrale, magari cavando dal cilindro un uomo che non appartiene all'ambiente dei fischietti, quindi fuori da ogni sorta di alleanze: un uomo come Manzella, di prestigio, al di sopra delle parti, che faccia rientrare gli arbitri nel corpo della Federazione. Per l'organo tecnico i dirigenti non mancano, a patto che i principi di selezione e di promozione non rispondano più a criteri clientelari. Filippo Grassia sia^J

Luoghi citati: Bologna, Brasile, Campana, Cesena, Europa, Napoli