la City teme un lunedì rovente di Mario Ciriello

la City teme un lunedì rovente la City teme un lunedì rovente «Ma molto dipenderà dalla Borsa di Tokyo» La debolezza della sterlina preoccupa Londra LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un bis dell'ottobre '87? Un altro Black Monday, un altro lunedì nero? L'attesa è ansiosa, l'Inghilterra ha i nervi a fior di pelle. Si sente particolarmente vulnerabile, fragile, in questo momento, con un'inflazione al 7,6% e una sterlina esangue, senza le difese del Sistema monetario europeo. Una lunga caduta del mercato azionario, nella scia di un crollo a Wall Street, potrebbe esasperare gli effetti di un tasso di interesse al 15 per cento, il più alto in Europa, e imprigionare l'economia britannica in una dolorosa recessione. Profondi sono i timori. I pronostici della City abbracciano l'intera gamma dei sentimenti umani, dal catastrofismo all'ottimismo. Il vaticinio della maggioranza è inquietante, ma non drammatico, e dice: «Una burrasca ci sarà, è inevitabile, troppe sono le tensioni, troppe le incertezze. Ma la caduta, e dei titoli e forse anche del dollaro, non sarà vistosa come il crash dell'87. Dovrebbe essere breve e circoscritta. Diversa è oggi la situazione internazionale». Molto dipenderà dalla condotta dei giapponesi. Se serberanno la stessa calma mostrata nell'87, se non venderanno, la scossa non strazierà tutti i mercati. C'è chi già tenta di «quantificare» la probabile discesa, lunedì, sulla Borsa di Londra. Secondo Richard Jeffrey, uno dei direttori della Hoare Govett, una Securities Company, il 30 Shares Index del Financial Times, quello limitato a 30 azioni, potrebbe perdere 100 punti e fermarsi a quota 1718. Sarebbe un vistoso ruzzolone, ma non paragonabile a quello del Black Monday '87, quando la caduta fu di 183,7 punti, da quota 1812,9 a 1629,2. Lo slittamento iniziale e i successivi dovrebbero essere meno precipitosi anche perché pochissimi sono qui i junk bonds, i titoli «spazzatura», ad alto rendimento, ma ad altissimo rischio. David Kern, della National Westminster Bank, uno dei più influenti economisti della City, spiega: «Troppi sono stati in America i take-over finanziati da questi junk bonds, i cui prezzi erano saliti alle stelle. Adesso, moki di coloro ohe, grazie a questi titoli avevano raccolto fondi ragguardevoli, non sanno come pagare i prestiti: e Wall Street si è impaurita. Per fortuna, la nostra Borsa non è stata "gonfiata" da junk bonds». E il dollaro? La bufera sembra destinata a indebolire la valuta Usa. Su un punto tutti sono d'accordo. Fra junk bonds e altre acrobatiche operazioni finanziarie, Wall Street è divenuta troppo «volubile». «E' da sperare che il resto del mondo non ne segua l'esempio», sostiene il Financial Times. Mario Ciriello

Persone citate: Black Monday, David Kern, Hoare, Richard Jeffrey

Luoghi citati: America, Europa, Inghilterra, Londra, Tokyo