Quattro su 5 potrebbero curarsi in Italia di F. Gii.
Quattro su 5 potrebbero curarsi in Italia PARLA UN MEDICO Quattro su 5 potrebbero curarsi in Italia PARIGI. Spesso e volentieri, girando per i reparti e nei viali dell'ospedale «Paul Brousse», si sente parlare italiano. Lavora qui uno dei più noti immunologi europei, il professor Georges Mathé. Sostiene che soltanto una parte — «Diciamo il 20 per cento?» — di malati italiani hanno valide ragioni per essere ricoverati, ottenere diagnosi e cure al «Paul Brousse», beneficiando di assistenza altamente specialistica. E gli altri? «Con pari efficacia, potrebbero essere assistiti in Italia, da medici italiani, che non hanno nulla da invidiare ai francesi quanto a capacità e preparazione. Quei malati potrebbero guarire, o dominare la malattia o aspettare di morire a casa loro». Nella condizione di emigranti della salute di tanti italiani, riconosce Mathé, gioca l'attrazione per il mito della guarigione da ottenere soltanto grazie a un imbarco aereo e all'attraversamento di un confine. Ma aggiunge che conosce certe disastrose situazioni, specie del Meridione d'Italia. Dove per colpa di strutture carenti e cronica mancanza di organizzazione sanitaria si sprecano energie e potenzialità assistenziali: «Le incertezze e le attese per ottenere una diagnosi, le lentezze terapeutiche, e anche le miserie di alcuni ambienti ospedalieri contribuiscono non poco a ingrossare questo flusso migratorio verso - la Francia». [f. gii.]
Persone citate: Georges Mathé, Paul Brousse
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