«Torna in carcere figlia drogata»
«Torna in carcere, figlia drogata» Salerno: Angelica era stata arrestata per piccolo spaccio, ora è di nuovo in cella «Torna in carcere, figlia drogata» Ragazza ottiene gli arresti domiciliari, la madre la caccia SALERNO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «In casa non c'è posto per i drogati», le ha detto la madre. Angelica ha preparato la valigia e ha preso il pullman che l'ha riportata in carcere. Era uscita poche ore prima, dopo aver ottenuto dal magistrato gli arresti domiciliari. «A casa non mi vogliono», ha detto al comandante degli agenti di custodia. Angelica Ricciardi, 20 anni, alle sue prime esperienze di droga si era fatta sorprendere la scorsa settimana dagli uomini della sezione anti-droga della squadra mobile mentre, sul lungomare di Salerno, aiutava il suo uomo a spacciare eroina. La ragazza lo faceva per la dose quotidiana di droga. Si è così prestata a fare da «formica», da piccola spacciatrice: con i soldi ricavati dallo smercio delle dosi di eroina vendute ai tossicodipendenti e consegnati al suo fornitore avrebbe ottenuto in cambio una bustina di «bianca», buona per uno, al massimo due buchi. Arrestata, è stata subito ascoltata dal giudice. Ma Angelica non aveva precedenti e il magistrato, pur confermando l'imputazione per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ha preferito tirarla fuori dalla cella del carcere, concedendole gli arresti domiciliari. Angelica, che da qualche anno ha abbandonato gli studi, è tornata a casa, a Salerno, nel popolare quartiere di Mercatello. Dopo due giorni trascorsi in carcere era convinta di trovare la comprensione dei genitori. Non è stato così. E' toccato alla madre, Liberata Palladino, casalinga, metterla alla porta. La donna non ha voluto sentire ragioni. Quella figlia rinnegata già da alcuni mesi aveva preferito andare via con persone che Liberata Palladino conosceva bene. Come Rosario Imperato, ad esempio, che a 33 anni ha già un curriculum di tutto rispetto negli schedari della questura. E' con lui, che negli ambienti della malavita è soprannominato «Chiò-Chiò», che Angelica è stata sorpresa dai poliziotti sul lungomare. Mentre l'uomo prendeva contatti con i tosicodipendenti, la ragazza nascondeva le bustine con l'eroina sotto il vestito. Quando è stata portata negli uffici della squadra mobile è stata un'ispettrice a frugarla e le dosi sono subito venute fuori da sotto la gonna. Di quei momenti Angelica racconta al suo avvocato, Marcellino Landi, di avere ricordi confusi: l'arrivo degli agenti in borghese, il tentativo di fuga attraverso i viali del lungomare, le mani forti che le hanno serrato le braccia e poi la corsa in auto a sirene spiegate fino alla questura. Il giudice Adolfo Izzo in cella ha chiesto alla ragazza se era a conoscenza dell'attività di spacciatore di «Chiò-Chiò». Ma ad Angelica non interessa. Quello che conta è la dose. Se non si dà da fare, se non si procura il denaro per acquistarla, non arriva. «Via da casa nostra», le ha intimato la madre. E Angelica è tornata in carcere senza avere nemmeno la forza di odiarla. Con lei i rapporti già si erano ridotti da anni al semplice saluto. Angelica non aveva mai condiviso alcune attività della madre. Lei sì che aveva avute noie con la giustizia. Una storia di prostituzione che aveva obbligato Angelica a chiedere al suo ex-fidanzato, un giovane studente, di metter su casa presto, lontano da Salerno. Era successo quattro anni fa. Prima della droga, prima di «Chiò-Chiò» e prima del carcere. Edoardo Scotti
Luoghi citati: Salerno
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