Strage ai rally tre morti di A. Fr.

Strage ai rally: tre morti Una «Peugeot 205» taglia una curva e piomba sui tifosi: altri quattro feriti Strage ai rally: tre morti Padova, auto fuori strada al Circuito del Santo PADOVA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tragedia al rally «Città del Santo», gara automobilistica regionale valevole per la Coppa Italia, che si disputava ieri pomeriggio sui tornanti dei Colli Euganei, vicino a Padova. Un'auto «impazzita» è piombata addosso alla folla assiepata ai bordi del percorso, uccidendo sul colpo tre ragazzi e ferendo altre quattro persone, una delle quali in modo molto serio. Il gravissimo incidente è avvenuto tra Teolo e Rovolon, nel cuore dei Colli Euganei. Hanno perso la vita Patrizia Stefani, 20 anni, Fabrizio Tollin, di 23, e Luigi Longhin, di 24. Arrivavano da tre paesini della provincia, come decine e decine di giovani che come loro pensavano di passare un pomeriggio di svago. La gara, alla quale erano iscritte 180 auto, dopo la strage è stata sospesa e si è subito aperta una durissima polemica: nella zona della disgrazia non dovevano infatti esserci spettatori, come del resto segnalava un cartello installato dal comitato organizzatore. Perché allora nessuno ha provveduto a far sgomberare i bordi del «circuito»? Per ora, non ci sono risposte, c'è anche chi parla di semplice fatalità. La disgrazia è avvenuta alle 15,50. Da appena un minuto una piccola ma potentissima «Peugeot 205», appartenente ad una scuderia friulana, aveva cominciato la sua gara. Alla guida c'era Franco Cernoia, 26 anni, di Udine, «assistito» dalla sorella Patrizia, di 28 anni. La piccola vettura aveva percorso a gran velocità i due chilometri iniziali della prima prova speciale: poi, all'uscita di una piccola curva con dosso, il pilota ha perso il controllo, ed è stata la tragedia. La «Peugeot» ricadendo sull'asfalto, si è girata su se stessa e, dopo essersi posta in posizione trasversale, è ripartita come un proiettile verso la campagna. Solo che ai bordi della strada, tra fitti tralci di vigneti, c'erano decine di spettatori. Alcuni erano seduti per terra e a questi è toccata la sorte peggio¬ re: sono stati travolti, falciati di netto dalla furia senza più controllo della piccola vettura. Altri, più indietro, sono riusciti ad evitare il tremendo impatto, ma quando la «Peugeot» si è finalmente fermata, 30-40 metri più in là, si era lasciata dietro almeno dieci ragazzi feriti, a terra esanimi. Tre di loro non hanno fatto in tempo ad arrivare all'ospedale: sono morti sulle autoambulanze arrivate in pochissimo tempo. I medici, subito mobilitati, non hanno potuto neppure prestare loro le primissime cure. Altri quattro ragazzi sono riusciti invece a raggiungere il policlinico di Padova. Uno, Nicola Regnoli, di 23 anni, è ancora in prognosi riservata: ha ri¬ portato un violento trauma toracico-addominale. Gli altri tre, Stefano Longhin (10 anni), Davide Fabrizzi (16 anni) e Lorenzo Baraldo (24) hanno riportato ferite guaribili tra i 20 e i 30 giorni. Tra i feriti lievi c'è anche Fabio Longhin, 23 anni, cugino di una delle vittime. Sconvolto e sotto choc è riuscito a raccontare gli attimi della tragedia, imprecando contro se stesso: «Patrizia è morta e al rally l'ho portata io, capite?». Poi si calma e racconta: «Non ho potuto salvarla. Quella maledetta Peugeot 205, superato il dosso al finire di una semicurva e all'inizio di un lungo rettilineo, è schizzata su di noi spettatori, che eravamo seduti sopra una scarpata coltivata a vi¬ gneto». «E' stato un volo durato una frazione di secondo — dice Fabio — poi è stato l'inferno. Ricordo soltanto di aver scaraventato a terra mio fratello Stefano di 10 anni, mentre l'auto si abbatteva su di noi come un macigno impazzito. Ho chiuso gli occhi aspettando la fine, tra le urla strazianti di giovani che cercavano uno scampo impossibile. Quando mi sono rialzato ed ho visto i corpi martoriati di Patrizia e di mio cugino Luigi, sono rimasto come impietrito, non sentivo alcun dolore ma ho pensato di morire anch'io. Poi più in là un altro ragazzo maciullato dalla Peugeot, in un lago di sangue. A quel punto ho avuto una reazione istintiva, mi sono gettato su Stefano che piangeva invocando aiuto. Signore, fai che viva, ho pregato. Il dolore ed il pianto, la rabbia e quel senso di impotenza che si prova in questi momenti non bastano a definire l'angoscia straziante di chi un attimo prima stava parlando e ridendo con amici che adesso non rivedrà mai più» Una testimonianza agghiacciante. In uno stato di profonda disperazione versano invece i fratelli Cernoia, che erano a bordo dell'auto maledetta. A qualche ora dall'incidente gli amici arrivati dal Friuli per incoraggiarli (Franco è considerato un pilota promettente e ha già ottenuto qualche successo) nascondevano ancora l'esatta portata della tragedia, [a. fr.]

Persone citate: Cernoia, Davide Fabrizzi, Fabio Longhin, Fabrizio Tollin, Franco Cernoia, Lorenzo Baraldo, Luigi Longhin, Nicola Regnoli, Patrizia Stefani, Stefano Longhin

Luoghi citati: Friuli, Italia, Padova, Rovolon, Teolo, Udine