Ustica sul «Popolo» si parla ancora di bomba di Ruggero Conteduca

Ustica, sul «Popolo» si parla ancora di bomba Intanto la commissione si prepara a rendere pubbliche le sedute: è il «minor male» rispetto alle fughe di notizie Ustica, sul «Popolo» si parla ancora di bomba Tra sinistra e de si riaccende la polemica sull'inchiesta ROMA. Dopo gli infortuni, le polemiche e le accuse reciproche, la commissione parlamentare sulle stragi che indaga su Ustica torna all'antico. Quasi certamente dalla prossima settimana le audizioni dei generali saranno pubbliche. Niente sedute segrete, indiscrezioni, tentativi di ulteriori polveroni. La decisione dovrebbe essere presa dall'ufficio di presidenza che il repubblicano Libero Gualtieri ha già convocato per martedì. Cadute le ultime resistenze dei democristiani, non ci dovrebbero essere ostacoli per un ritorno alla vecchia prassi, abbandonata proprio in occasione delle audizioni dei militari. Dopo il generale Lamberto Bartolucci, che era al vertice dell'Aeronautica nel 1980 quando il Dc9 Itavia venne abbattuto nel cielo di Ustica, e l'attuale capo di stato maggiore, Franco Pisano, mercoledì toccherà al gen. Basilio Cottone ed il giorno successivo al generale Zeno Tascio, responsabile del Sios Aeronautica nel perìodo del disastro. Alle richieste di un ritorno alle audizioni pubbliche, dopo quelle avanzate da radicali, Verdi, demoproletari, indipendenti di sinistra e comunisti, si sono aggiunte ieri quelle dei de Pierferdinando Casini e Lucio Toth, rispettivamente vicepresidente e capogruppo della de in commissione. «Avevamo sostenuto nell'ambito dell'ufficio di presidenza — dicono i due parlamentari — l'idea che una seria inchiesta parlamentare dovesse essere abbinata alla consegna della segretezza. Di questa tesi siamo ancora oggi, in via di principio, fortemente convinti. Ma i grossi e ripetuti fatti di questi giorni ci spingono però a considerare che è impossibile continuare con questa metodologia. La credibilità delle istituzioni rischia di annullarsi e, se non si fosse in presenza di fatti terribilmente seri, dovremmo dire che si rasenta il ridicolo». Ma ad una ritrovata imita di intenti sui metodi da seguire nel prosieguo dell'inchiesta, anche se da alcuni accettata come il minore dei mali, non corrisponde in commissione la volontà collettiva di andare a fondo nelle indagini, senza pregiudizi e senza verità precostituite. Con una spaccatura in due, la de da una parte e le sinistre dall'altra, e i socialisti a fare quasi da spettatori, anziché verificare se gli organismi istituzionali tennero un comportamento corretto nelle indagini che seguirono all'abbattimento del Dc9, i commissari continuano a litigare sulle cause della sciagura. E tornano a galla ipotesi che la voluminosa ed accurata perizia, ordinata dal giudice Bucarelli e conclusa dopo cinque anni dall'equipe del prof. Massimo Blasi, si pensava avesse definitivamente superate. Come, ad esempio, quella dell'attentato e della bomba a bordo sorprendentemente rilanciata su II Popolo di oggi. Dopo aver stigmatizzato il comportamento di alcuni commissari, colpevoli «di organizzare e gestire una vasta campagna di disinformazione sino ai limiti della falsità», il quotidiano della de conclude dicendo che, dal quadro che emerge da tutte le versioni fino ad oggi rivelate dei fatti di Ustica, «verrebbe meno l'ipotesi che è stata accreditata puntigliosamente in questi ultimi tempi e cioè che la causa della tragedia sia da addebitarsi ad un ordigno proveniente dall'esterno. Resterebbe in campo soltanto un altro tragico interrogativo e cioè un attentato. Da chi fu ordito e progettato, e per quali ragioni?». Ma se questa è la versione privilegiata dalla de, commentano i commissari della sinistra, perché i suoi rappresentanti hanno fatto quadrato attorno ai generali? Quale responsabilità potrebbe addebitarsi all'Aeronautica se davvero il Dc9 cadde per un attentato? I democristiani, dicono ancora gli avversari, non volevano audizioni formali (che permettono alla commissione di avvalersi delle stesse prerogative di giudici) e alla fine hanno ceduto purché fossero segrete. Sia dinanzi a Bartolucci sia con Pisano — accusano — si sono comportati come avvocati difensori, intervenendo anche nelle domande dei colleghi. L'unico che ha preso le distanze dal partito, ammettono, è stato il sen. Nicolò Lipari, che è anche presidente del Comitato per la verità su Ustica. Ruggero Conteduca / Vittorio Bucarelli. Il giudice ha ordinato nuove perizie foniche '

Luoghi citati: Roma, Ustica