Cossutta vogliamo le correnti di A. Rap.

Cossutta: vogliamo le correnti Cossutta: vogliamo le correnti «I veri comunisti, nel pei, contano poco» _ ROMA. Il settimanale «L'Espresso» pubblica sul prossimo numero un'intervista al senatore comunista dissidente Armando Cossutta. Secondo Cossutta «Occhetto dovrebbe essere più prudente. Anzitutto perché la sua minaccia di "bacchettare" chi non è d'accordo è una dimostrazione molto preoccupante di intolleranza. E poi mi pare buffa la pretesa di escludere dal pei proprio quelli che vogliono restare comunisti». Interpellato sulle intenzioni che sono alla base dei suoi ripetuti appelli al dissenso interno, l'esponente comunista afferma che «nel nostro partito le correnti non sono ammesse ufficialmente e, tuttavia, è indispensabile, ormai, creare le condizioni perché chi è in minoranza debba e possa aspirare a diventare maggioranza. Non mi faccio nessuna illusione al riguardo, ma mi pare giusto chiamare i comunisti a non rassegnarsi (...). Oggi, nel pei, agiscono due vere e proprie componenti, una socialdemocratica e l'altra radicai liberale: ritengo indispensabile, quindi, che anche chi è comunista, faccia sentire la propria voce». [Ansai I dissidenti C'è chi pensa alla scissione ROMA. Per più di sessant'anni il pei ha temuto la nascita di un altro concorrente forte alla sua sinistra come l'evento più pericoloso da esorcizzare. Per non parlare di una scissione da sinistra. Ora che il rischio sembra diventare concreto, al secondo piano di Botteghe Oscure non fanno una piega. I cossuttiani dell'ala «dura» pensano di uscire dal pei per confluire in Dp? «Tra noi non c'è grande preoccupazione a questo proposito» assicurano i dirigenti comunisti della nuova guardia. Quello preoccupato, invece, pare sia proprio Armando Cossutta. C'è un tramestio sospetto tra i suoi seguaci, nostalgici del vecchio partito e ormai convinti di non essere più a casa propria in quello nuovo di Achille Occhetto. Fausto Sorini, cossuttiano cremonese, di quelli che si riconoscono nella pubbli¬ cazione «Interstampa», è considerato uno degli organizzatori dell'esodo dal pei. Stava lavorando in silenzio, si dice, per far confluire gli irriducibili filosovietici all'antica in democrazia proletaria, un partitino in via di disfacimento, tentato da sempre di togliere voti al pei da sinistra, nel quale gli scissionisti cossuttiani potrebbero installarsi diventando i padroni di casa. Ma Sorini di scissione non ne vuole parlare, nega che si stia preparando «un documento organizzativo» e garantisce che invece sta scrivendo «un documento politico sulle prospettive del movimento comunista in Italia». Sorini dice che la sua iniziativa «è complementare» a quella di Cossutta e non alternativa. In realtà, una parte dei cossuttiani rimprovererebbe al suo capo di essere diventato troppo accomodante, di fronte ad un segretario che dice che il pei non è più comunista. Forse sono state queste critiche dei suoi che hanno spinto Cossutta ad attaccare a fondo Occhetto all'ultimo comitato centrale, dando l'annuncio che di fatto è in gestazione una corrente della sinistra estrema. La corrente dei «veri comunisti». Proposito ribadito con un articolo su «Marxismo oggi», che è diventata la tribuna cossuttiana alternativa ad «Interstampa». C'è il nuovo statuto, ha spiegato ai più irrequieti Cossutta, e ci garantisce di poter rimanere dentro il pei con una nostra corrente. Ma quanti possono essere i potenziali scissionisti? Pochi, rispondono a Botteghe Oscure. Potrebbero essercene a Cremona, Milano, Livorno, Trieste. Non sono solo vecchi militanti, poiché molti di loro non hanno più rinnovato la tessera. Si tratta comunque di numeri piccoli. Tali da rendere, per la prima volta nella storia del pei, quasi auspicabile una scissione. «Lo so che tra voi c'è chi vorrebbe che ce ne andassimo» ha detto Cossutta nei giorni del comitato centrale. E nessuno ha perso tempo a smentirlo. Per ora Cossutta sembra schierato con quelli che vogliono rimanere. Ma non è neanche da escludere che abbia mandato avanti i più agitati per vedere quale sarebbe stata la reazione del vertice all'ipotesi di scissione. [a. rap.]

Luoghi citati: Cremona, Italia, Livorno, Milano, Roma, Trieste