«Psi partito romeno»

«Psi, partito romeno» Achille Occhetto torna a polemizzare duramente con i socialisti «Psi, partito romeno» Ma Craxi replica al segretario pei: dovete ancora imparare la democrazia ROMA DALLA REDAZIONE «Rumeno!». «Rumeno sarà lei!» Incuranti del rischio di incorrere in una nota di protesta del governo di Ceausescu, pei e psi hanno continuato a scontrarsi, ieri, prendendo a modello negativo l'ignaro /regime di Bucarest, il più tradizionale del sistema sovietico. «Per il psi si pone il problema di dimostrare, a partire dalla vita interna di partito, di essere simile a un partito pluralista e moderno piuttosto che a un regime di tipo rumeno», ha attaccato Occhetto, aprendo il terzo round della polemica cominciata da Craxi (che subito gli ha replicato proponendogli «lezioni di democrazia»). Venerdì, la sessione dell'assemblea socialista s'era conclusa con una dura protesta dell'ex senatore socialista Sandro Menchinelli contro «migliaia di violazioni allo statuto del partito»: da qui appunto, secondo il leader comunista, la prova che il psi al suo interno non è democratico. Continuano ad accusarci «di essere più arretrati degli ungheresi —ha insistito Occhetto, riecheggiando le accuse di Craxi —. Ma noi da tempo attendiamo i Paesi dell'Est al varco della democrazia e del pluralismo, e siamo fuori dal movimento comunista organizzato». Occhetto aveva appena finito il suo discorso, pronunciato, secondo il nuovo stile definito «all'americana», fra le cassette di frutta e i banchi di pesce del popolare mercato romano di Piazza Vittorio, che l'ufficio di stampa del pei diffondeva l'annuncio della sua partenza per Budapest, lunedì. Come a dire al psi, che usa la vicenda ungherese in polemica contro il pei: sarà, ma al battesimo del nuovo partito socialista gli invitati siamo noi! La replica del psi, risentita e sferzante, non s'è fatta attendere. «Noi a Occhetto possiamo solo dare lezioni di democrazia», ha risposto Craxi, dal freddo litorale invernale dì Ostia alla fine di un comizio, quando gli hanno riferito le espressioni usate dal segretario del pei. Quanto a Intmi: rumeni noi?, s'è sorpreso. Ma se è proprio Cossutta, «lamentando la mancanza di diritti per le minoranze interne del pei, che, in nome del vecchio principio leninista del centralismo democratico, non possono organizzarsi in correnti» a dimostrare qual è il vero partito rumeno! E poi, ha chiesto Intini, non fu proprio il psi nel '64 a sopportare la scissione di una corrente «che si chiamava "carrista" perché si era distinta nella giustificazione della posizione comunista a sostegno dei carri armati in Ungheria»? Conclusione, durissima nei confronti del segretario del pei: «A Budapest si chiede l'espulsione dall'ex partito comunista di quanti parteciparono alla repressione nel '56. Per un partito, come il pei, dove sono ancora al vertice quanti, nella libera Italia, plaudirono alla repressione, sarebbe opportuno, sul tema dell'Ungheria, un minimo di prudenza». Così, con questi toni esacerbati, quella che poteva sembrare una fiammata polemica passeggera sta trasformandosi in un nuovo incendio a sinistra. A spegnerlo, quando ancora sembrava possibile, ci aveva provato il vicepresidente socialista del Consiglio Martelli, ricordando che il periodo elettorale porta naturalmente qualche nota più acuta nei discorsi, e invitando i «miglioristi» del pei a difendere la linea del dialogo. Ieri in risposta, da Giorgio Napolitano, leader riconosciuto dell'ala «migliorista» del pei, gli è venuta una lettera aperta. Napolitano, alternando bastone e carota, spiega che lui non ha alcuna ragione di dire, come chiedeva Martelli, che «è d'accordo col psi»; giudica «mistificatoria» la «campagna scatenata» dai socialisti; ripete che «il pei ha contribuito a far maturare» le novità «all'interno del partito ungherese». E conclude con un segno d'apertura, ribadendo che il fallimento del «comunismo storico» rende impossibile un futuro «neocomunismo». Nel clima dialogante, in voga fino a una settimana fa, affermazioni come queste suonavano come un riawicinamento. Ma oggi, tira un'altra aria. Giorgio Napolitano ha scritto una «lettera aperta» al socialista Martelli

Luoghi citati: Bucarest, Budapest, Italia, Roma, Ungheria