Una «rete» per Wall Street

Una «rete» per Wall Street Tesoro Usa e Fed preparano un piano che eviti un altro lunedì nero Una «rete» per Wall Street Tutti aspettano la Borsa di Tokyo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un lungo weekend di paura ma anche di febbrili preparativi di difesa contro un secondo lunedì nero dopo quello del 19 ottobre '87: così Borse, autorità finanziarie, grandi banche e investitori istituzionali di tutto il mondo, Italia compresa, hanno vissuto e vivono la giornata di ieri e quella di oggi. A Washington sono in riunione la Sec, ente di controllo di Wall Street, la Riserva Federale e il ministero del Tesoro; a New York lo Stock Exchange, i principali fondi d'investimento, i signori delle fusioni che maneggiano «junk bonds», i titoli spazzatura. L'attenzione generale è concentrata sulla Borsa di Tokyo, la prima ad aprirsi domattina. Due anni fa, dopo che il venerdì l'indice Dow Jones scese di 109 punti, il lunedì Tokyo crollò. Poche ore più tardi a Wall Street fu il crack, 508 punti, il massimo della storia, 500 miliardi di dollari, 700 mila miliardi di lire. Domani la tragedia si ripeterà? L'opinione prevalente — ma non di molto — è che no, il venerdì 13 non causerà una seconda catastrofe. Il mercato potrà subire un'altra perdita, ma non di 190 punti del Dow Jones (200 miliardi di dollari) come l'altro ieri, e soprattutto non superiore. I motivi, avrebbe detto il presidente della Sec Breeden al ministro del Tesoro Brady, sono almeno tre. Dopo il lunedì nero del 19 ottobre '87, Wall Street ha adottato speciali misure di sicurezza: se l'indice cade di oltre 250 punti, ad esempio, si sospendono le trattazioni. Le condizioni economiche attuali sono diverse da due anni fa: allora il dollaro era debole, oggi è forte; i tassi d'interesse Usa erano in netto rialzo, ora sono in lieve flessione. Nell'87 nessuno studiò piani di emergenza, mentre domani ne saranno pronti parecchi. Venerdì sera. Brady ha cercato di minimizzare il secondo crollo della storia della Borsa per gravità, il terzo in termini percentuali, dicendo che «i 190 punti perduti si ridimensionano davanti ai 561 guadagnati dall'indice Dow Jones dei titoli industriali dall'inizio dell'anno, e agli oltre 1000 dal crack dell'87». Il ministro ha aggiunto che l'incidente non ha nulla a che vedere con l'economia «che è solida e continuerà a crescere a ritmo moderato». Brady tuttavia sa bene che lo Stock Exchange attende soccorsi concreti. Il Congresso ne ha promesso uno, annunciando per domani un accordo chiave sulla riduzione del deficit statale; un altro sarebbe l'impegno ad approvare il taglio della tassa sul «capital gain» proposto dal presidente Bush. Anche il direttore della Riserva Federale Wayne Angeli ha condiviso il cauto ottimismo della maggioranza dichiarando che «non c'è ragione di panico, ma lunedì bisognerà avere sangue freddo». Come il governatore Greenspan i giorni precedenti, Angeli tuttavia non si è mostrato propenso ad abbassare i tassi d'interesse, la misura più richiesta da Wall Street. Toccherà alle grandi banche, se lo riterranno necessario, allargare il credito: un intervento di indubbio effetto psicologico sarebbe il finanziamento all'acquisto della United Airlines da parte del management e dei sindacati, acquisto che è fallito venerdì innescando il crollo in Borsa. Anche chi ha fiducia pensa comunque che, se si potrà arginare un nuovo crollo domani, sarà più difficile impedire un prolungato declino delle quotazioni. Jim Rogers, economista della Columbia University, ha commentato in tv che «l'orso, simbolo del ribasso, ha scacciato dal mercato il toro, simbolo del rialzo». Rogers ha aggiunto che la restrizione del credito è un fenomeno mondiale. Sono sotto accusa i «junk bonds», i titoli spazzatura, principali strumenti delle fusioni e acquisizioni. L'altro ieri, tutti li hanno abbandonati, e si è scatenata una meccanica perversa. Sul mercato dei «futures» di Chicago, l'indice Standard and Poor è sceso di 12 punti, l'equivalente di 100 dell'indice Dow Jones a Wall Street. Le trattazioni sono state sospese per mezz'ora, ma non è servito a niente: lo Standard and Poor ha perso altri 30 punti. Lo ha salvato la chiusura. Ennio Carette» Un operatore assiste sconsolato al «crollo» di Wall Street

Persone citate: Breeden, Bush, Ennio Carette, Greenspan, Jim Rogers, Rogers, Tesoro Brady, Wayne Angeli

Luoghi citati: Chicago, Italia, New York, Tokyo, Tokyo Washington, Usa, Washington