Su Ustica la guerra delle notizie
I risarcimenti I risarcimenti «Un miliardo e mezzo per ognuna delle vittime» ROMA. Un miliardo e mezzo di lire, forse due, di risarcimento per ogni vittima della tragedia di Ustica: la cifra chiesta come indennizzo per ognuno dei 290 morti dell'Airbus iraniano abbattuto il 3 luglio '88, nello stretto di Ormuz, da un missile lanciato dall'incrociatore americano «Vincennes» il 3 luglio 1988. Per gli avvocati non ci sono dubbi: «Toccherebbe comunque allo Stato italiano, se venisse definitivamente dimostrata la tesi del missile, risarcire i familiari delle vittime». L'avvocato bolognese Alessandro Camberini, legale della famiglia Bonifetti, prova a stilare una lista di ipotesi su chi dovrebbe pagare gli indennizzi: «Se si accertasse che a causare la tragedia è stata una bomba piazzata a bordo del Dc9 all'aeroporto di Bologna, come tra l'altro ipotizzato dalla commissione Pratis, le famiglie avrebbero i risarcimenti previsti per le vittime del terrorismo». Secondo caso: il Dc9 potrebbe essere stato abbattuto da un missile straniero non identificato: «Anche qui c'è spazio di manovra — spiega Camberini —, lo Stato risponde del fatto sul piano risarcitorio perchénon è stato in grado di impedire l'evento». Terza ipotesi: l'aereo è stato abbattuto da un missile straniero identificato: «In questo caso verrebbero chiamati in causa sia lo Stato responsabile della sciagura, sia lo Stato italiano che non ha controllato adeguatamente il proprio spazio aereo. Mi sembra addirittura superfluo accennare all'ipotesi di un missile italiano», conclude l'avvocato. Come potrebbe essere valutata, nel calcolo risarcitorio, una eventuale opera di depistaggio o rallentamento delle indagini da parte dei militari italiani? Risponde ancora Camberini: «Supponiamo che il missile sia straniero e che i militari abbiamo fatto di tutto per tenere la verità nascosta. Questo non concorre direttamente nella responsabilità risarcitoria, ma crea un profilo indiretto di danno per i parenti che, con il passare del tempo, nove anni, hanno accumulato una sofferenza ulteriore».
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