Scampati alla valanga di 1. M.
Scampati alla valanga Quattro alpinisti sull'Himalaya Scampati alla valanga TRENTO. «Eravamo a venti metri dalla vetta, gli 8046 metri del Shisha Pangma, nel cuore dell'Himalaya, quando uno di noi ha toccato la cresta di ghiaccio: a quel punto è successo il finimondo. Mi sono sentito trascinare giù per la parete, non so per quanto tempo sono volato dentro il fiume di ghiaccio e neve che scendeva inarrestabile e mi sentivo ormai perso, pensavo ai miei compagni e li credevo lontani da me, morti». Claudio Toldo racconta con frasi smozzicate, al telefono da Katmandu, l'avventura vissuta da due spedizioni (una italiana, quella di cui faceva parte, e una svizzera) travolte da una valanga una settimana fa sulla cima del Shisha Pangma. «Non so dopo quanto tempo ci siamo svegliati — continua Toldo — e solo lì mi sono reso conto che i miei compagni non erano lontani, erano vicini a me ed erano vivi. All'appello mancava soltanto il medico della spedizione svizzera, che ha battuto la testa ed è morto». Gli scalatori sono sopravvissuti a una valanga a 8000 metri dopo un volo di 600 metri. I quattro trentini, tutte guide alpine, erano partiti alla fine di agosto per il Nepal, e non erano alla loro prima esperienza con l'Himalaya. Guidati da Almo Giambisi, 51 anni, di Canazei, c'erano Angelo Giovannetti, di 33 anni, alla terza spedizione tra gli ottomila, Claudio Toldo, di 37 anni, di Pergine, e Oscar Piazza, 29 anni, di Mori. Con loro era partita anche Gabriella, moglie di Giovannetti, che li aveva lasciati poco più di una settimana fa al campo base a 6000 metri, perché doveva tornare al lavoro. Lassù, al terzo campo base, i quattro avevano trovato altrettanti alpinisti svizzeri, anche loro all'attacco del Shisha Pangma, lungo la stessa via. Avevano deciso di proseguire insieme. E all'inizio della settimana scorsa erano partiti verso la vetta. «Era una giornata limpida, con violente raffiche di vento. Era quello che ci preoccupava di più, salendo. Mai però avremmo pensato a una valanga, rarissima a quelle quote», racconta Giambisi. Invece la massa nevosa si è staccata e gli otto scalatori ci si sono trovati dentro: hanno nuotato dentro la neve che volava lungo il ripido pendìo. «Forse ci hanno fatto scudo gli svizzeri, che erano davanti a noi», dice Claudio Toldo. «Quando ci siamo fermati non sapevo più dove eravamo — continua Toldo — vedevo solo che i miei compagni erano tutti vicini, vivi. Qualcuno aveva un principio di congelamento. Ma eravamo vivi». Gli alpinisti hanno passato la notte vicino al luogo dove la valanga li aveva trasportati e poi hanno raggiunto un vicino campo base di una spedizione francese dove sono stati soccorsi. [1. m.]
Persone citate: Angelo Giovannetti, Claudio Toldo, Giovannetti, Oscar Piazza, Toldo
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