Il generale «Ustica? Non ricordo» di Ruggero Conteduca

Il generale: «Ustica? Non ricordo» Alla commissione stragi soddisfatti i membri de, gli altri accusano Bartolucci di reticenza Il generale: «Ustica? Non ricordo» Interrogato per sei ore l'ex capo dell'Aeronautica ROMA. Sei ore e mezzo di audizione dinanzi alla commissione parlamentare sulle stragi e il terrorismo senza aggiungere un briciolo di chiarezza all'incidente di Ustica. Interrogato a «porte chiuse» sulla tragedia che nove anni fa costò la vita a 81 persone sul Dc9 Itavia abbattuto da un missile, il generale Lamberto Bartolucci, in quegli anni capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, si sarebbe rifugiato dietro una lunga serie di «non so», «non ricordo», «vorrei risponderle ma...». Alla fine, gli unici soddisfatti sembravano i commissari democristiani, tutti gli altri accusavano il generale di esser stato reticente o quanto meno evasivo. Un momento di tensione, durante l'audizione, si è avuto quando il senatore verde Marco Boato ha sollecitato nei confronti dell'alto ufficiale un provvedimento di ammonimento per reticenza, al quale però si è opposto il presidente Libero Gualtieri (pri). Per la prima volta, ieri, la commissione bicamerale, che aveva fatto della trasparenza il suo stile di lavoro, ha proceduto con un'audizione segreta. La commissione, infatti, almeno per quanto riguarda gli interrogatori dei generali (oggi toccherà all'attuale capo di Stato maggiore, Franco Pisano, e al generale Zeno Tascio, che nel 1980 comandava il Sios aeronautica), ha deciso di agire in maniera «formale», attribuen¬ dosi gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria. Al termine dell'audizione, Bartolucci non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Sollecitato, si è limitato a dire che «sì, è stata lunga, ma non difficile». E al senatore Boato, che continuava ad accusare il generale di essere stato reticente, replicava il democristiano Lucio Toth, secondo il quale Bartolucci «ha parlato per sei ore e mezzo con grande lucidità, dandoci anche delle notizie che non avevamo in commissione». In serata, un comunicato ufficiale della commissione informava che deputati e senatori avevano «acquisito utili elementi di informazione per l'inchiesta sul disastro del Dc9 di Ustica». Ma quali sono questi nuovi elementi? Alcuni sarebbero di ordine generale, altri più particolari. «Fra i primi — dice il senatore comunista Francesco Macis — c'è da includere senz'altro la considerazione che la nostra difesa aerea, nove anni fa, era davvero un colabrodo, totalmente inefficiente. Nemmeno il mig libico caduto venti giorni dopo Ustica sulla Sila fu mai intercettato dai radar dell'Aeronautica». Su questo, riferiscono alcuni commissari, il generale Bartolucci è stato categorico. Più appannato, invece, è apparso su altri argomenti. Come, ad esempio, su un particolare inedito sollevato dal radicale Mas¬ simo Teodori. «Perché — gli ha chiesto ad un certo punto Teodori — tutta la documentazione di Licola e Marsala, compresi nastri, trascrizioni e fogli di presenze, venne ammassata il 12 luglio (due settimane dopo la strage n.d.r.) nell'aeroporto di Trapani Birgi e trasferita dieci giorni dopo a Palermo, nonostante vi fosse un ordine di sequestro del magistrato? Chi dette l'ordine? E perché il tutto venne consegnato ai giudici solamente in ottobre, dopo che il Sios aeronautica (il generale Tascio n.d.r.) aveva provveduto a stilare una trascrizione delle tracce radar per il Sismi di Santovito?». Bartolucci non ha saputo rispondere. Si è limitato a dire che lui quell'ordine non lo dette, ma che potrebbe averlo dato il comandante del Roc di Martina Franca, forse in accordo con il magistrato. Presenterà comunque una memoria scritta. Secondo Teodori, invece, è chiaro ormai che «se manipolazione c'è stata, e c'è stata, questa è avvenuta nelle fasi immediatamente successive all'incidente ed in maniera sistematica su tutti i documenti che potevano in qualche maniera testimoniare quello che realmente era accaduto». Altri punti di contrasto: l'incontro con l'allora ministro della Difesa Lagorio, il «buco» nelle registrazioni di Marsala e l'esercitazione «Synadex», la traccia «56» con personalità I (Gheddafi?) a bordo. Bartolucci dà la sua versione annaspando nei ricordi. Sì, dice, parlò con Lagorio l'8 luglio, pochi giorni dopo l'incidente, ma non ci fu alcun accenno all'ipotesi del missile, la tesi alternativa al cedimento strutturale era, all'epoca, l'esplosione di una bomba a bordo. L'esercitazione Synadex? Non è certo se ci fu. Forse potrebbe saperlo il comandante dell'epoca del Roc di Martina Franca. Spettava a lui confermare l'esercitazione in programma quella sera a Marsala. Gli otto minuti di «buco» nei nastri furono causati dal cambio delle bobine, gli sembra di ricordare, in accordo con la versione ufficiale fornita dall'Aeronautica. La Synadex, spiega, non era altro che una specie di videogame, che simulava lo scenario da esercitazione. Anche se questa ci fosse stata, secondo le norme previste, non avrebbe oscurato completamente il radar. Ma il maresciallo Luciano Carico al giudice disse che la Synadex non ci fu e che dopo l'allarme da lui stesso dato, gli apparati funzionarono senza interruzioni, e quindi non ci sarebbe stato alcun cambio di nastro. La traccia «56»? Non significa, spiega il generale, personalità a bordo ma solo «aereo di paese di interesse» non alleato. La superperizia Blasi, però, lo smentisce. Ruggero Conteduca Lamberto Bartolucci. Nell'80 era capo di stato maggiore Aeronautica

Luoghi citati: Marsala, Martina Franca, Palermo, Roma, Ustica