«Tasse? Già pagate ai rapitori» di Enzo Laganà
«Tasse? Già pagate ai rapitori» Catanzaro, un precedente a favore del medico che versò riscatto da 800 milioni «Tasse? Già pagate ai rapitori» 7/padre di una sequestrata lotta contro il fisco VIBO VALENTIA. «Avrei dovuto chiedere un'esenzione almeno decennale. Ho ritenuto corretto limitarmi a cinque anni, tanto che ho già versato l'acconto per il 1989, ma intendo battermi per vedere riconosciuto un mio diritto, dopo aver dovuto sborsare ben 800 milioni per la liberazione di mia figlia». Il dottor Pasquale Stramandinoli, medico di un piccolo centro — Dasà, 3 mila abitanti, ai piedi delle Serre catanzaresi — si sta battendo contro «uno Stato cieco e sordo» che gli vuole imporre in tutti i modi di pagare le tasse anche se la sua famiglia ha dovuto vendere una casa e due frantoi e ha dovuto contrarre debiti ingenti con amici e parenti per ottenere il rilascio della figlia Rita, sequestrata nel dicembre del 1984 e liberata dopo 331 giorni di prigionia. I suoi sequestratori sono stati individuati e condannati l'estate scorsa: i due carcerieri a 27 anni di reclusione, il telefonista a 24. «Per quell'anno — racconta ora il professionista — avevo già presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi versando anche l'acconto, ma a maggio, quando dovevo aggiungere l'integrazione di 15 milioni, feci presente per iscritto che avevo già sborsato i soldi del riscatto, raccolti grazie alla collaborazione dei miei paesani che mi hanno fatto credito sulla parola e quindi non avevo avuto alcun reddito». Gli uffici finanziari centrali, nonostante le molte promesse dei funzionari periferici che avevano anche consigliato al dottor Stramandinoli l'atteggiamento da seguire, hanno puro agito contro di lui considerandolo alla stregua di un qualsiasi debitore moroso. Sicché, tra ritardato pagamento e interessi di mora, la somma da versare, sempre per il solo anno 1984, è pressoché raddoppiata. «Ho continuato la mia battaglia — prosegue il professionista — tanto da diventare quasi un esperto in materia fiscale e non mi sono assoggettato quindi all'imposizione così come avevo dovuto fare con i sequestratori di mia figlia». Adesso il suo caso è arrivato sul tavolo del ministro delle Finanze. Ieri infatti il ministro Formica ha dato disposizione agli uffici di verificare la situazione specifica e valutare le effettive possibilità' di intervento e l'esame potrebbe essere esteso ai rapporti col fisco di tutte le famiglie di sequestrati. La convinzione che la sua posizione fosse legittima Stramandinoli l'ha avuta leggendo su un settimanale un articolo sul sequestro del giovane Cesare Casella in cui si poneva l'accento sul disinteresse dello Stato di fronte al problema dei famigliari dei rapiti che erano costretti a racimolare soldi per pagare il riscatto e per giunta dovevano versare allo stesso Stato le tasse. «Nell'articolo si accennava anche ad una decisione — ricorda il dottor Stramandinoli — della commissione tributaria di secondo grado di Napoli che aveva riconosciuto come la produzione del reddito d'impresa della società di cui era presidente l'ingegner De Feo, (rapito nel febbraio 83 e per il cui riscatto fu pagata una somma di poco inferiore ai quattro miliardi, ndr) fosse stata notevolmente ridotta nel periodo in cui il presidente era stato trattenuto in ostaggio dai sequestratori». Forte di questa sentenza, che il dottor Stramandinoli ormai cita a memoria: «Protocollo generale 604, decreto 2337 emesso il 4 giugno '87 depositato il 16/6/88», il medico attende ora fiducioso il verdetto della commissione tributaria di primo grado di Vibo Valentia, davanti alla quale ha impugnato l'imposizione ministeriale e che si riunirà per discutere il suo caso il 30 ottobre prossimo. Nelle memorie conclusive ha chiesto l'applicazione per analogia della norma che prevede per i redditi dominicali decurtazioni per mancato guadagno dovuto a forza maggiore o sopravvenienze passive. Spera che nel frattempo l'esattore di Serra San Bruno non si presenti con l'ufficiale giudiziario per procedere al pignoramento dei beni che gli sono rimasti perché «non ci dovrebbero essere dubbi a questo punto tanto che il ministero delle Finanze — aggiunge — non si è al momento costituito forse perché implicitamente riconosce la bontà della mia tesi». Per maggiore sicurezza ha iniziato anche un'azione civile davanti al pretore di Arena (la causa è fissata per il 7 novembre) perché dichiari inesigibili i crediti vantati nei suoi confronti dallo Stato, non solo per l'84 ma anche per gli altri quattro anni successivi. «Questo sequestro — conclude il dottor Stramandinoli — ci è costato già troppo, anche psicologicamente: mia figli, a 4 anni dalla liberazione, ancora non dimentica». Enzo Laganà
Persone citate: Cesare Casella, De Feo, Formica, Pasquale Stramandinoli, Stramandinoli
Luoghi citati: Catanzaro, Dasà, Napoli, Serra San Bruno, Vibo Valentia
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