Berlino Est diviso il pc di Tito Sansa

Berlino Est, diviso il pc A Lipsia tre alti dirigenti firmano la richiesta di riforme Berlino Est, diviso il pc Anche la Chiesa contro Honecker BERLINO EST DAL NOSTRO INVIATO La Ddr, ultima compatta roccaforte stalinista nel cuore dell'Europa, è sbrecciata e fa acqua da tutte le parti. Attraverso la falla aperta cinque giorni fa dalle critiche di Gorbaciov in visita a Berlino Est, l'onda della protesta si è estesa a tutto il Paese. A Lipsia una folla di 70 mila persone è sfilata lunedì sera nel centro della città gridando: «Noi siamo il popolo», «Vogliamo riforme e libertà» e il partito comunista si è spaccato quando tre alti funzionari si sono uniti ai dissidenti firmando un appello nel quale chiedono «aperto dialogo con il governo»; a Berlino, il giornale della gioventù comunista «Junge Welt» ha pubblicato una lettera aperta del presidente dell'unione degli scrittori, Hermann Kant, in cui si critica il regime (il giornale è andato esaurito in un'ora); a Oranienburg è stato possibile fondare un partito socialdemocratico; nella capitale, nella chiesa di Getsemani, continua lo sciopero della fame di decine di giovani che chiedono la liberazione dei prigionieri politici. Non c'è stata ieri notte a Lt=psia la temuta Tienanmen, quando la città è stata invasa dalli» folla. Il merito è non solo dei dimostranti, ma anche della polizia che saggiamente non è intervenuta e anzi ha fraternizzato con i dimostranti. A Lipsia ieri notte si è assistito a uno spettacolo inimmaginabile appena poche settimane fa: i temuti «Vopo» in assetto di guerra e dotati di maschere antigas, anziché far uso dei manganelli si sono serenamente intrattenuti a dialogare con i dimostranti che gridavano: «Noi siamo il popolo». In diversi cori è stato scandito anche, insieme al solito «Gorby, Gorby», un nome nuovo «Modrow, Modrow». Si tratta del capo del partito comunista locale, il sessantenne Hans Modrow, considerato l'uomo della speranza e del rinnovamento, chiamato il «Gorbaciov tedesco». Dal punto di vista politico però è forse più significativa la frattura all'interno del partito. A firmare la dichiarazione dei riformisti sono stati, insieme con alcuni eminenti intellettuali (tra cui il direttore del teatro Gewandthaus di Lipsia, Kurt Masur) anche tre noti dirigenti di partito: Kurt Meier, Jochen Pommert e Roland Woezel. La dichiarazione è poi stata letta per tutta la giornata da altoparlanti installati su automezzi del Comune. Il manifesto comincia con le parole: «Siamo profondamente preoccupati e cerchiamo una soluzione» e termina con l'impegno: «Promettiamo a tutti i cittadini di impiegare tutte le nostre forze e tutta la nostra autorità per giungere a un dialogo aperto con il nostro governo». A Dresda, su iniziativa del sindaco Bergdorfer, il dialogo tra cittadini e partito comincerà già lunedì prossimo : all'ordine del giorno «libere vere elezioni» e «libertà di viaggi all'estero». Il sindaco ha informato che ha ottenuto già ieri sera la liberazione di tutti gli arrestati dei giorni scorsi (un migliaio) che non hanno commesso atti di violenza. L'appello al dialogo partito da Dresda e da Lipsia (città di lavoro e di cultura che stanno alla burocratica Berlino un po' come Milano e Torino stanno a Roma) è stato recepito con rapidità nella capitale. Già ieri mattina la Chiesa evangelica berlinese ha preso contatto con non precisate «autorità centrali dello Stato». Erik Honecker si è intanto chiuso ancor più nel bunker dell'immobilismo: lunedì, dopo aver respinto i suggerimenti di Gorbaciov, ha ricevuto il vicepremier cinese Yao Yilin, enfatizzando la «lezione appresa dai disordini controrivoluzionari di Pechino e dalla campagna di odio in corso attualmente contro la Ddr». Ma nel suo entourage, pare addirittura all'interno dello stesso Comitato centrale, qualcuno ha cominciato a dialogare con chi chiede riforme. «Siamo ottimisti — hanno detto ieri sera diversi rappresentanti della Chiesa e dei movimenti riformisti —, il dialogo è cominciato, anche all'interno del partito c'è chi non la pensa come Honecker e i suoi». Ma a Berlino Est non si trova alcun interlocutore disposto a parlare di Lipsia, di Dresda e di Berlino. Tito Sansa