«NON FUGGITE DALL'EST»

«NON FUGGITE DALL'EST» «NON FUGGITE DALL'EST» NeW«Ostaggio» il tedesco occidentale Becker aveva anticipato Vesodo Povera Germania! Questa fuga è l'inizio della sua scomparsa- « » (DAMASCO N chiave rocambolesca e meno tragica, il doloroso esodo da Est a Ovest, l'irruente travaso di uomini dalla Germania orientale verso Bonn, era stato previsto da uno scrittore tedesco trentunenne e che non esita a definirsi «politico». Nel romanzo L'ostaggio, che Serra e Riva pubblica'in questi giorni (traduzione di Giovanna Cermelli, pp. 132, lire 20.000). Ora che la notte ha visto correre tra le due Germanie treni carichi di profughi felici, oggi che la Rdt compie in tristezza quarant'anni e sigilla le frontiere, Thorsten Becker, questo il nome dello scrittore, vorrebbe non aver mai pubblicato L'ostaggio. Si sente in colpa. «L'ostaggio)), dice, «è stato uno di quegli eventi che hanno preparato il presente». E si felicita di non essere più in Europa, ma per sei mesi ingaggiato dai Goethe Institut dei mondo arabo. Pagato per descrivere la condizione del letterato nella Germania di oggi. «Non potrei più vivere o scrivere a Berlino». E pensando ai volti raggianti delle famiglie esauste, approdate alla prima zuppa di wurstel e piselli offerta dal «mondo libero», scuote la testa, e dice: «Povera Germania Est! Questa fuga è l'inizio della sua scomparsa». Il romanzo «rinnegato» è un balletto che ha per protagoniste le coscienze dalle due parti del Muro. Anzi una ballata, in omaggio, ironico, a quella omonima di Schiller. Un eroe pavido e irresponsabile, uno scrittorucolo burlone innamorato del teatro (come lo è stato Becker a vent'anni) lascia la sua Berlino Ovest per Berlino Est. Sentendosi in colpa per un piccolo torto commesso ai danni di un suo amico regista e scenografo est-berlinese, accetta uno scambio clamoroso. Si offre come garanzia nelle mani della polizia politica del Paese socialista perché l'amico possa prender parte a un lavoro teatrale che si svolge a Vienna. Rimarrà prigioniero consenziente sotto controllo degli agenti della onnipresente Stasi. Se l'amico non tornerà, lui diventerà cittadino della Rdt al suo posto. Becker è un narratore implacabile: verso lo squallore conosciuto della quotidianità dell'Est, verso la possibilità di una fuga qualsiasi; nei confronti di chi ha scelto di restare e combattere, da intellettuale, contro il dinosauro immobile dello Stato, impersonificato dagli agenti dell'«inquisizione marxista-leninista». Seppellendo con humour l'alternativa occidentale. Ha conquistato i lettori tedeschi Questa storia esemplare sulle due Germanie, il tocco leggero e scanzonato con cui Becker parla della tragica limitazione riguardante i viaggi oltre la cortina di ferro, hanno conquistato il pubblico tedesco. Ad accelerare il successo è stato un articolo entusiasta pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung a firma di quello che è stato a lungo considerato il «pontefice della critica tedesca», Marcel Reich Ranicki, che nel 1985 dedicò all'Ostaggio una pagina intera e commossa. Becker ricorda, senza enfasi, la sua scalata allo status di scrittore. L'esordio non fu facile. «Avevo fatto il liceo a Colonia, poi, deciso a diventare attore di teatro, mi trasferii a Vienna per seguire un corso di recitazione. Ma non era il mio destino. Intanto avevo cominciato a scrivere qualche piccolo testo, grazie a una "borsa di studio" offertami dalla città di Berlino. Finiti i soldi, senza nulla di pubblicato, andai in banca e chiesi degli eurocheques (ma il mio conto non era coperto) e fuggii alle isole Canarie. Di nuovo senza soldi, ma con la facilità di scrivere, stavo per soccombere. Ecco arrivarmi una lettera: un editore sviz- zero era interessato a quello che avevo mostrato loro dell'Ostaggio. Mi mandarono dei soldi, potei finire il romanzo, e tornarmene in Germania per saldare il conto con la banca». Becker si trova nell'oasi di cultura tedesca di Damasco, cerca di pensare a un racconto di viaggi su questa esperienza araba, proietta la sua fantasia sul deserto, ma le notizie che arrivano dalla «sua» vecchia frontiera lo sconvolgono. «Questo esodo mi rendo infelice. E vedo più di un rischio: per cominciare, la Rdt si dissolverà. Scomparirà un punto di riferi¬ mento per artisti e intellettuali. I profughi che riempiono la Germania Ovest inclineranno ancora di più questo Paese verso la destra, la conservazione. La Rdt compie oggi 40 anni «L'equilibrio delle forze in Europa ne sarà travolto. Tutti dicono: come siamo felici che questa gente sia riuscita ad andarsene. E questa è una colpa dei giornali: sono più potenti del governo di Berlino Est. Lo hanno annientato. Ecco, questa è un'ulteriore dimostrazione che i giornali possono abolire i governi. «Era prevedibile, ma non con questa drammaticità. Lei mi parla del muro che scomparirà. Non è sicuro che sia una buona notizia! Come dire? Amo così tanto la Germania che seno contento che ce ne siano due. Via il muro, finisce anche il muro della fantasia e della diversità. La qualità della vita in Germania Est non è alta? Ottimo, così ora impareranno cosa vuol dire ammettere che far soldi è la cosa più importante della vita. Pronti per il consu¬ mismo». Oggi la Rdt compie, in un gelo disperato, quarant'anni. Per Becker è suonata l'ora in cui questo Paese deve cambiare popolo. Accoglierne uno nuovo. «Non importa chi, vietnamiti, coreani... I tedeschi orientali, che erano i soli tedeschi incontaminati e veri, non esistono più». Becker non si sente stalinista, ammette solo di diventarlo quando la situazione è insostenibile, per essere diverso, quando lo convocano alla televisione per parlare ai giornalisti di cosa pensa dei due Paesi, lui che ne ha già scritto nell'Ostaggio. Provocatoria è tutta la sua produzione, a partire dal secondo romanzo, Die Nase (il naso), tutto ambientato in Rdt. O col recentissimo Schmutz (la sporcizia), in cui torna il tema delle nazionalità. Ammette che questi due romanzi non hanno ripetuto il successo di quello d'esordio. Anzi, sono andati malissimo, con la critica che, dopo averlo esaltato, ora sembra dire: «Ragazzo, ci hai fregato, noi avevamo creduto in te...». Qualche frase antiamericana E' contento che L'ostaggio sia uscito anche in Francia e ora in Italia. Rimpiange di aver inserito qualche frase antiamericana nel libro così da non vederlo tradotto in inglese. «Peccato per i soldi». Becker, e chi resta a Berlino Est, come gli scrittori che, a partire da Christa Wolf, hanno aderito al gruppo «Nuovo Forum», che speranze ha? «Mi sembra tardi. Artisti e scrittori hanno sempre campato meglio a Est che a Ovest. In proporzione guadagnano di più e il fatto di non poter criticare apertamente il governo sviluppa una lingua, uno stile particolare e che ora si perderà». I supermercati squallidamente vuoti, i locali pubblici esclusivi come il Wiener Café o il Mòwe, dove si stringono uno all'altro i dissidenti intellettuali e bevitori, i taxi clandestini presi al volo sullo Unter den Linden e la paura, che coglie immancabilmente chi si avvicina ai posti di controllo verso la cortina, tutta questa patria che nessuno vuole più, forse si dissolverà. Con il sollievo di migliaia di cittadini e l'insolita nostalgia di Thorsten Becker, che ha già provveduto ad elevare, con L'ostaggio, un'allegra e irriverente commemorazione funebre. Michele Neri lspdtrcnspssara