Londra, la carriera di Hogarth

Londra, la carriera di Hogarth Nei luoghi cari all'artista, mentre a Venezia trionfa la sua mostra Londra, la carriera di Hogarth Tvd UTl blCCh Ì6T6} IATI dSSdSSITlO 6 VITI ÒOld LONDRA DAL NÒSTRO INVIATO La statuetta raffigurava un atleta seminudo con la testa di cervo. Un soprammobile di moda a Londra intorno al 1720. Hogarth lo vide da un rigattiere nei pressi di quella che oggi è Trafalgar Square e ne fu ammaliato. L'acquistò c poco più tardi lo pose in mano a un paggetto negro nella quarta scena della sua paintedstory nota come Mariage à la mode. Gli portò fortuna. Jonathan Swift, Samuel Johnson, Henry Fielding, David Garrick, erano soggiogati dalle raffigurazioni satiriche uscite dalla mente di Hogarth e se ne mostravano entusiasti; l'artista sogghignava per le loro lodi che accrescevano il numero dei clienti nel suo studio di Leicester Field. Anche le donne andavano matte per lui. S'erano rattristate apprendendo del suo matrimonio con Jane, la figlia di Sir John Thornhill, dalle lezioni del quale Hogarth faceva il possibile per defilarsi. Thornhill si era opposto con forza all'unione della figlia con un suo allievo, un giovane senza quattrini e senza avvenire. Hogarth castigava i costumi con le sue strips, le successioni di scene, come Le Mariage, che mandavano in visibilio la Londra bene. Piuttosto pingue, con i tratti rozzi, rubizzo per la buona tavola e per le copiose bevute, gli occhi di un azzurro fondo, se ne andava in giro seguito da Trump, il suo cane altrettanto ghiotto e ben pasciuto. Era, quella di Hogarth, una Londra colma di artisti e fervida di ispirazioni, il lungo Tamigi nell'atmosfera magica che aveva suggerito a Haendel i giochi affascinanti della Water Music. Nel verde di Richmond, l'occhio spaziava dagli alberi al cielo che Hogarth non coglieva. Rari nei suoi dipinti gli squarci d'azzurro, catturato com'era dal materiale umano che reperiva negli interni. Quel cielo a carta assorbente, mutevole, simile nelle giornate di vento al cielo della Laguna veneta in cui Hogarth si sta ora specchiando con il successo della rassegna che gli è dedicata. Passando oltre l'albergo legaI to ai soggiorni di Josuah Rey| nolds, Hogarth gettava un'occhiata alla casa di John Hunter, fondatore del museo di anatomia comparata; uno dei punti che più l'attraevano era la vecchia casa di Newton. Ogni angolo di Leicester Field aveva qualcosa che Hogarth già sapeva o intuiva. Passava lungo il Tempie, e giungeva a quella che oggi è Fleet Street, per entrare poi ai «Tre Scoiattoli», un hotel confortevole, con un buon ristorante di campagna nel cuore di Londra. Qui Hogarth cercava tipi da schizzare. L'albergo accoglie\ pure Warren Hastings, prin.o governatore delle Indie, il poeta Alexander Pope e il romanziere Samuel Richardson. Là dentro si discutevano le decisioni politiche di Pitt e dei suoi ministri. Fielding, il creatore di Tom Jones, raccontava cose che aveva in animo di scrivere e parlava di suo fratello John, il cieco che distingueva dal passo e dall'odore i peggiori delinquenti di Londra. I fratelli Fielding erano gli ideatori dei Corridori di Bow Street, incaricati di dare la caccia ai malviventi, un efficiente nucleo di ciò che sarebbe stata, in origine, la futura Scotland Yard. Poco oltre i «Tre Scoiattoli», altro luogo amato da Hogarth era «Old Cheshire Cheese», dove pranzavano il dottor Johnson e Olivier Goldsmith. In Wine Court, al numero 142 di Fleet Street, la taverna, rimodernata nel 1667, ostenta oggi una lanterna per ricordare a chi passa la propria gloriosa esistenza. Il roastbeef era il piatto prediletto di Hogarth che l'innaffiava con enormi boccali di birra. Poi, leggermente alticcio, se ne andava con Trump a borbottare nei vicoli di Drury Lane e presso le vecchie carceri, nelle osterie di Bedlam, nei bassifondi di Whitechapel che avrebbero poi visto, moltissimo tempo dopo, gli orrori di Jack lo Sventratore. Nei pubs Hogarth appagava la sete di trovar spunti e la smania d'incanaglirsi. Il meglio, dal suo punto di vista, lo trovava oltre il Tamigi, in quell'area dove sprofondavano lo prigioni di Clinck, oltre i muri neri dei docks, che agghiacciano ancor oggi i visitatori. Un mattino Hogarth apprese che il giorno successivo sarebbe stata impiccata, a Mitre Court, Sarah Malcom e fu colto da' desiderio di immortalare nei colori la donna accusata d'un triplice omicidio. Sarah, chiusa in una totale impenetrabilità, aspettava il boia. Hogarth riuscì a giungere fino a lei, in cella, ne tracciò il profilo su qualche foglio; i due non pronunciarono parola. Hogarth uscì quando il carceriere gli fece intendere che il tempo a sua disposizione era scaduto. Nel 1746 toccò a Simon Frazer, dodicesimo Lord Lovat, che sarebbe stato giustiziato alla Tower Hill. L'avventuriero aveva giocato un ruolo torbido fra Giorgio III e i Giacobiti. Leale alla Corona fino al 1715, dal 1745 era divenuto uno dei capi dell'insurrezione. Massiccio e alquanto volgare, era un soggetto ideale per Hogarth che ebbe modo di ritrarlo, interrompendo il barbiere che lo stava rasando. Il pittore raccontò poi di quell'incontro al termine del quale Lovat l'aveva abbracciato lasciandogli un po' di sapone in faccia. Sarah Malcom, Lord Lovat, clienti del boia che facevano scattare nel cervello dell'artista la molla dell'ispirazione. Nel maggio del 1763 fu il turno di John Wilkes, accusato di diffamazione. Membro della Camera dei Comuni, era andato alquanto oltre con i suoi attacchi criticando perfino il discorso della Corona. I suoi articoli sul North Britain infiammavano l'opinione pubblica, indignavano Pitt, feri¬ vano re Giorgio. Wilkes fu arrestato, e subito Hogarth ne tracciò un ritratto quasi osceno che ne metteva a nudo ogni più riposto basso sentimento. Quando Wilkes, grazie all'immunità parlamentare, tornò in libertà, ebbe come solo scopo di distruggere Hogarth, e la polemica fra i due ebbe risvolti tali da far saltare i boccali ai «Tre Scoiattoli». Un mattino fitto di nebbia, tanto da non far scorgere i contorni delle case di Chiswick, Hogarth si mise allo scrittoio e cominciò una lettera per Beniamino Franklyn, che non terminò mai. Colto da dolori, si mise sul letto. La sera stava peggio. Suonò il campanello d'argento sino a spezzarne il battacchio e accorse sua nipote, Mary Lewis. Hogarth le spirò fra le braccia, colpito da aneurisma. Era il 26 ottobre 1764. Aveva sessantotto anni e pesava tanto che non fu facile riuscire a vestirlo con l'abito di velluto per sistemarlo in modo acconcio. Dai «Tre Scoiattoli» gli amici vennero a vederne le spoglie. Mancava Fielding, morto durante un viaggio a Lisbona nel 1754. Nei dieci anni trascorsi dalla sua dipartita, Hogarth si era sentito sempre più solo, triste perché i colori del mondo si andavano facendo sempre più sbiaditi. Renzo Rossetti Due*w»iiamh°^-<**c°'caneTrump-asm*™>«*«*>■aiiav°r°aisu°cavaiiett° «Lord Lovat» di Hogarth (part.), National Portrait Gallery, Londra