«Cardetti non è Kennedy, noi non siamo killer»

«Cardetti non è Kennedy, noi non siamo killer» Lite in casa psi: la risposta dei segretari provinciale e regionale, vicini a La Ganga, al leader della sinistra socialista «Cardetti non è Kennedy, noi non siamo killer» La maggioranza del garofano: non c'è volontà di emarginare nessuno L'allarme dato da Cardetti al convegno della sinitra socialista contro gli «attacchi» delle componenti craxiane piemontesi («Vogliono ucciderci», ha detto sabato l'ex sindaco usando una metafora per richiamare l'attenzione sull'attuale difficile esistenza della corrente nel psi) sta destando vivaci reazioni negli ambienti socialisti vicini all'onorevole La Ganga, principale imputato del «tentato omicidio». Lo stesso Cardetti peraltro vuol chiarire che l'accusa «ha lo spirito di voler aprire un confronto politico sulle scelte per Torino e per il partito. Non vogliamo la rissa, che invece da altre parti ci pare cercata. Le nostre posizioni, anche in Comune, servono al partito». Ma anche con queste precisa- zioni, la preoccupazione dei responsabili del psi per l'immagine complessiva del garofano di fronte all'opinione pubblica non diminuisce. Il segretario provinciale, Daniele Cantore, interviene con energia: «Che a Torino ci sia la magia nera lo sapevamo, ma in questa settimana abbiamo scoperto anche provocatori di assemblee (ndr. Dondona) e killer del garofano. Questi secondi saremmo noi: i riformisti del psi che avendo già una maggioranza del 75 per cento vorrebbero uccidere l'on. Cardetti e, secondo lui, la sinistra che gli fa riferimento». Cantore dice che i riformisti hanno sempre garantito a tutte le componenti del partito la partecipazione alle decisioni e al governo della città. «Non abbiamo mai minacciato e intimidito alcuno, ma solo accolto chi voleva percorrere con noi la strada della costruzione e dell'affermazione del psi». Cantore è convinto che la maggioranza del psi abbia rispettato le scelte | della sinistra anche se «non è ì certo positivo e costruttivo che j una componente socialista si tiri fuori non partecipando attivamente in giunta e in Consiglio a una maggioranza guidata da un sindaco psi. L'unità del partito non si costruisce con il vittimismo e suscitando tensioni non corrispondenti alla reale vita del psi». Anche Giuseppe Garesio, se- gretario regionale, chiede spiegazioni: «Cardetti deve chiarire la metafora. Giorgio non è un novello Kennedy inseguito da una pattuglia di gangster. Mi pare, al di là degli slogan, che il suo obiettivo sia quello della sopravvivenza politica di una corrente minoritaria priva ormai di identità, piuttosto che aprire un confronto politico». Garesio accusa Cardetti di «predicazione fideistica a favore di governi rosso-verdi. Nessuno ha la bacchetta magica per realizzare ciò che lo stesso Cardetti e le giunte che si sono succedute non hanno saputo fare». Poi, il segretario regionale rilancia: «Non dimentichiamo che Riccardo Lombardi era contrario al centro-sinistra senza per questo sparare sul partito e i suoi ministri». Beppe Garesio Daniele Cantore | ì j Giuseppe La Ganga

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