Con Kit Carson alla scoperta del West di Alberto Gedda

Con Kit Carson alla scoperta del West Una rassegna dedicata a Rino Albertarelli (Albert), il grande autore scomparso 15 anni fa Con Kit Carson alla scoperta del West In mostra a Salsomaggiore 40 anni delfumetto italiano SALSOMAGGIORE. A quindici anni dalla scomparsa, una mostra ripropone l'opera di Rino Albertarelli (Albert), illustratore e fumettista di grande vigore e inventiva: a simboleggiare i suoi quarant'anni di vignette sono un centinaio di tavole, pressoché tutte inedite, a tempera e in bianco e nero, che esprimono l'energia di questo maestro del fumetto italiano. Maestro di un'arte ritenuta, a torto, di second'ordine, roba da ragazzetti o da adolescenti non cresciuti se non da collezionisti feticisti: al contrario il peso del fumetto è tutt'altro che secondario nella nostra cultura, nel nostro costume, e da qualche tempo è in atto una giusta rivalutazione (guidata dai successi di Pratt e Crepax) del fumetto popolare, quello che l'editore Sergio Bonelli definisce «il cinema dei poveri» non perché di serie B ma perché costa meno e manca del sonoro. Una mancanza che, a ben vedere, è però un vantaggio per l'acceleratore della fantasia. E di «imput» al favoleggiamento ne vengono davvero molti visitando la mostra «Il West di Rino Albertarelli» allestita dal Comune e dall'Apt di Salsomaggiore (in collaborazione con la «Sergio Bonelli Editore» che ha stampato un ricco e inlormatissimo catalogo) nel Palazzo dei Congressi dove rimarrà aperta sino a sabato. All'inaugurazione, venerdì, erano presenti tutti i personaggi del fumetto italiano per rendere omaggio a uno dei maestri riconosciuti: sabato si è poi svolta una tavola rotonda coi critici Antonio Faeti e Rinaldo Traini, giornalisti, disegnatori, amministratori, editori. Artigiano praticamente sin dall'infanzia (imbianchino, ceramista, scenografo...), Albertarelli si trasferì da Cesena a Milano nel 1928, a vent'anni, dopo aver calcato anche le scene come attore: esperienza ripresa nel dopoguerra con Peppino De Filippo con la commedia, scritta dai due, «Il simulatore». Dopo il consueto rodaggio in case editrici minori, Albertarelli diventa, dal 1933 al '35, direttore del «Cartoccino dei Piccoli», tentativo di Vallardi di far concorrenza al «Comere dei Piccoli». Nel 1937 la Mondadori stampa il personaggio certamente più noto fra i characters inventati da «Albert»: lo scout Kit Carson che, realmente esistito, rientra nella mitologia del West con ruoli diversi a seconda degli autori di fumetti. Seguono «Gino e Gianni», «Bagonghi il pagliaccio» per arrivare alla saga salgariana «Il Corsaro Nero». Ma Albertarelli non si «limita» al fumetto: il segno grafico è il suo mezzo espressivo congeniale per più discorsi e così i vengono le collaborazioni ai sa¬ tirici «Il Bertoldo», «Marc'Aurelio», «Settebello», «Il galantuomo», «Fra Diavolo», quindi entra nella redazione della rivista «Le grandi firme». E' del 1941 l'incontro professionale con un altro grande del fumetto italiano, Giovanni Luigi Bonelli, che gli stampa nell'«Audace» l'albo «Capitan Fortuna»: inizia così una lunga collaborazione che, dopo pubblicazioni come «Orlando l'invincibile», arriva agli albi monografici «I protagonisti» dedicati a personaggi storici del West (da Toro Seduto al generale Custer, James Butler Hickok, Jedediah Smith e naturalmente Kit Carson) pubblicati nei primi Anni 70. Dieci capitoli d'una serie rimasta incompiuta per la scomparsa di Albertarelli alla cui scuola si sono formati molti disegnatori e narratori delle «nuvole parlanti». Alberto Gedda

Luoghi citati: Cesena, Milano