Profughi libanesi è emergenza di Marco Marelli

Profughi libanesi: è emergenza Respinti al confine dalla Svizzera a Como ormai sono più di cinquecento Profughi libanesi: è emergenza Occorrono alloggi e strutture sanitarie COMO. Il governo italiano, per cercare di risolvere i gravissimi problemi sorti soprattutto nel Comasco per 1'«invasione silenziosa» dei profughi libanesi il cui numero continua a crescere, sembra intenzionato a coinvolgere i governi europei della Cee e quello elvetico. Lo ha fatto sapere il ministro degli Interni, Antonio Gava, ai parlamentari comaschi che hanno nuovamente sollecitato un intervento da parte del nostro governo perché si riesca a dare un minimo di garanzia e certezza agli oltre 500 profughi libanesi, da quasi un mese ospitati nel Comasco. Un numero che sembra destinato a crescere considerato che, secondo quanto è rimbalzato a Como, le nostre autorità diplomatiche a Beirut avrebbero concesso 8 mila permessi di soggiorno. E' cert,o che 500 profughi libanesi, oltre a quelli ormai presenti da quasi un mese, sono arrivati negli ultimi giorni. Sarebbero per lo più a Milano, intenzionati a raggiungere la Svizzera. Ancora però non san¬ no che alla frontiera saranno respinti, così com'è già accaduto a metà settembre per tutti gli altri profughi libanesi ospitati nel Comasco, in campeggi, scuole, parrocchie e via di seguito. Da qui, perciò, la necessità di trovare una soluzione che non può essere solo del nostro governo, ma deve coinvolgere tutti i governi europei, elvetico compreso. A questo punto, infatti, non è più solo una questione di solidarietà, ma necessitano soluzioni anche a livello istituzionale. Solo che i tempi per un'azione concertata a livello di governi inevitabilmente non possono essere brevi, per cui rimane in tutta la sua drammaticità l'emergenza da affrontare. Un'emergenza che pone quotidianamente istituzioni locali e associazioni umanitarie comasche di fronte ad una realtà sempre più pesante. Carenza di alloggi adeguati, assistenza sanitaria sempre più pressante, considerato anche il clima, inserimento sociale dei profughi libanesi la cui perma¬ nenza nel Comasco certamente durerà ancora qualche mese. Si pensi che, per il solo vitto, occorrono tutti i giorni 4 milioni e mezzo di lire. Insomma, più che mai si rendono necessarie decisioni immediate da parte del governo centrale per indicare agli enti locali comaschi come affrontare l'emergenza. In settimana, almeno così si spera, dovrebbero essere prese decisioni in grado di dare qualche certezza. E' atteso il piano regionale che dovrebbe avere una durata sino al 31 dicembre di quest'anno, nella speranza che in quasi tre mesi si riesca a riconoscere ai profughi libanesi uno stato di rifugiati politici che consentirebbe loro di poter, ad esempio, lavorare. La maggior parte di loro infatti sono laureati e tecnici. «Per poter pagare il viaggio della speranza — dice infatti Nabil che a Beirut era titolare di un uffico cambi, scappato dal Libano con moglie e tre figli — abbiamo venduto tutto, ma non la casa. Questo perché il nostro desiderio è quello di tornare a Beirut, non appena ci sarà la pace». I profughi ci sperano ma sono giustamente guardinghi: «Sono anni che si parla di accordi — dicono —. Ma la tregua è stata di breve durata». Il piano regionale dovrebbe garantire assistenza sanitaria ai profughi libanesi e finanziaria alle istituzioni e alle associazioni umanitarie che sin qui si sono fatti carico di dare il minimo indispensabile a coloro che sono scappati dall'«inferno» di Beirut. In questi giorni, poi, si dovrebbe riuscire a trovare un accordo con la «Cogefar», l'impresa che ha realizzato la galleria ferroviaria «Monteolinrpino 2», che collega Casnate con Bernate, dispone di un attrezzatissimo villaggio che, per oltre sei anni, ha ospitato quasi 300 operai; potrebbe diventare il «villaggio dei libanesi». Si pensa anche di utilizzare a Valsolda, nel Comasco, un ex ospedale attualmente dismesso. Marco Marelli

Persone citate: Antonio Gava