Non siamo più gli asini Cee
Non siamo più gli asini Cee Parla Romita, ministro del coordinamento della politica comunitaria Non siamo più gli asini Cee Pronta la nuova legge per l'Europa ROMA. Anche i peggiori della classe ogni tanto hanno sussulti di riscatto e progetti grandiosi. E' il caso del nostro governo in materia europea, se dopo essersi ritrovato all'ultimo posto assoluto in ogni classifica degli inadempimenti di obblighi comunitari, ora ha deciso di bruciare i tempi e recuperare l'impossibile. Con due disegni di legge delega varati venerdì scorso (più altri tre che già aspettano in Parlamento), si spera di dare attuazione a ben novanta direttive Cee in un sol colpo, senza però nemmeno riuscire a dimezzare l'arretrato, che viaggia ormai oltre quota duecento. Insomma, siamo gli ultimi della classe, anche se abbiamo fatto un referendum che più ambizioso non si poteva. L'anno prossimo ci spetterà la presidenza della Cee, e non sarà una bella figura presentarci con tale pagella. Il governo, però, tenta lo scatto di reni; e, sempre nell'ultimo Consiglio dei ministri, ha messo mano anche alla prima «legge comunitaria». Medita una riscossa alla grande, se ora Luigi Romita, ministro per il Coordinamento delle politiche comunitarie, ci annuncia che il governo chiederà a Camera e Senato di istituire una nuova commissione permanente, appunto per gli affari europei, ed una sessione specifica di lavori per la leg- ge comunitaria. Ministro Romita, com'è che risultiamo i peggiori della classe, tra i 12 della Cee? Certamente siamo tra i più arretrati, vuoi nel cancellare dal nostro ordinamento norme in contrasto con i principi fondamentali della Comunità, vuoi nel recepire intere direttive, cioè le leggi nuove che l'Europa sta predisponendo. Di chi è la colpa? Il ritardo è imputabile da un lato ad una certa carenza di inte¬ resse e impegno concreto per l'Europa, che caratterizza la nostra vita politica al di là delle manifestazioni verbali. Poi c'è l'obiettiva lontananza di molte direttive europee dalle nostre leggi e tradizioni. Ciò deriva dal fatto che non sempre siamo stati adeguatamente presenti nei momenti in cui quelle direttive venivano formulate. Infine un terzo aspetto: le ormai croniche nostre lentezze parlamentari. Sì, ma nel complesso qui è sottintesa una forte critica ai governi precedenti e ai ministri che l'hanno preceduta. Niente affatto. Semmai è una critica ad un complessivo disinteresse concreto che l'Italia dimostra per l'adeguamento alla situazione europea. Anzi, devo dire che i governi precedenti, per opera del ministro Fabbri prima e del ministro La Pergola poi, hanno messo in funzione dei meccanismi nuovi che ora potranno consentirci di recuperare molto del tempo perduto. Ma un aspetto che è difficile sa¬ nare con iniziative di governo rapide, è la cronica lentezza del nostro Parlamento; e il fatto che nel nostro ordinamento troppe materie sono soggette a riserva di legge, impone che buona parte dell'ordinamento europeo deve essere accolto nel nostro passando per il Parlamento. Ce la farete a recuperare il tempo perduto? E quando? Con i due disegni di legge delega varati venerdì, con gli altri tre, anch'essi di delega al governo, giacenti in Parlamento, e con la legge comunitaria, pensiamo di rimetterci in pari con l'Europa entro la metà dell'anno prossimo. State progettando altro? Quale sarà la prossima mossa del governo? «Chiederemo ai due rami del Parlamento di istituire un'ulteriore commissione permanente che si occupi in maniera specifica degli affari europei. Dovrà avere una funzione analoga a quella che ha oggi la commissione Bilancio per quel che riguarda la legge finanziaria. Occorre una sessione comunitaria dei lavori parlamentari; e l'appuntamento del 10 marzo per la legge comunitaria deve diventare importante come la sessione di bilancio. Anzi, col passare del tempo lo diventerà ancor più». Gianni Pennacchi
Persone citate: Fabbri, Gianni Pennacchi, La Pergola, Luigi Romita, Parla Romita
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